Vai al contenuto
Serie TV - Hall of Series » SERIE TV » 10 Serie Tv che un vero appassionato di calcio deve assolutamente guardare almeno una volta

10 Serie Tv che un vero appassionato di calcio deve assolutamente guardare almeno una volta

Il binomio cinema-calcio non è stato sempre fortunatissimo, come pure quello serie tv-sport. Trovare prodotti televisivi di altissimo livello sullo sport in generale, e sul calcio in particolare, non è semplicissimo. Ci sono alcune eccezioni degne di nota, ma l’offerta di qualità su questo particolare genere televisivo scarseggia. Perché? La narrazione seriale non si abbina bene ai ritmi che detta un racconto sportivo? È difficile trovare attori di talento che sappiano anche interpretare atleti di un certo livello riuscendo ad essere credibili? Le ragioni potrebbero essere tante, dall’eccessiva dinamicità di una serie che dovrebbe essere ambientata nel mondo dello sport alla sovrapposizione di diversi piani emotivi che non riuscirebbero a suscitare nello spettatore lo stesso grado di coinvolgimento. Ci siamo già chiesti perché le serie tv sullo sport non funzionano, ma – come dicevamo – ci sono anche delle piacevolissime eccezioni che sono riuscite a farci ricredere reinventando il genere e mettendo in discussione i suoi canoni tradizionali. Le serie tv sul calcio assumono quasi sempre le sembianze del documentario sportivo. È il caso di All or Nothing: Manchester City, First Team Juventus, Welcome to Wrexham. Ma ci sono anche prodotti diversi, che attingono dal genere comedy per proporre una narrazione accattivante e coinvolgente che prenda il calcio come punto di partenza e di arrivo.

Un esempio di serie tv sul calcio ben riuscita è senza dubbio Ted Lasso, che ha ricevuto una marea di critiche positive dagli addetti ai lavori e dal pubblico di riferimento.

Ma spaziando dal dramedy alle serie biografiche, ci sono diversi titoli che potrebbero essere presi in considerazione. Se il calcio raccontato attraverso le serie tv non ha grande appeal presso il pubblico, le 10 serie tv che vi sottoponiamo sono un’eccezione. Una piacevolissima eccezione. Attraverso il filtro della fiction o con lo strumento del documentario, questi prodotti televisivi sono riusciti a trasmetterci una piccola parte di quelle emozioni che il gioco del calcio ci regala quotidianamente.

Vediamo di cosa si tratta.

– Il Grande Torino

serie tv sul calcio

Era la squadra più forte di tutte. È rimasta una squadra invincibile. Il Grande Torino, quello che ha stregato i nostri nonni e intere generazioni di appassionati di calcio, ha scritto una storia tragica e meravigliosa, fatta di vittorie, di traguardi raggiunti, di grandi campioni e di sconfinata passione. La storia degli undici uomini che segnarono una delle più straordinarie pagine della storia del calcio italiano è destinata a rimanere sospesa per sempre nel tempo. Un mito intramontabile, un racconto a cui è stato strappato via il finale, nella maniera più tragica che si potesse immaginare. Un racconto talmente potente ed emotivamente coinvolgente che ha spinto, nel corso degli anni, giornalisti, scrittori, sceneggiatori e registi a rievocarlo. Con delicatezza e con rispetto. Come una sorta di tributo doveroso. Il Grande Torino è una miniserie che venne trasmessa sulla Rai nel 2005. Ciro Esposito interpretava Angelo Di Girolamo, un giovanissimo calciatore che muoveva i suoi primi passi nel calcio sognando l’esordio al Filadelfia di Torino. Beppe Fiorello era Valentino Mazzola, Michele Placido la versione adulta di Di Girolamo. La serie ripercorreva in due puntate gli ultimi mesi di attività del Grande Torino, fino al tragico incidente che il 4 maggio 1949 chiuse per sempre un’era del nostro calcio. La seconda puntata de Il Grande Torino, trasmessa su Rai1, fu guardata in diretta da quasi 10 milioni di spettatori. Non è l’unica opera televisiva che ripercorre le gesta di Mazzola e compagni, ma è quella che riesce a rievocarne con più nostalgia la drammatica storia, esaltando quei campioni e consegnandoli alla leggenda. Una serie tv sul calcio che ogni tifoso italiano, di qualsiasi squadra, dovrebbe guardare almeno una volta nella vita.

– Sunderland ‘Til I Die

serie tv sul calcio

Il calcio è religione, il calcio condiziona le scelte di vita, determina l’umore delle persone, dà un valore ai loro sacrifici. Poche serie tv lo spiegano meglio di Sunderland ‘Til I Die, un prodotto targato Netflix e apparso sulla piattaforma nel dicembre del 2018, qualche mese dopo l’apparizione di First Team: Juventus, un’altra serie – in questo caso, non riuscitissima – che ha scelto la formula del documentario per raccontare le imprese e il percorso di una squadra del calcio professionistico. A differenza della docu-serie sulla Juventus, Sunderland ‘Til I Die è la storia di un fallimento, concretizzatosi nella retrocessione del Sunderland dalla Football League Championship, la seconda categoria del calcio inglese.

