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5 momenti chiave di Chernobyl che ci hanno fatto venire la pelle d’oca

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Guardare Chernobyl è come ricevere una ginocchiata sulla bocca dello stomaco. Spezza il fiato, atterrisce, sconvolge. È una serie scioccante, una delle esperienze più angoscianti che la televisione ci abbia regalato negli ultimi tempi. Merito della produzione, degli attori, della scenografia, della regia. E colpa della storia, tragica, drammatica, atroce. I cinque episodi che ripercorrono quel disastro si stampano addosso, lasciando un segno indelebile sulla pelle. Un tatuaggio a memoria di quei giorni strazianti, che i più adulti ricorderanno ancora.

Chernobyl riesce a farci percepire appieno quanto l’uomo possa essere infinitamente piccolo persino dinanzi alla più piccola parte della materia, l’atomo.

L’immane portata di quella tragedia rimane a galla. Raschia la superficie, tocca le corde più profonde e poi resta lì, a galleggiare e fluttuare sulle nostre coscienze stremate. Non c’è un istante di questa miniserie che non ci abbia fatto accapponare la pelle. Ma ripercorrendo i momenti chiave, abbiamo provato ad individuare cinque scene che ci hanno fatto correre i brividi su ogni millimetro cubo di epidermide.

Vediamo quali sono.

1) La mano ustionata del vigile del fuoco

chernobyl

Le scene iniziali sono devastanti. Chernobyl parte da uno scoppio, da una detonazione che dipinge il terrore sul volto degli operai della centrale. È tutto concitato, confuso. Sembra di stare in un film di fantascienza e invece è la realtà.

Nei primissimi momenti immediatamente successivi allo scoppio, quando la portata della tragedia non è ancora ben chiara a tutti, arrivano i soccorsi a spegnare le fiamme. Vasily Ignatenko, il vigile del fuoco che si reca insieme ai suoi colleghi nei pressi del reattore 4 della centrale, è investito dal calore delle fiamme. Ma si intuisce che l’incendio ha qualcosa di diverso dal solito. E lo si percepisce con assoluto sgomento quando uno dei pompieri venuti a contatto con le radiazioni mostra la mano completamente ustionata. È da questa scena, da quella mano irrimediabilmente compromessa, che la tragedia inizia a investirci in tutta la sua drammaticità.

2) Gli eroi sconosciuti di Chernobyl

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Alexei Ananenko, Valeri Bezpalov, Boris Baranov. Tre nomi che probabilmente nessuno conosceva, tre vite sacrificate per evitare il disastro totale. È un altro passaggio chiave della serie: il nucleo è esposto, bisognare drenare l’acqua vicino al nocciolo per evitare un’esplosione causata dal vapore e nessuno può farlo se non gli operai della centrale.

Si tratta di una missione suicida, il personale viene informato dei rischi. Chiunque metta piede in quella zona della centrale, e venga a contatto con quell’acqua radioattiva, morirà nel giro di una settimana tra le più atroci sofferenze. Il gelo piomba nella stanza dopo che Boris Shcherbina ha illustrato lo scenario. Eppure, tre uomini si alzano lo stesso in piedi e pronunciano i loro nomi. Tre eroi immolati per la salvezza dell’Europa.

3) Legasov, Shcherbina e le loro aspettative di vita

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Le conseguenze del disastro nucleare di Chernobyl hanno prodotto morti anche a distanza di anni. Gente perlopiù inconsapevole, vittima di un disastro che ne ha falcidiato per sempre il futuro.

C’era però anche chi era perfettamente consapevole dei rischi che stava correndo e non si è fermato. Perché non ha voluto e perché non si poteva. Valerij Legasov e Boris Shcherbina hanno trascorso giornate intere a Chernobyl, sul luogo del disastro. I loro corpi sono stati esposti irrimediabilmente alle radiazioni, il che li ha condannati a morte. Quando Legasov lo spiega a Shcherbina, diretto, sincero, brutale, ci piomba addosso tutta l’angoscia di cui questa serie è intrisa.

4) La colata di cemento sulle bare dei vigili del fuoco

Un altro momento chiave di Chernobyl è scandito dalle morti che a poco a poco iniziano a sommarsi. I vigili del fuoco che la notte dell’esplosione si precipitarono nei pressi del reattore 4 non sono sopravvissuti che un paio di giorni al disastro. I loro ultimi giorni di vita, quei corpi irriconoscibili e straziati, la distanza di sicurezza da mantenere fino alla fine, raccontano perfettamente la portata della tragedia.

La scena in cui una grossa colata di cemento scende a sotterrare le bare è devastante. E ne richiama un’altra, di poco successiva, in cui sono i cadaveri degli animali uccisi a centinaia ad essere interrati.

A guardare questa roba qui vorremmo seppellire quelle immagini nel buco più profondo della nostra coscienza e non farle risalire mai più.

5) Le bugie fanno esplodere il nocciolo di un reattore

Il processo è uno degli snodi fondamentali della vicenda, che ancora oggi si trascina in polemiche e omissis. La testimonianza di Legasov è quella decisiva non solo per appurare la verità sul disastro nucleare, ma soprattutto per impedire che questo possa ripetersi di nuovo.

Dire certe cose in un processo del genere, però, significa inimicarsi i vertici dello Stato e rovinarsi la vita. Con ogni menzogna che diciamo contraiamo un debito con la verità e quel debito prima o poi va pagato. L’ultimo episodio è una perla assoluta, si innalza su livelli di tensione altissima e a ogni parola pronunciata da Legasov la pelle d’oca quasi ci fa male.