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La classifica delle 5 migliori Serie Tv storiche del 2021

Il 2021 è stato un anno particolarmente povero per quanto riguarda le serie tv storiche. Stilare la classifica delle 5 migliori serie tv storiche del 2021 non è stato per nulla facile. I grandi successi come ad esempio The Crown sono previsti per nel 2022 o, come nel caso di Vikings, sono finiti lo scorso anno. Le serie tv storiche sono comunque dei must e pertanto sono molto presenti nei cataloghi dei canali streaming come Netflix o Prime Video.
Ma esattamente cosa sono le serie tv storiche? In pratica si tratta di serie in costume che trattano vicende reali, o almeno verosimili, ambientate in un preciso periodo storico e ricostruite, più o meno fedelmente, in maniera da apparire credibili.
Come spesso accade le serie tv storiche si basano su avvenimenti o personaggi realmente esistiti i quali però vengono romanzati per esigenze di copione. In altri casi invece, si prende spunto dalla mitologia oppure vengono utilizzati romanzi ambientati nel passato.
Spesso le serie tv storiche sono fonte di enormi discussioni tra gli spettatori che si dividono sostanzialmente in due grosse fazioni: quella dei puristi, i quali non perdono occasione di sottolineare ogni minimo errore; e i permissivi, i quali invece, in nome dello spettacolo e del divertimento, non hanno alcun interesse a far notare gli errori talvolta anche macroscopici.

Ecco dunque la classifica delle 5 migliori serie tv storiche andata in onda nel 2021.

5) Domina

Migliori serie tv sky 2021

Il mondo dell’antica Roma ha sempre affascinato gli sceneggiatori e registi di tutto il mondo e di ogni epoca. Solo negli ultimi vent’anni, per esempio, sono state prodotte serie televisive di grande successo tra le quali vale la pena ricordare Roma, Empire, Spartacus e la più recente Barbari. Tutte hanno in comune l’idea di utilizzare fatti o personaggi realmente esistiti ai quali creare attorno universi che, molto spesso, hanno poco o nulla di storicamente vero.
Domina (qui la nostra recensione), serie italo-britannica andata in onda su Sky e Now nel maggio del 2021, potrebbe essere un’eccezione alla regola essendo stata seguita da un team di esperti storici dell’antica Roma.

Ideata da Simon Burke, che ne ha curato anche la sceneggiatura, e diretta tra gli altri da David Evans (regista di Febbre a 90°, Downton Abbey e Whitechappel) Domina occupa la posizione più bassa della classifica delle 5 migliori serie storiche del 2021 e racconta le lotte di potere successive la morte di Giulio Cesare da un punto di vista prettamente femminile. La storia, infatti, vede come protagonista Livia Drusilla (interpretata da Kasia Smutniak), moglie del primo imperatore romano e proveniente da una famiglia fortemente repubblicana, e il mondo politico-famigliare che le ruota attorno.

Domina è un piacere per gli occhi. La fotografia, le ricostruzioni di Roma, i costumi e la bellezza non eccessiva degli attori concorrono per farne un gradevole prodotto, molto suggestivo. La crudezza di Roma e Spartacus non è presente seppure non manchino scene forti, persino violente. La sceneggiatura prende spunto dai dati storici conosciuti ma come spesso accade li arricchisce di tinte fosche. La differenza sta tutta nell’idea e nel ruolo che viene assegnato alla protagonista la quale è capace di consigliare e tramare nemmeno troppo all’ombra del marito, imperatore di Roma.

Naturalmente Domina, come ogni prodotto storico, alla sua uscita ha scatenato critiche anche piuttosto feroci. Ma Alessandro Roncaglia, storico e consulente Sky per la serie ha affermato: “Non sono presenti inesattezze storiche tali da sconvolgere gli eventi, e il quadro generale all’interno del quale si muovono i personaggi è fedele. Poi naturalmente scatta la ricostruzione, perché noi sappiamo cosa hanno fatto i personaggi in quel periodo, ma non sappiamo concretamente il ‘come’, cioè come si siano svolti i fatti nel concreto, a livello di rapporti interpersonali; qualche licenza è concessa perché parliamo di una fiction, ma la storia è perfettamente rispettata nelle dinamiche“.

