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E se un grande classico della letteratura si trasformasse in serie tv? – Cap. 2: I Malavoglia

C’è qualcosa di più divertente di provare a serializzare l’inserializzabile? Probabilmente no, ed ecco perché i protagonisti di questo nuovo capitolo saranno “I Malavoglia” di Verga. Ma perché “inserializzabili”? Per spiegarlo, bisogna fare un passo indietro…

In una di quelle conversazioni impossibili che agli amanti della letteratura piace tanto immaginare, un saggio e venerato signore della letteratura sta chiacchierando con un ex nobile di mezza età che ha lasciato il suo destino per concentrarsi sulla letteratura. Il primo, che tutti con riverenza chiamano Don Lisander (ma oggi noi conosciamo col nome di Alessandro Manzoni) tenta di spiegare al secondo perché è fondamentale in ogni creazione una certa dose di fantasia:

Il vero tanto lodato e tanto raccomandato nelle opere d’immaginazione, non ha mai avuto un significato preciso. Il suo ovvio e comune significato non può essere applicato a queste, perché di consenso universale, vi debbe essere dell’inventato, cioè del falso. Il vero che deve trovarsi dappertutto, quindi anche nelle opere di finzione è dunque qualche cosa di diverso da ciò che si vuole esprimere ordinariamente con quella parola; o per dir meglio è qualche cosa di non ancor definito; né il definirlo mi pare impresa molto agevole, quando pure ella sia possibile.

Alessandro Manzoni, Lettera al Marchese Taparelli D’Azeglio, 1823 (le parti in grassetto sono interventi del redattore per una più fruibile comprensione)

Ma il secondo dei nostri personaggi, preso da furore di verità, guardandolo con occhi di fuoco, gli risponde così:

Il semplice fatto umano farà pensare sempre, avrà sempre l’efficacia dell’essere stato, delle lagrime vere, delle febbri e delle sensazioni che sono passate per la carne; il misterioso processo per cui le passioni si annodano, si intrecciano, maturano, si svolgono nel loro cammino sotterraneo, nei loro andirivieni che spesso sembrano contraddittori, costituirà per lungo tempo ancora la possente attrattiva di quel fenomeno psicologico che forma l’argomento di un racconto […] Noi rifacciamo il processo artistico al quale dobbiamo tanti monumenti gloriosi, con metodo diverso, più minuzioso e più intimo. […] Siamo più modesti, se non più umili.

Giovanni Verga, L’amante di Gramigna, prefazione (sotto forma di lettera di dedica all’amico Salvatore Farina)
I Malavoglia: Giovanni Verga vs Alessandro Manzoni

Insomma, finzione sì (cioè, anche finzione) o finzione no? Se i Promessi Sposi hanno saputo attraversare i canali comunicativi come nessun’altra opera italiana, mentre “I Malavoglia” di Verga sono rimasti un monumento praticamente mai affrontato davvero (chi l’ha fatto – Luchino Visconti con La terra trema e Pasquale Scimeca con Malavoglia – ha dovuto obbligatoriamente spostare il contesto per creare qualcosa di nuovo), la risposta sembra scontata, ma oggi proviamo a cambiare un po’ le carte in tavola. E se I Malavoglia diventassero una serie tv? Una serie tv che rispettasse l’opera originaria? Beh, noi ci abbiamo provato ed ecco cosa ne è uscito.

Partiamo dall’inizio. C’è una specie di abitudine nelle correnti letterarie europee: non capita sempre eh, ma abbastanza da farti dire “beh, teniamola d’occhio”. Si tratta del corso di alcune correnti letterarie che fa più o meno così: “Nasce in Francia, cresce, muore, arriva in Italia”. Così capita col Verismo, che nasce dal Naturalismo francese quando ormai lo stesso Naturalismo in Francia iniziava a essere superato. Se l’idea centrale restava la stessa, quella di parlare delle classi meno abbienti in un modo che fosse quanto più possibile oggettivo, diverso era il pensiero di fondo: i naturalisti credevano che la realtà potesse essere migliorata, i veristi invece no. Questo porta praticamente tutte le opere del Verismo ad avere un finale tragico o comunque molto amaro.

