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Wonder: White Bird, ci vuole coraggio a essere gentili – La Recensione

Ricorderete Wonder, il film di Stepehen Cohbsky che raccontava di Auggie, un bambino nato con una malformazione che affronta per la prima volta il mondo della scuola. Auggie scopriva il potere della gentilezza, della bontà d’animo e dopo le prime difficoltà era riuscito a trovare un proprio gruppo di amici. Tra questi amici, non c’era Julian: il bulletto della scuola, che alla fine del film veniva espulso dalla scuola. Ora, il regista Marc Forster ha deciso di raccontare la sua storia in Wonder: White Bird, film adesso al cinema per Notorious Pictures con Hellen Mirren e Gillian Anderson tra i grandi nomi del cast. A interpretare Julian è ancora lo stesso bambino, ora ragazzino, Bryce Gheisar che ritorna nel mondo di Wonder per dare un’opportunità in più al suo personaggio e questa volta per imparare una volta per tutte una lezione preziosa sul coraggio di essere gentili.

La storia di Julian e Sarah: un’altra storia di Wonder

Del vecchio Wonder è rimasto solo Julian e quella costante volontà di mostrare gentilezza e meraviglia ovunque, perché Wonder: White Bird è una storia nuova, che Julian ascolta da sua nonna Sarah. La storia di Wonder: White Bird si svolge nel passato: siamo in Francia, in piena occupazione nazista quando Sarah Blum, che diventerà la nonna di Julian, è una giovane ragazza ebrea. Sarah è viziata, ma gentile, si adegua agli scherzi dei suoi compagni e ha una passione incredibile per il disegno. Non capisce perché essere ebrea ora sia diventato un insulto. A scuola avviene una retata, cercano tutti gli studenti ebrei ma lei viene salvata da Trottò, un ragazzino zoppo per via della poliomielite che viene sempre schernito da tutti. Sarah così viene protetta nel fienile di famiglia del suo altruista salvatore e riesce a proteggersi dalle incombere delle forze armate naziste che la rincorrono.

Il trailer di Wonder: White Bird

Così Wonder: White Bird diventa un film che tratta del difficile, complesso, tema del nazismo e del genocidio ma in maniera semplice e genuina, mostrandosi come una fiaba dura che porta al tracollo delle lacrime trovando citazioni in Charlie Chaplin e i moderni Steven Spielberg e Giuseppe Tornatore, che fanno sognare spettatori e protagonisti del film accendendo luci di speranza e gentilezza, anche in un fienile spento. Ma se fuori dal fienile c’è il sole che illumina il mondo, la vera luce è all’interno del buio rifugio di Sarah e del suo nuovo amico – che scopriremo chiamarsi Julien – dove non servono che fioche candele per accendere cuori altruisti e generosi. Coraggiosi di gentilezza.

Andare contro corrente, rischiare il tutto per tutto per essere gentili. Salvare chi forse non ti avrebbe mai salvato. Ci vuole coraggio per fare tutto questo, serve essere coraggiosi per essere davvero gentili: è questo il messaggio didascalico che percuote il lungometraggio.

Wonder: White Bird

Essere didascalico non è un problema

Il film di Marc Forster è un film semplice, diretto a un pubblico di giovanissimi, che non vuole perdersi in parabole narrative complesse e tragiche, ma che si appoggia con grazia su panorami complessi, incomprensibili e violenti, senza mai risultare pesante più del necessario. In maniera essenziale, con un tocco di leggendario realismo magico che permette di viaggiare anche restando immobili, il film Wonder: White Bird racconta una storia triste e delicata, non destinata dal principio al lieto fine ma che conserva un briciolo di speranza fino all’ultimo istante. Wonder: White Bird è il film da far vedere nelle scuole per spiegare quella pagina di storia tanto oscura: è la dimostrazione che si può raccontare la tragedia anche dall’esterno dei campi, senza mostrare mai – o quasi – scene di violenza. La guerra si vede, ma sono gli occhi di un bambino confuso a mostrala.

Il film segue una linea narrativa semplice, accogliente per lo spettatore che, improvvisamente, non riesce a trattenere le lacrime difronte a tanta gentilezza genuina, spontanea. I sorrisi si alternano alle lacrime, mentre si fa largo la triste consapevolezza di sapere fin dall’inizio come si concluderà la storia di Julien e Sarah, ma non per questo si arresta il coinvolgimento emotivo che realizza Wonder: White Bird: una speranza nel buio della violenza inspiegabile.

Wonder: White Bird

Il panteismo di Wonder: White Bird

La menzione d’onore per Wonder: White Bird va fatta per il suo panteismo cosmico: gli elementi della natura, gli animali e ovviamente l’uccellino bianco già presente nel titolo, giocano una parte fondamentale nella costruzione del film. Sarah è costretta a restare dentro il fienile, per lei è vietato uscire o rischierebbe che qualcuno la veda. Tutto il suo mondo diventa fatto di assi di legno fragili e balle di fieno che la tengono al caldo: le mancano le sue campanelle lilla che le rinfrescano i piedi a primavera. Dentro il fienile c’è solo lei, sola con i suoi disegni e la compagnia di Julien che non manca mai di farla sentire al sicuro. Fuori c’è un uccellino bianco che le dà la speranza che presto tutto finirà e potrà riabbracciare i suoi genitori, che chissà dove sono oramai. Ma quella natura che lei tanto ama e agogna di sentire di nuovo sotto i piedi, la terrorizza al contempo: i lupi nel bosco, l’ignoto del buio e l’imminente fuga tra gli alberi. Eppure, sono proprio le sue paure che le rivelano che solo i cuori gentili possono salvarsi: solo chi ha il coraggio di amare e dimostrarsi gentile si salva dalle braci.

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