Tra le serie tv sul calcio, questa è una delle migliori che siano state prodotte.

La stagione presa in esame è quella del 2017/18, un’annata nera per il club inglese, che ha dovuto fare i conti con una serie di difficoltà che hanno portato la squadra a lottare per la permanenza nella serie. Una lotta che, alla fine, ha visto fallire giocatori e staff dirigenziale, costretti alla retrocessione in League One. Non è stata fortunatissima l’esperienza del Sunderland, ma questa docu-serie ci mostra soprattutto l’attaccamento dei tifosi al club della propria città. Persone normali, con vite normali, segnate in maniera profonda dai destini della squadra. La professione di fede – e la promessa finale – del suo popolo, accompagnerà il Sunderland anche nella terza serie, contro ogni difficoltà e nonostante gli scivoloni.

– David Beckham: squadre da salvare

serie tv sul calcio

Che il calcio non sia solo un gioco lo dimostrano alcune scene di questa serie, tutta costruita attorno al fuoriclasse ed ex calciatore inglese David Beckham. Squadre da salvare potrebbe essere all’apparenza un talent scout come ce ne sono tanti sullo sport, ma c’è una piccola vena nostalgica a rendere lo spettacolo molto più attrattivo per ogni tipologia di spettatore. Il protagonista è David Beckham, che sceglie di tornare a casa, nella periferia di Londra, per mettersi alla guida dei Westward Boys e trascinarli fuori dalla striscia di risultati negativi. Sarà pure una trovata pubblicitaria, ma David Beckham: squadre da salvare è molto più di questo. L’ex top player sale in sella come allenatore e mentore, portando con sé l’incredibile bagaglio di esperienze, il suo innato talento e la leadership che serve per ispirare le giovani leve del futuro e lasciar loro qualcosa che vada oltre i consigli tecnici e i dogmi tattici. La missione di Beckham diventa un malinconico ritorno a casa, un riflusso verso la sorgente, prezioso tanto per il campione quanto per i suoi “allievi”. David Beckham: squadre da salvare pone il focus in particolare sulla sconfitta, sulla maniera giusta di saperla assorbire e digerire. È anche un viaggio psicologico nella testa di giovani calciatori che fanno sempre più fatica a misurarsi con il fallimento e con una realtà che pretende da loro solo risultati, numeri, vittorie. La serie è brevissima e si guarda anche in una sola giornata. Su Disney+ sono disponibili tutti gli episodi.

– Speravo de morì prima

serie tv sul calcio

Speravo de morì prima è stato un esperimento un po’ azzardato, che ha corso il rischio di precipitare nel trash più basso e di rivelarsi un fallimento assoluto. È ufficialmente una serie tv tratta da un libro, Un capitano di Paolo Condò, che ripercorre la carriera di Francesco Totti e ci accompagna nella sua ultima stagione, prima del commovente addio all’Olimpico. Non è una serie biografica e neppure drammatica. Non è docu-fiction e non ha la pretesa di ricostruire la verità dei fatti, attribuendo colpe o ragioni. È una comedy, leggera e spensierata, a tratti anche commovente. Gioca con il materiale narrativo, lo compone in modo da darne una versione piacevole e divertente. Il capitano della Roma è interpretato da Pietro Castellitto, anche lui grande romanista, che si è calato nel ruolo con deferenza e rispetto, ma senza prendersi troppo sul serio. I sei episodi di Speravo de morì prima ci introducono nel mondo giallorosso attraverso i cunicoli della fede capitolina, nota dappertutto per seguire delle vie tutte sue, a metà tra il sacro e il profano. Le vicende che ruotano attorno al capitano diventano così esagerate e sproporzionate, il suo addio al calcio una lunga e drammatica marcia verso l’ineluttabile, verso un epilogo tragico che va oltre la semplice fede calcistica, ma dice qualcosa di più su un popolo e la sua maniera viscerale di legarsi a un simbolo e imprimerselo sulla pelle come un marchio inestinguibile e per sempre vivo. Non bisogna essere necessariamente tifosi della Roma per apprezzare una serie come Speravo de morì prima. Il tono scelto dai suoi creatori lo rende un prodotto gradevole per tutti i palati. Si ride, ci si prende un po’ gioco di un certo tipo di dinamiche e, inaspettatamente, si piange. Anche tanto.