Su questo impianto, Verga decide di creare “il ciclo dei vinti”, il racconto di una generazione che, attraverso un viaggio tra le classi sociali (ogni classe sociale merita un libro a sé) mostra una sola verità: le cose non cambiano, MAI! Anzi, se scegli di cambiare, fallisci e ti ritrovi peggio di prima. Per questo bisogna fare ciò che si sa fare senza aspirare ad altro.

Cambiamenti: il tema affrontato in maniera moderna da Everwood

L’autore decide di partire dal grado più basso della scala sociale di sua conoscenza, una famiglia di pescatori in un piccolo paese siciliano, alle prese con le conseguenze dell’Unità d’Italia:

La famiglia Toscano, da tutti conosciuta come Malavoglia, è sempre stata una famiglia di buona e operosa gente di mare (come spesso capitava nelle realtà dell’epoca, il soprannome è per antifrasi, cioè indica il contrario di come è davvero chi lo porta) che vive ad Aci Trezza, nella casa del Nespolo. Al comando c’è Padron ‘Ntoni, uomo tutto d’un pezzo e cultore delle antiche tradizioni, sotto di lui il figlio Bastianazzo con la moglie Maruzza, detta la Longa e i loro cinque figli, tra cui lo scapestrato primogenito ‘Ntoni, tutti impegnati a fare i pescatori con la loro barca, la Provvidenza. Ma un giorno ‘Ntoni riceve la chiamata del neonato Regno d’Italia: deve partire per la leva obbligatoria, insieme a tanti giovani siciliani. Per la famiglia è un dramma, sono braccia che mancheranno per lavorare, e allora Padron ‘Ntoni ha un’idea: comprare a credito dei lupini dallo Zio Crocifisso per poi farli rivendere da Bastianazzo a Riposto – paesino portuale presso Catania – , dove c’è una nave che li attende per portarli a Trieste. Ma l’affare va male: nel viaggio per mare verso Riposto, una tempesta sorprende la Provvidenza facendo sprofondare la nave con tutto il carico. Per i buoni Malavoglia è solo l’inizio di una serie infinita di guai: hanno provato a cambiare la loro condizione e il destino gli farà pagare un conto salatissimo…

Ora che abbiamo tutti gli elementi, possiamo iniziare a crearla, questa serie tv. Per praticità (e per non far diventare immenso questo articolo), ci soffermeremo solo sugli elementi più iconici e rappresentativi, sulle domande più comuni che gli appassionati si fanno quando sono davanti a una nuova serie.

Innanzitutto, chi la produce? Come già fatto per l’ombra del vento di Zafon nel primo capitolo di questo gioco testuale, faremo coincidere produzione e distribuzione, per semplicità. E, piaccia o meno, un’opera così legata alla storia d’Italia, anche nei particolari più minuti, non possiamo non affidarla alla Rai. C’è tutto perché la tv di Stato la prenda: una grande storia familiare italiana, luoghi caratteristici del nostro paese, l’esaltazione dei valori (col forte contrasto tra i sostanzialmente buoni Malavoglia e il resto del paese, che non manca di mostrare le sue cattiverie), personaggi che non lasciano indifferenti. Quante puntate facciamo? Considerando che sarà una serie tv in prima serata, quindi con sostanzialmente due puntate alla volta, dodici puntate da circa 45 minuti l’una andranno bene. Dipende molto da quanto si vorranno sviluppare le storie secondarie, ma ci torneremo.

Adesso passiamo al titolo della serie: anche in questo caso, c’è poco da discutere: “I Malavoglia” è perfetto. Abbastanza breve, iconico, immediatamente riconoscibile e subito traducibile in altre lingue (basta cambiare l’articolo che lo precede). Curiosità: in Inghilterra, “I Malavoglia” si trasformano in “The house by the Medlar Tree” (“la casa del Nespolo”).