4) Halston

Gli anni Settanta sono, per le serie televisive e i film, un pozzo praticamente senza fondo per quello che riguarda gli spunti dai quali attingere a piene mani. Halston è prodotto originale Netflix ideato da Sharr White (sulla biografia Simply Halston di Steven Gaines), prodotto da Ryan Murphy (già creatore di serie di successo come Nip/Tuck, Glee, The Politician) e diretto da Daniel Minahan (già regista di Six Feet Under, The L World, Games of Thrones).
La miniserie (qui la nostra recensione), al quarto posto della classifica delle migliori serie storiche del 2021, composta da cinque puntate rese disponibili a partire da 14 maggio 2021, racconta l’ascesa e il declino di Roy Halston Frowick, stilista e designer americano interpretato magistralmente dall’attore scozzese Ewan McGregor, vincitore di un Emmy proprio per questo ruolo.

Halston è per molti versi una versione estesa di un film biografico, un genere che continua a essere tra i più apprezzati dall’industria dell’intrattenimento televisivo. Le prime immagini si rifanno al giorno dell’insediamento del presidente Kennedy la cui splendida moglie, Jacqueline, indossa proprio un cappellino creato da Halston. Quale miglior testimonial per lo stilista? Eppure non è sufficiente per farne una star, obbligandolo a mettersi faticosamente in proprio.

Proprio come quegli anni e quegli ambienti, l’ Halston interpretato da McGregor è un continuo sopra le righe, un eccesso dietro l’altro, a partire dalla sigaretta sempre accesa e brandita come una sciabola finendo agli scatti d’ira verso i suoi collaboratori che per sopportarlo e sopravvivere sono costretti a drogarsi nei bagni dell’atelier di moda.
La miniserie è un po’ troppo ricca di cliché. Tra uomini bellissimi, modelle affascinanti, personaggi del jet set del calibro di Liza Minelli, interni di lusso e meravigliose orchidee Halston parla, in realtà, poco di moda. O meglio non ne parla abbastanza per rendere il giusto omaggio a chi, nel Nuovo Mondo, ha saputo osare sfidare i francesi e batterli sul loro stesso terreno.

Halston sembra sempre sul punto di far capire come stoffa e colori possano, magicamente, diventare abiti di moda e alla moda. Tuttavia non fornisce mai la formula magica impedendo allo spettatore di poter comprendere come riuscire ad abbinare i suoi calzini bianchi, di spugna, con un blazer doppiopetto.

3) Dickinson

Apple Tv+

Raccontare la storia personale di una delle più grandi poetesse della storia della letteratura mondiale è sicuramente un’impresa molto ardua, soprattutto quando della vita personale di lei si sa veramente molto poco.
Dickinson, al terzo posto della classifica delle migliori serie storiche del 2021, scritta da Alena Smith e interpretata da Hailee Steinfeld, racconta in maniera molto romanzata la vita di Emily Dickinson (1830-1886), ed è uno dei primi prodotti originali di AppleTV+. Formata da tre stagioni per un totale di trenta episodi è andata in onda tra il 2019 e il 2021.

Dickinson è una sorta di romanzo di formazione, seppure con qualche anacronismo, ben riuscito che prende spunto dalle poesie meravigliose della poetessa americana per trattare, in ciascuna puntata, un argomento. Dalla maniera in cui questi vengono trattati ci si fa l’idea che le difficoltà di una adolescente dell’Ottocento non siano poi così tanto differenti da quelle di un’adolescente dei nostri tempi. Certamente oggi i genitori difficilmente si occupano di procacciare alle figlie un buon partito come sposo. Ma le difficoltà, la mancanza di dialogo e il bisogno impellente di trovare all’interno del mondo il proprio posto fanno sì che Dickinson possa essere una rappresentazione in costume di una realtà quotidiana molto comune dei nostri tempi. E non è forse un caso che per rimarcare questa similitudine i protagonisti adolescenti della serie utilizzino un linguaggio molto moderno rispetto a quello dei genitori che risulta invece bene adatto all’epoca nella quale la serie è ambientata.