– The English Game

the english game

Tutt’altra storia invece per The English Game, un altro prodotto sul calcio che ha scelto il formato della miniserie per accaparrarsi la fetta di pubblico delle piattaforme. Sbarcata su Netflix nel 2020, The English Game non è solo una serie sulla nascita del calcio. In sei episodi, i suoi creatori – tra cui spicca Julian Fellowes di Downton Abbey – hanno provato a calarsi nel contesto storico dell’Inghilterra di fine Ottocento, in piena rivoluzione industriale, ripercorrendo le scelte che portarono alla nascita del calcio moderno e le vicende che in quegli anni assumevano una particolare rilevanza socio-politica.

È una serie tv sul calcio che avrà senz’altro convinto gli inossidabili romantici, quelli che faticano ad abituarsi alle logiche del calcio contemporaneo e che sono alla ricerca di storie che sappiano ancora emozionare.

In The English Game il pallone è ancora una sfera pesante di cuoio massiccio, i calciatori sono perlopiù operai squattrinati, le divise somigliano a un completo da giocatori di golf e i proprietari delle squadre hanno un appeal del tutto diverso da quello di un moderno Agnelli. Però il gioco sembra davvero il gioco. È ancora intrappolato nelle sue fasce, nell’embrione di quello che sarebbe diventato lo spettacolo più bello del mondo, ma è già capace di scombinare i piani, di sovvertire gli equilibri sociali e di diventare il più grande strumento di unione delle masse.

– FIFA: tutte le rivelazioni

serie tv sul calcio

Sempre su Netflix, ma di tutt’altro tenore, è invece FIFA: tutte le rivelazioni, il documentario apparso in concomitanza con i mondiali dello scorso dicembre. Rispetto alle serie tv sul calcio prese fin qui in esame, la docu-serie sulla FIFA cambia un po’ il tono e, più che sul gioco, va a focalizzarsi sulle vicende extra campo. Le quattro puntate del documentario si concentrano infatti sugli scandali che hanno segnato la storia più recente del calcio a livello globale. La FIFA viene messa sotto accusa, portando alla luce la corruzione dilagante al suo interno.

Una serie tv sul calcio che ha fatto riflettere gli utenti di Netflix, soprattutto perché ha deciso di esordire mentre in Qatar si svolgevano i mondiali più chiacchierati della storia recente.

Le polemiche e le discussioni che hanno accompagnato l’evento hanno fatto da volano per la serie, che parte dagli anni Settanta per raccontare i difetti strutturali della Federazione e le magagne di alcuni suoi dirigenti, fino all’indagine della FBI che nel 2015 portò all’incriminazione di quattordici funzionari. Il calcio giocato appare solo sullo sfondo di questo prodotto che mira invece a mostrarci il lato più oscuro e marcio del mondo del pallone.

– Apache: La vita di Carlos Tevez

Apache: la vita di Carlos Tevez

Restando su Netflix, ci imbattiamo in un altro prodotto ambientato nel mondo del calcio. Apache: La vita di Carlos Tevez è un biopic che spesso passa inosservato, ma le sue otto puntate condensano tutta la drammaticità e la straordinarietà della storia di uno dei fuoriclasse più talentuosi del calcio moderno: Carlos Tevez. La serie ripercorre la sua vita, con un focus particolare sui primi anni e sull’infanzia difficile trascorsa in un quartiere – quello di Fuerte Apache – dal quale è complicato emergere. Il passato burrascoso del calciatore è sintetizzato bene dai primi episodi di Apache: la strada come maestra di vita, nel bene e nel male, ha segnato profondamente il destino del Carlos bambino e del Tevez adulto. Per comprendere meglio la personalità del top player, i suoi scivoloni pubblici, le bravate sporadiche, è necessario immergersi nel suo passato, scandagliarne ogni angolo e farsi un’idea complessiva di tutto ciò che c’è dietro ai tormenti di un grande talento. Per gli appassionati di calcio, Apache è anche esteticamente una boccata d’ossigeno. Si passa dal calcio giocato per strada, con pochi mezzi e i calzoncini sudici, al grande spettacolo degli stadi più affollati del mondo. È una storia di formazione che ci aiuta a capire meglio la personalità di Tevez, ma è anche un prodotto televisivo adatto a quel tipo di pubblico che non conosce il calciatore e la sua storia. Sulla falsariga di tanti altri biopic su atleti professionisti, Apache: La vita di Carlos Tevez racconta di un miracolo sportivo e del potere salvifico dello sport, che spesso è l’unico mezzo di cui alcuni dispongono per prendersi una rivincita sulla vita.