I Malavoglia: copertina del titolo inglese (particolare)

Pensando invece a un luogo dove ambientare la serie, la scelta sarebbe scontata, eppure proviamo a fare un ragionamento insieme. Dici Malavoglia e dici Sicilia, ma soprattutto Aci Trezza, frazione di Aci Castello, nel catanese. Lì sono ancora riconoscibili alcuni luoghi presenti nell’opera, come le fontane, i faraglioni, la Chiesa di San Giovanni Battista e il luogo di culto della Madonna della Provvidenza. Perfino la casa del Nespolo è sopravvissuta, e oggi è stata trasformata in un museo dedicato ai Malavoglia in cui è ricostruita la vita di una famiglia di pescatori dell’800. Eppure i temi dell’opera sono talmente universali (la voglia di ribellarsi al destino, il peso della tradizione, la sconfitta, gli occhi e le parole degli altri, la concezione dell’amore e dei rapporti sociali), che i Malavoglia potrebbe essere un concetto da replicare in tanti luoghi in cui sopravvivono mestieri legati a tradizioni antiche, a partire dalla stessa Sicilia (da Marzamemi a Mazara del Vallo), ma anche in Sardegna (i minatori del Sulcis) o Piemonte (gli spazzacamini di Vezzano). Insomma, sarebbe da farcene una serie antologica, tipo The Bridge.

Inoltre, potremmo girare l’Italia per seguire alcuni dei protagonisti le cui vicende non sono state raccontate in maniera diffusa: ‘Ntoni a Trieste, Luca nel viaggio verso Lissa e soprattutto Lia a Catania. Perché tutto ciò che potesse distrarlo dal suo vero obiettivo, Verga l’ha abbandonato, lasciando appese tantissime sottotrame che un bravo sceneggiatore può permettersi invece di riempire con quella fiction che renderebbe più serializzabile l’opera.

Ma in questo caso bisognerà fare delle scelte importanti: per allontanarsi dal Romanticismo e tenere il punto sul narratore assente, Verga sceglie di stendere un velo su tutto ciò che avrebbe potuto indulgere troppo al patetismo, insomma su tutte le vicende da cui oggi si pescherebbe a piene mani per una serie tv. Non ci viene mostrata (devo davvero dire attenzione spoiler per un romanzo di 150 anni fa? Vabbè, se non l’aveste letto, ci sono forti anticipazioni di trama qui) la morte di Bastianazzo durante la tempesta, non ci viene mostrata la morte di Luca, non viene descritta la lotta tra ‘Ntoni e il brigadiere, non si evidenziano le schermaglie amorose tra ‘Ntoni e le donne del paese etc. etc. Insomma, anche da questo potrebbe dipendere la lunghezza di questa serie tv.

Infine arriviamo alla parte più succulenta: chi saranno i protagonisti di questa storia? Insomma, quali attori daranno il volto ai personaggi dei Malavoglia? Chiaramente dovremo limitarci solo ad alcune delle figure principali, ma speriamo bastino. Prima di iniziare, però, una premessa. La vicenda raccontata si svolge nell’arco di circa 15 anni (1863 – 1877). Per fortuna Ridley Scott con Napoleon ci ha mostrato che un solo attore può interpretare lo stesso personaggio durante vent’anni della sua vita, ma in alcuni casi sarà necessario avere due attori per alcuni personaggi che incontriamo da bambini e lasceremo da grandi. Tutti pronti? Si parte!

Padron ‘Ntoni – Giorgio Colangeli

I Malavoglia - Giorgio Colangeli sarebbe un perfetto Padron 'Ntoni
I Malavoglia – Giorgio Colangeli sarebbe un perfetto Padron ‘Ntoni

Togliamoci subito il pezzo da 90 per fare alcune precisazioni. Cercheremo di mantenere alta la quota di sicilianitudine del cast, ma non potremo non andare oltre l’Isola in alcuni casi. Riguardo la scelta di Padron ‘Ntoni, non si poteva fare diversamente: il volto di Giorgio Colangeli è perfetto! Attore dalla carriera infinita, ha avuto anche a che fare spesso e volentieri con la Sicilia, portando Pirandello sia a teatro che in tv. Forte, duro, con un volto che conserva in sé tutte le storie e gli antichi motti che avevano fatto prosperare la famiglia, sembra perfetto per rappresentare la tradizione con cui le nuove generazioni dovranno per forza fare i conti:

Padron ‘Ntoni sapeva anche certi motti e proverbi che aveva sentito dagli antichi: «Perché il motto degli antichi mai mentì»: — «Senza pilota barca non cammina» — «Per far da papa bisogna saper far da sagrestano» —
oppure — «Fa il mestiere che sai, che se non arricchisci camperai» — «Contentati di quel che t’ha fatto tuo padre; se non altro non sarai un birbante» ed altre sentenze giudiziose. Ecco perché la casa del nespolo prosperava, e padron ‘Ntoni passava per testa quadra.

