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Perché Mr. Robot è una serie tv che crea dipendenza

Avrei voluto scrivere di Mr. Robot un secondo dopo aver ultimato la visione dell’ultima puntata. Anche se oramai è trascorso parecchio tempo, mi ricordo la sensazione provata come fosse ieri e penso di aver esclamato nella solitudine della mia stanza: Wow. È geniale. Peraltro, il fatto che io mi sia messa a guardare una serie con un titolo simile è una cosa piuttosto strana. Un amico, del cui gusto mi fido parecchio, mi ha consigliato questa serie. Per una questione di pigrizia vitale, tuttavia, solitamente sono abbastanza lenta nell’ascoltare consigli di questo genere, ma in quel periodo avevo bisogno di stimoli e quindi mi sono detta Ma sì, diamogli una possibilità. Anzi, non è andata proprio così. Dato che la mia pigrizia vitale si manifesta in tutto, eccetto che nella lettura (ma qui si entra nel settore PATOLOGIE), mi sono letta la trama. Suonava grossomodo così:

Elliot Alderson lavora per Allsafe, una ditta che si occupa di sicurezza informatica. È uno che se la cava gran bene con i pc, ma – evviva i cliché – è un sociopatico che si strafa di morfina, così, di notte, diventa un “giustiziere”: hackerando, riesce a carpire le informazioni necessarie alla sua missione momentanea. Un giorno, però, si appropinqua a Elliot tale Mr Robot, il quale è a  capo della FSOCIETY: un gruppo di hactivisti rivoluzionari. Lo scopo della FSOCIETY? Far fallire la E Corp (multinazionale che aveva precedentemente causato la morte del padre di Elliot), ribattezzata dal protagonista in Evil Corp. Essa è però la cliente numero uno della Allsafe. E poi succede l’amabaradam.

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Ora, vi posso assicurare che parole come “robot”, “hacker”, “informatica”, “multinazionale” hanno su di me lo stesso appeal che potrebbe avere la vergine di Norimberga, ma è scattato qualcosa che mi ha fatto pensare – schifata, lo ammetto – Bah, diamogli una possibilità a ‘sto hacker. Chiamiamolo sesto senso, per non chiamarla botta di culo. E meno male che gliel’ho data , questa possibilità.

Mr. Robot vi sconvolge fin dalle prime immagini: Rami Malek – impeccabile – se ne sta lì, davanti a voi, occupando uno spazio inusuale – disturbante, fastidioso – dell’inquadratura, con quel suo incarnato malaticcio, le sue occhiaie e una sociopatia che lo precede di almeno una mezzora. Spiegarvi la genialità di quest’opera, senza spoilerarvi nulla, non è impresa semplice, ma ci proverò. Quello che credo, in tutta onestà, è che Mr. Robot sia uno dei prodotti seriali migliori degli ultimi tempi. Una volta approcciato, si entra in un loop dal quale poi sembra impossibile uscire. La sua grandiosità si manifesta sia a livello stilistico che a livello contenutistico. Se siete dei nerd o dei complottisti, penso possiate anche smettere di leggere: Mr. Robot è stato scritto per voi. Se non appartenete a queste categorie, cercherò di convincervi che ne vale la pena. Se la serie in questione si è aggiudicata ben due Golden Globe (Miglior serie drammatica e Miglior attore non protagonista, per Christian Slater) un motivo ci sarà. Il punto è che non si riduce tutto alla storia di un hackerino e tesi complottistiche ad minchiam. No, questi sono i leitmotiv, che comunque rendono frizzante e dinamica la trama, sono l’espediente per parlare della contemporaneità malata, claustrofobica, ansiogena, frenetica nella quale siamo calati tutti i giorni. Considerando un immaginario che sia condiviso dai più, Mr. Robot si rifà, per molti versi,– palesati a livello estetico nella fusione tra la maschera alla Guy Fawkes e la faccia di Mr Monopoli – a V per Vendetta, almeno per quanto riguarda il senso di giustizia dei personaggi, la lotta contro il potere che – vilmente – si insinua in ogni ambito della società in cui viviamo. Stilisticamente, Mr. Robot infrange ogni regola classica. Se siete cinefili, potreste divertirvi a individuare le bizzarrie di questo strano modo di usare la macchina da presa. Se non lo siete, vi posso assicurare che – quantomeno a livello inconscio – vi renderete conto che quanto vi viene mostrato non ha nulla a che spartire con ciò che siete abituati a guardare. La grandiosità della regia sta proprio in questo: sapere utilizzare gli strumenti del mestiere in maniera inusuale, ma efficace ai fini della narrazione. La recitazione e la colonna sonora, infine, fanno da coronamento a quello che è – ve l’ho già detto, ma non mi stancherò mai di ripeterlo – il miglior prodotto seriale degli ultimi tempi.

E ora che Mediaset Premium lo trasmette in Italia (il pilot è andato in onda il 3 marzo), Mr Robot non potete proprio perdervelo!

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Elliot vi parlerà. E vi consiglio di stare ad ascoltare molto bene quello che questo hacker sociopatico ha da dirvi.

Ciao, amico. Ciao, amico? È da sfigati. Forse dovrei darti un nome ma la cosa potrebbe degenerare. Sei solo nella mia testa, dobbiamo ricordarlo. Merda! Sta succedendo davvero, sto parlando con una persona immaginaria. Quello che sto per dirti è top secret. Una cospirazione più grande di tutti noi. Là fuori c’è un potente gruppo di persone che governa segretamente il mondo. Parlo di tizi che nessuno conosce, tizi che sono invisibili. L’1% dell’1%. I tizi che giocano a fare Dio, senza avere il permesso. E credo che ora mi stiano seguendo.

Elliot Alderson, pilot

Elisa Belotti

 un saluto agli amici di Serie Tv, la nostra drogaSeriamente Tv.