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L’intenso rapporto con gli Oscar de Il Signore degli Anelli

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Pochi film sono riusciti a scrivere la storia del cinema, e degli Oscar, come Il Signore degli Anelli. La trilogia di Peter Jackson, che adatta la mitica saga partorita dalla prestigiosa penna di J.R.R Tolkien (che presto rivivrà con una nuova stagione de Gli Anelli del Potere, visibile su Prime Video), è uno dei più eclatanti esempi in cui il cinema d’autore si coniuga con quello di genere, riuscendo a pervadere ogni area d’interesse. Tutti i capitoli de Il Signore degli Anelli, da La compagnia dell’anello a Le due torri e soprattutto Il ritorno del Re, hanno ottenuto prestigiosi riconoscimenti e al tempo stesso hanno fatto breccia presso il grande pubblico. Anche il cast di Il Signore degli Anelli si è consacrato grazie alla trilogia, entrando così a pieno titolo nell’immaginario collettivo.

Quella della trilogia di Peter Jackson è una storia prestigiosa, ma lo è ancora in più in relazione ai grandi risultati ottenuti agli Oscar. Il cinema di genere, specialmente il fantasy, non è stato mai vicinissimo all’Academy. Il Signore degli Anelli, invece, rappresenta una clamorosa eccezione, perché è stata capace non solo di portare il fantasy in primo piano, ma di dominare letteralmente il panorama. L’intenso rapporto tra questa trilogia e gli Oscar è la riprova della grandezza del lavoro di Jackson ed è probabilmente uno dei contributi più significativi dell’opera all’intera storia del cinema.

Cast di Il Signore degli Anelli La compagnia dell'anello (640x340)
Frodo, il portatore dell’Anello

La genesi de Il Signore degli Anelli

Sembra abbastanza superfluo spendere parole sull’opera immensa di Tolkien, ma per entrare nel discorso è comunque bene farlo. Almeno in minima parte. Lo scrittore britannico ha completato la sua opera nel corso di ben dodici anni, tra il 1937 e il 1949, dandolo alle stampe solo tra il 1954 e il 1955. La pubblicazione de Il Signore degli Anelli si è rivelato un momento fondamentale dell’intera storia della letteratura, perché la saga di Tolkien ha letteralmente riscritto le regole e i dettami del fantasy. La saga rappresenta una cruciale connessione tra l’epica tradizionale e la sua trasposizione moderna, e da qui in poi il genere fantasy ha poi proliferato a non finire, diventando uno dei più gettonati nella narrativa contemporanea.

Come il romanzo di Tolkien ha segnato un momento fondamentale per l’affermazione del fantasy letterario, allo stesso modo la trilogia di Jackson è stata decisiva per trasporre il genere sul grande schermo. L’adattamento del romanzo è stato particolarmente ambizioso e complesso. Da Il Signore degli Anelli – La compagnia dell’anello a Il ritorno del re sono trascorsi otto anni di lavoro e ben 281 milioni di budget. Un progetto impressionante, che però ha visibilmente dato i suoi frutti.

L’adattamento dell’opera di Tolkien è stata, come detto, un enorme successo sia in termini di pubblico che di critica. Soprattutto, però, ha completamente riscritto i canoni di un genere che fino a quel momento era rimasto relegato a un ruolo di nicchia, per cultori e appassionati. Il Signore degli Anelli ha portato il fantasy al centro della scena, conquistando pubblico e appassionati ai lavori, e tracciando una strada ben precisa per il futuro. La testimonianza più grande della portata rivoluzionaria della trilogia sta proprio, probabilmente, nella sua ascesa agli Oscar (potete leggere i nostri pronostici per l’imminente edizione 2024).

La storia de Il Signore degli Anelli agli Oscar

La leggendaria trilogia ha avuto immediatamente un grande impatto sugli Oscar. Il Signore degli Anelli – La compagnia dell’anello è stato decisivo nell’indirizzare sin da subito il sentimento generale a favore della saga. Il primo capitolo della trilogia è datato 2001 e nell’edizione 2002 degli Oscar si è guadagnata ben 13 nomination, una cifra davvero esorbitante e sorprendente. Se molte candidature nelle categorie tecniche erano attese, se non scontate, le sorprese non sono mancate da altre parti. La nomination come miglior film è stata sicuramente la più prestigiosa, ma anche quella alla regia di Peter Jackson e a migliore attore non protagonista a Ian McKellen hanno piacevolmente sorpreso. Quest’ultima, inoltre, resterà un unicum per il cast di Il Signore degli Anelli (a cui avrebbe anche potuto aggiungersi Jake Gyllenhaal, ma il suo provino andò malissimo).