Giovanni Verga – I Malavoglia (cap. 1)

Bastianazzo – Giuseppe “Beppe” Fiorello

I Malavoglia – Beppe Fiorello potrebbe fare senza problemi la parte di Bastianazzo (1280×720)

Questa immagine presa da “Gli orologi del diavolo” in cui interpreta un motorista nautico, mostra che Beppe Fiorello sarebbe perfetto per fare Bastianazzo, grande e grosso ma capace di stare in riga agli ordini del padre, e protagonista di una delle pagine più tragiche del romanzo. Tra l’altro ha giusto giusto vent’anni in meno di Giorgio Colangeli, per fare un perfetto salto tra le generazioni.

Poi suo figlio Bastiano, Bastianazzo, perché era grande e grosso quanto il San Cristoforo che c’era dipinto sotto l’arco della pescheria della città; e così grande e grosso com’era filava diritto alla manovra comandata, e non si sarebbe soffiato il naso se suo padre non gli avesse detto «soffiati il naso» tanto che s’era presa in moglie la Longa quando gli avevano detto «pigliatela»

Giovanni Verga – I Malavoglia (cap. 1)

Mena – Nicole Grimaudo

I Malavoglia – Nicole Grimaudo è Mena, la figlia giudiziosa (1217×694)

Abbiamo detto che, tutte le volte che potremo, sceglieremo un solo volto per un personaggio anche se deve attraversare oltre un decennio di storia. In questo caso Mena, che vediamo fin da quando ha 17 anni, potrebbe essere perfettamente interpretata da Nicole Grimaudo. Catanese (è di Caltagirone) e con un viso che ha saputo sfidare il tempo, restando praticamente identico a quello delle sue prime prove attoriali. Il rapporto tra Mena e compare Alfio è una delle sottotrame sviluppate meglio nel romanzo e lo stesso carattere di Mena si può riflettere nei suoi occhi dolci e buoni, e nelle espressioni di chi è abituata ad ascoltare e lavorare, pensando agli altri prima ancora che a sé. In tutto il romanzo, si parla quasi sempre e solo bene di lei.

Alfio Mosca – Alessio Vassallo

I Malavoglia – Alessio Vassallo potrebbe essere Compare Alfio (1200×800)

Innamorato di Mena praticamente da sempre e segretamente ricambiato, Alfio Mosca (chiamato da tutti compare Alfio) non riuscirà mai a coronare il suo sogno d’amore ma sarà protagonista di alcune delle pagine più romantiche del romanzo. Nei Malavoglia è uno dei pochi personaggi che migliora la sua condizione economica, pur con enormi sacrifici. Per lui abbiamo scelto il volto di Alessio Vassallo, uno degli attori siciliani più promettenti della sua generazione.

Però Alfio Mosca non ci pensava nemmeno alla Vespa, e se ci aveva qualcheduna per la testa, era piuttosto comare Mena di padron ‘Ntoni, che la vedeva ogni giorno nel cortile o sul ballatoio, o allorché andava a governare le bestie nel pollaio, e se udiva chiocciare le due galline che le aveva regalato si sentiva una certa cosa dentro di sé, e gli sembrava che ci stesse lui in persona nel cortile del nespolo, e se non fosse stato un povero carrettiere dal carro dell’asino, avrebbe voluto chiedere in moglie la Sant’Agata, e portarsela via nel carro dell’asino

Giovanni Verga – I Malavoglia (cap. 5)

Lia – Bianca Leonardi e Selene Caramazza

I Malavoglia – Lia potrebbe essere interpretata da Bianca Leonardi (da piccola) e Selene Caramazza (da grande) (1280×900)

La Lia cresce insieme ai suoi obblighi, più come una futura sposa che come una donna vera e propria (per la metà delle volte, il suo nome è collegato alla parola “dote”) ed è per questo che forse, pur amando profondamente la sua famiglia, nutre la ribellione dentro di sé, che la spingerà ad andar via da Aci Trezza per crearsi un suo destino. L’ultima sua immagine è data da Alfio Mosca, che racconta a Mena di aver visto la Lia a Catania, davanti ad una porta, in attesa. I critici sono concordi nel pensare che quell’espressione indichi un lavoro in una casa di piacere.