– Ted Lasso

Di Ted Lasso abbiamo parlato tantissimo e tantissimo ancora potremmo stare a parlarne. È ciò che ti capita mentre cerchi altro. Una serie tv sul calcio che non ti aspetti, che ribalta gli schemi, che rivoluziona tutto un genere. Gli abbonati di Apple TV la annoverano giustamente tra i prodotti di punta della piattaforma. La storia dell’FC Richmond ti resta attaccata addosso, ha qualcosa di così genuinamente commovente che, senza averla vista, si fa fatica a comprendere. Trapiantare un allenatore di football americano nelle ultime file della Premier League inglese, effettuando un volo pindarico con nessun nesso logico, poteva sembrare un’operazione arrangiata e raffazzonata, un grido disperato per portare l’attenzione sulle serie tv sportive che rifuggono lo schema della docu-serie.

Invece Ted Lasso riesce ad essere la serie tv sul calcio che ogni appassionato di questo sport vorrebbe vedere.

Lo stile comedy, invece di depotenziarne il messaggio di fondo, riesce ad esaltarlo e a farne persino una splendida metafora di vita. Ted Lasso è una delle migliori serie comedy che siano state prodotte negli ultimi cinque anni e ne consigliamo assolutamente la visione anche a chi non ama il calcio.

– Welcome to Wrexham

Altra perla del genere, disponibile invece su Disney+, è Welcome to Wrexham, che non è una comedy come Ted Lasso, ma una docu-serie come All Or Nothing o Sunederland ‘Til I Die. La serie racconta in pochi episodi l’acquisizione dello storico club gallese del Wrexham AFC da parte di due individui insospettabili, Rob McElhenney e Ryan Reynolds. La squadra, che milita nella National League inglese, è una delle più antiche della regione e gioca in uno stadio che è una sorta di monumento scricchiolante a cielo aperto: il Racecourse Ground, lo stadio più vecchio del mondo. In Welcome to Wrexham il calcio prende vita nella sua forma più essenziale: il cielo gallese a fare da sfondo alle riprese, i mattoncini rossi e fumosi dei pub, l’affetto dei tifosi, le partite come evento liturgico vero e proprio.

Welcome to Wrexham è una serie tv sul calcio che gli appassionati di questo sport non possono lasciarsi sfuggire.

Non è un semplice documentario sul percorso di un club gallese. È un racconto di passione, ricco di storia, di suggestione, carico di scoperte e rivelazioni. Il binomio televisione-calcio in questo caso ha funzionato. La presenza di volti noti del mondo di Hollywood ha attirato l’attenzione del pubblico, ma l’operazione non è solo marketing. Welcome to Wrexham è in grado di trasformare in immagini l’odore dei campi da calcio del Regno Unito e regalarcene un assaggio attraverso l’impresa di McElhenney e Reynolds e del loro nuovo club.

– All or Nothing: Manchester City

All or Nothing: Manchester City

E non poteva mancare uno dei prodotti del franchise All or Nothing, che ha portato le telecamere dentro gli spogliatoi delle più blasonate squadre di calcio del mondo, regalandoci una sbirciatina esclusiva su quel mondo che siamo abituati a vedere solo al di qua della macchina da presa. La serie più bella del ciclo di All or Nothing è senza dubbio All or Nothing: Manchester City, disponibile su Amazon Prime Video. Il progetto degli Amazon Studios si poneva come fine quello di mettere sotto i riflettori allenatori, giocatori, dirigenti e staff tecnico delle squadre sportive più famose del mondo per farci vedere quel che succede negli spogliatoi, in allenamento e nel chiuso dei centri sportivi quando i tifosi sono lontani e la squadra si prepara a raggiungere i propri obiettivi. In collaborazione con la NFL Film, Amazon ha realizzato dei documentari sulle squadre di football dei Dallas Cowboys, dei Philadelphia Eagles, dei Los Angeles Rems e dei Carolina Panthers. Forte del successo dei primi progetti, ha puntato sul rugby, mostrandoci una stagione dei famigerati All Blacks, sull’hockey con i Toronto Maple Leafs, e naturalmente sul calcio, mostrandoci il dietro le quinte delle stagioni del Tottenham, dell’Arsenal, della Juventus, della nazionale brasiliana e del Manchester City.

Quella sulla squadra di Guardiola è una delle più belle serie tv sul calcio del genere documentaristico.

La stagione presa in esame è quella del 2017/18, durante la quale la neo campionessa d’Europa ha battuto diversi record e si è guadagnata la vittoria della Premier League e della League Cup. Il contatto diretto con l’allenatore e con i giocatori, i discorsi pre-partita, gli allenamenti in vista di un match importante, le reazioni a caldo dei calciatori, sono autentiche e per questo suscitano la curiosità di ogni appassionato di calcio. Il racconto di quella stagione, tra sconfitte e trofei messi in bacheca, ci ha fatto amare il Manchester City ed empatizzare con i suoi giocatori. Se lo avessero girato nella stagione 2022/23, avremmo assistito a un altro grande trionfo del club che avrebbe meritato di essere raccontato. Ma anche così, questa serie merita attenzione.