2) The Great

Se vi è piaciuto La Favorita, film del 2018 candidato a 10 Oscar, 12 BAFTA e 5 Golden Globe, la cui protagonista, Olivia Colman, ha vinto l’Oscar, il Golden Globe e la coppa Volpi come miglior interprete femminile, molto probabilmente vi piacerà anche The Great, essendo entrambe frutto della mente geniale di Tony McNamara.
La serie (qui vi diciamo bene perché dovreste vederla), alla sua seconda stagione, distribuita da Hulu negli Stati Uniti e da Starz Play in Italia, racconta “una storia occasionalmente vera“, secondo le parole dello stesso McNamara. La storia, cioè, di Caterina di Anhalt-Zerbst, meglio conosciuta come Caterina II di Russia.

La serie, al secondo posto della classifica delle migliori serie storiche del 2021, ha una sceneggiatura frizzante e veloce che la rende molto moderna e brillante. I costumi sontuosi, invece, le danno un che di dramma storico tradizionale. Entrambi creano un perfetto mix tra la Marie Antoinette di Sofia Coppola e Morto Stalin, se ne fa un altro di Armando Iannucci. La coppia protagonista poi, interpretata da Nicholas Hoult e Elle Fanning, risulta splendida e perfettamente bilanciata nell’interpretare una coppia di monarchi assolutamente insulsa e mal assortita.

The Great non è la classica serie storica drammatica. E’, invece, tutt’altro: è una commedia brillante, feroce, a tratti grottesca e satirica che non ha la pesante pretesa di voler insegnare la storia così come realmente è accaduta. Per quello è sufficiente Wikipedia.
The Great è una serie che andrebbe goduta puntata dopo puntata, con estrema calma perché capace, attraverso il suo umorismo acido e pungente, di raccontare la storia di una donna capace di prendere in mano il potere per cambiare la vita di un paese così meravigliosamente drammatico e tragico com’era la Russia.

1) The Serpent

Al primo posto della classifica delle migliori serie storiche del 2021, andata in onda sulla BBC One tra il gennaio e il febbraio del 2021 e poi distribuita da Netflix a partire dal 2 aprile dello stesso anno (qui la nostra recensione) la miniserie inglese in otto puntate racconta la terrificante storia di un serial killer francese.
Ad Alain Gautier, pseudonimo con il quale Charles Sobhraj ha commesso dodici omicidi accertati e trenta forse a lui imputabili, vengono affibbiati ben due differenti soprannomi: bikini killer per via dell’ abbigliamento indossato al momento del ritrovamento da alcune sue vittime; e il serpente per la duplice capacità di insinuarsi, in maniera strisciante, viscida e subdola, nelle menti delle sue vittime e di sfuggire, al tempo stesso, a ogni rilevamento da parte delle autorità giudiziarie.

La miniserie, ambientata negli anni Settanta, racconta in maniera romanzata per rispetto delle vittime, come recitano le scritte in sovrimpressione all’inizio di ogni puntata, l’inquietante, sconvolgente, orripilante e allo stesso tempo incredibile serie di rapimenti e omicidi orchestrati da Charles Sobhraj, interpretato in maniera magistralmente viscida da Tahar Rahim, il quale, per sfuggire alla polizia, cambia identità con una facilità tale da far sembrare il talentuoso Tom Ripley un dilettante.
Accanto a lui, assolutamente complice seppure in preda a continui ripensamenti e sensi di colpa, c’è la fidanzata, Monique, interpretata da Jenna Coleman, la quale sembra essere uscita da una delle copertine di Vogue di quell’epoca.

Charles Sobhraj è un camaleonte che viaggia di paese in paese con il pretesto di essere un commerciante di gemme rare con connessioni ovunque mentre in realtà depreda giovani viaggiatori benestanti, principalmente europei ed americani, che vivono la libertà di quegli anni, fatta di droga e promiscuità, con grosse pile di traveler’s cheque in tasca. L’unico che sembra prendere a cuore la storia delle vittime, e quindi fa la parte del protagonista buono, è un semplice funzionario dell’ambasciata olandese, Herman Knippenberg interpretato da Billy Howle, il quale, dovendosi occupare di rintracciare una coppia di giovani del suo paese dati per dispersi, inizia una sorta di investigazione da solo contro tutti.

Girata in esterni a Bangkok e dintorni e in studio nel Regno Unito, The Serpent è un bel prodotto che appassiona malgrado i continui flashback che obbligano lo spettatore ha una ulteriore e non necessaria attenzione per cercare di seguire una storia, vera, davvero agghiacciante.

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