Per la Lia, da bambina e da adulta, ho scelto gli occhi curiosi e ribelli di Bianca Leonardi e Selene Caramazza. La seconda, in particolare, è abituata a personaggi forti, che non amano farsi mettere i piedi in testa, come Luisa nel bellissimo “Spaccaossa”.

Ma la Lia era vanerella peggio di suo fratello ‘Ntoni, e le piaceva starsene sulla porta a far vedere il fazzoletto
colle rose, che ognuno le diceva: — Come siete bella con quel fazzoletto, comare Lia! e don Michele se la
mangiava cogli occhi. La povera Mena, mentre stava là sulla porta, ad aspettare il fratello che tornava a casa ubbriaco, si sentiva così stanca ed avvilita che le cascavano le braccia quando voleva tirare in casa la sorella, perché passava don Michele, e Lia le rispondeva: — Hai paura che mi mangi? Già, nessuno ne vuole di noi altri, ora che non abbiamo più niente. Non lo vedi come è andato a finire mio fratello, che non lo vogliono nemmeno i cani!

Giovanni Verga – I Malavoglia (cap. 13)

Alessi – Federico Ielapi e Andrea Arcangeli

I Malavoglia: Federico Ielapi e Andrea Arcangeli potrebbero interpretare Alessi
I Malavoglia: Federico Ielapi e Andrea Arcangeli potrebbero interpretare Alessi

Alessi è il piccolo di casa, a cui Verga, anche se non lo dà mai a mostrare, vuole bene, presentandolo con un “tutto suo nonno”. Dei Malavoglia è l’unico con un sincero amore per l’attività di famiglia, sempre pronto ad aiutare e a mettersi in mare. Buono curioso e attento, sarà lui a ricomprare la casa del nespolo e a creare una nuova generazione di Malavoglia nelle pagine finali del libro.

Per dare il volto ad Alessi da piccolo abbiamo scelto Federico Ielapi, uno dei giovanissimi attori italiani più famosi degli ultimi tempi. Per Alessi adulto, invece, abbiamo scelto Andrea Arcangeli: il ponte temporale è rispettato (tra i due passano 17 anni di differenza), potrebbe davvero essere la versione adulta dell’altro. Inoltre, è stato capace di calarsi nei panni più diversi e non avrebbe problemi a interpretare anche Alessi.

Che vuol dire che il mare ora è verde, ora è turchino, e un’altra volta è bianco, e poi nero come la sciara, e
non è sempre di un colore come dell’acqua che è? chiese Alessi.
— È la volontà di Dio, rispose il nonno, così il marinaio sa quando può mettersi in mare senza timore, e
quando è meglio non andarci.
— Quei gabbiani hanno una bella sorte, che volano sempre in alto, e non hanno paura delle ondate se il
mare è in tempesta.
— Allora non hanno da mangiare nemmeno loro, povere bestiole.
— Dunque tutti hanno bisogno del bel tempo, tale e quale come la Nunziata che non può andare alla fontana
se piove, conchiuse Alessi

Giovanni Verga – I Malavoglia (cap. 10)

‘Ntoni – Edoardo Strano

Edoardo strano potrebbe rivestire i panni di 'Ntoni (1280x900)
Edoardo strano potrebbe rivestire i panni di ‘Ntoni (1280×900)

Siciliano, come gran parte del nostro cast, trent’anni tondi tondi, e abituato a recitare film ambientati nella sua regione (addirittura al fianco di attori del calibro di Harrison Ford), ha un volto che sembra praticamente perfetto per incarnare quello di ‘Ntoni, il ribelle, il “traditore” (e indovinate come si chiama il primo film dove Edoardo Strano ha recitato? Appunto!). Non sembrava possibile trovare un attore migliore, sembra nato per la parte e noi l’abbiamo scelto.

Io non sono una passera. Io non sono una bestia come loro! rispondeva ‘Ntoni. Io non voglio vivere come un cane alla catena, come l’asino di compare Alfio, o come un mulo da bindolo, sempre a girar la ruota; io non voglio morir di fame in un cantuccio, o finire in bocca ai pescicani.

Giovanni Verga – I Malavoglia (cap. 11)

E siamo arrivati alla fine di quest’articolo. Cosa ve ne sembra, cari lettori, delle nostre scelte? Ne avreste cambiata qualcuna? Fatecelo sapere nei commenti!