A fronte delle 13 nomination ricevute, La compagnia dell’anello ha si è portato a casa solo 4 statuette. Colonna sonora, Effetti speciali, Fotografia e Trucco sono le categorie premiate. Un anno dopo, Le due torri ha parzialmente ridimensionato la portata della saga. Le nomination sono calate a 6, meno della metà, con soli due successi negli Effetti speciali e nel Montaggio sonoro. Importante, però, la conferma della candidatura nella categoria Miglior film, dove ancora una volta non è arrivata la vittoria. Il Signore degli Anelli – La compagnia dell’anello si è dovuto arrendere a A Beautiful Mind, mentre Le due torri ha ceduto il passo a Chicago.

Il dimezzamento di candidature dal primo al secondo capitolo della trilogia sembrava aver rallentato, almeno nei cuori dell’Academy, la portata della saga. Ma Il Signore degli Anelli doveva ancora giocarsi la cara Il ritorno del Re, il trionfale e maestoso finale che ha definitivamente consacrato l’adattamento cinematografico dell’opera di Tolkien.

Il Signore degli Anelli Il ritorno del Re (640x398)
Viggo Mortensen nei panni di Aragorn

Il record de Il ritorno del Re

Il Signore degli Anelli – Il ritorno del Re ha semplicemente fatto la storia del cinema. Non lo scriviamo noi, ma lo dicono i numeri. 11 vittorie su altrettante nomination. Un 100% che ha reso l’atto conclusivo della trilogia il film più premiato della storia del cinema, assieme e due leggende come Titanic e Ben-Hur. Potete leggere qui, a tal proposito, la lista dei migliori 50 film secondo IMDb. Dopo due tentativi andati a vuoto, quindi, Il ritorno del Re ha finalmente regalato alla trilogia de Il Signore degli Anelli il premio più ambito, quello come Miglior film. Questo, insieme a quello a Peter Jackson come Miglior regista, sono sicuramente i trionfi più prestigiosi, ottenuti a discapito di concorrenti importanti come Clint Eastwood e il suo Mystic River e Sofia Coppola con Lost in Translation.

L’epopea de Il ritorno del Re è l’atto conclusivo e culminante dell’intenso rapporto de Il Signore degli Anelli e gli Oscar. La definitiva consacrazione di una trilogia leggendaria e la totale convergenza di pubblico e critica sulla saga di Jackson. L’unico neo è forse rappresentato dall’assenza di premi o semplici candidature per il cast di Il Signore degli Anelli, ma ciò ovviamente non intacca minimamente la portata trionfale di questo successo.

Un caso unico

La domanda che nasce spontanea da questa rievocazione dei fasti della trilogia è: come ha fatto una saga puramente fantasy a vincere così tanti Oscar? Le ragioni sono molteplici, ma ce n’è una fondamentale, da rintracciare in quanto suggerito in fase di presentazione del pezzo. Il Signore degli Anelli in tutte le sue parti da La compagnia dell’anello a Il ritorno del Re, è riuscito nel delicatissimo compito di coniugare cinema d’autore e produzione di genere. Il racconto esonda dai propri confini, trascende gli schemi del fantasy e si fa epopea, pur mantenendo la sua precisa identità. Il Signore degli Anelli è allo stesso tempo un racconto universale e un fedelissimo prodotto fantasy: la congiuntura dei suoi elementi è la chiave si questo successo totale.

Il successo da record de Il ritorno del re è il coronamento dell’incredibile ascesa de Il signore degli Anelli. Questo impatto mostruoso sugli Oscar è solo una dimostrazione della portata della trilogia, ma è sicuramente una delle più significative. Ci sono tanti altri elementi, come il successo del cast de Il Signore degli Anelli o la comparsa di tutte le altre opere successive che hanno cercato di cavalcarne l’onda. Eppure questa netta imposizione in un campo all’apparenza ostico come quello degli Oscar ci sembra il segno più grande dell’universale impatto de Il Signore degli Anelli sulla cultura globale.