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Chernobyl racconta tutta la verità di un disastro sottovalutato

Chernobyl, la serie tv targata HBO e trasmessa in Italia da Sky Atlantic, non è solo ben fatta e recitata da attori di serie A. E non solo sta avendo un meritatissimo successo.

Purtroppo, racconta senza omissioni e sensazionalismi in stile disaster movie hollywoodiano il tragico disastro avvenuto presso la centrale nucleare di V.I. Lenin, in Ucraina del Nord il 26 aprile 1986 verso l’1 e mezza di notte. La centrale si trovava a 3 chilometri dalla città di Pryp”jet’, a 18 da Černobyl’, a 16 dal confine con l’attuale Bielorussia.

All’epoca dei fatti, tutti i territori erano parte dell’Unione Sovietica, uno Stato Federale che iniziava nell’Europa dell’Est e finiva in Asia, per una vastità di più di 22 milioni di chilometri quadrati e una popolazione di quasi 300 milioni di abitanti. Il presidente era Michail Gorbačëv, considerato, per gli standard di quello che era a tutti gli effetti un regime comunista, un amministratore moderato e aperto all’occidente. La sua politica venne definita “Dottrina Sinatra” perché non ingeriva negli affari interni delle nazioni alleate nel Patto di Varsavia. Ognuno, infatti, faceva “a modo proprio”, My way, per citare uno dei cavalli di battaglia del crooner italoamericano.

Tornando a Chernobyl, il disastro avvenne principalmente a causa di gravi errori commessi da parte di tutto il personale della centrale. Non solo, la centrale stessa aveva problemi strutturali e di progettazione ed era mal gestita a livello economico e amministrativo.

Una vera e propria bomba a orologeria pronta a scoppiare.

Chernobyl – Un disastro causato dall’imperizia dell’uomo

Tutto inizia durante un test di controllo di routine, durante il quale il personale commette grossolani errori di sicurezza. Aumenta esponenzialmente la potenza del nocciolo del reattore numero 4 della centrale. L’acqua di refrigerazione si scinde in idrogeno e ossigeno e si rompono le tubazioni del sistema di raffreddamento del reattore. L’idrogeno entra a contatto con la grafite delle barre di controllo e l’aria, innescando un’esplosione spaventosa.

Materiale radioattivo ricade nelle zone che circondano la centrale e, da questo punto in avanti, sono i civili che pagano il prezzo più alto.

Uomini, donne, bambini, anziani, invalidi, adolescenti: non c’è scampo a un pericolo inevitabile come aria contaminata. Per ore nessuno muove un dito: mamme con neonati nelle carrozzine, studenti fuori da scuola, coppie di innamorati per strada. Non si può salvare nessuno.

Le nubi radioattive arrivano in Finlandia, Svezia e Norvegia e, seppure con livelli di contaminazione progressivamente minori, toccano anche il nostro paese, fino ad arrivare addirittura alla costa est degli Stati Uniti d’America.

Tutto quello che Chernobyl racconta, senza troppi pietismi né romanzando la realtà, è vero come un pugno allo stomaco.

Greenpeace stima che, a causa dell’esplosione di Chernobyl, nel giro di 70 anni, saranno morte 6 milioni di persone.

Chernobyl
Chernobyl – Orrore e impotenza

Quello che è certo è che le persone morivano come mosche, l’evacuazione venne effettuata con ritardo mostruoso e non esistevano norme di prevenzione (o limitazione) di contagio.

Quando tutto ciò accadde, io ero una bambina, ma ricordo il senso di smarrimento perché le notizie che arrivavano erano poche, frammentarie e poco rassicuranti. Certo, l’Unione Sovietica era molto lontana, ma lo stesso sembrava che la nuvola tossica fosse a un passo dalle porte di casa. Ricordo i discorsi preoccupati delle mamme fuori da scuola, perché si temeva un contagio, non c’erano notizie certe. Nessuno sapeva che fare.

C’era una concreta paura, nei discorsi dei grandi, perché non c’era la capillare diffusione di notizie di oggi. Inoltre, l’Unione Sovietica tendeva davvero a minimizzare l’accaduto: ci vollero giorni prima che i primi dettagli trapelassero e arrivassero fino a noi.

Solo a maggio di quell’anno giunsero i dati che documentavano la presenza di radionuclidi in Italia e, di conseguenza, le autorità vietarono l’uso di alimenti come latte e insalata. Un po’ troppo tardi.

Fu in questo periodo che, però, si rafforzò il movimento anti-nucleare nato negli anni ’70. Nel 1987 l’Italia votò abolendo l’energia nucleare.

La forza emotiva di Chernobyl sta anche molto nel parlare dei “danni collaterali”, ossia le persone civili e non, che, loro malgrado hanno perso la vita a causa dell’incidente.

Dipendenti della centrale, soccorritori, neonati, bambini e adolescenti, persone coinvolte nell’evacuazione morti per tumori e leucemie, incluso un incremento spaventoso del tumore alla tiroide nella popolazione dai 0 ai 18 anni.

E non solo.

Chernobyl
Chernobyl – Troppo tardi per rimediare

Aumentano i casi di sterilità, aborti, complicazioni nel parto e malformazioni congenite che bloccano la crescita della popolazione della zona.

Per decenni, arrivano in Italia bambini da quella zona per “respirare aria buona”. Io li ho visti coi miei occhi e anche loro sono vittime collaterali del disastro di Chernobyl.

Chernobyl è ancora oggi un cimitero a cielo aperto, una landa devastata che sembra uscita da un film del terrore. Non è un posto glamour dove fare foto di cattivo gusto, ma un santuario a monito per tutti noi, e per chi verrà dopo di noi, degli errori scellerati dell’uomo.

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