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La classifica dei 10 peggiori protagonisti nella storia delle Serie Tv

Il ruolo del protagonista nelle Serie Tv è, ovviamente, fondamentale. Il compito di tale figura è uno dei più ardui e complicati: su di lui grava la maggior parte della trama della serie e basta davvero poco per portarlo sulla strada sbagliata. Il trucco per creare un buon personaggio centrale sta probabilmente nell’equilibrio da conferirgli: non bisogna caricarlo troppo come vedremo ad esempio in Glee, ma neanche troppo poco come accade in Élite (Oh, Élite cosa ci hai combinato!) Di fronte ai nostri occhi sono passati protagonisti impeccabili – come Walter White – che sono riusciti a reggere le fila di una trama e di un prodotto magistrale, ma non sempre questa è la regola, a volte è l’eccezione.

Al tempo stesso, in questi anni, abbiamo anche visto protagonisti che non sono stati all’altezza della trama, o al contrario non sono riusciti a dare il loro contributo – tramite la loro essenza – per migliorare il prodotto.

Scopriamo insieme quali sono i colpevoli di tale colpa con una classifica che, sicuramente, aprirà le porte a tante opinioni!

10) Jonas Kahnwald – Dark

Élite

Forse una scelta impopolare, ma opportuna: il decimo posto va a Jonas Kahnwald, il gatto di Schrödinger di Dark

Jonas è senza dubbio uno dei protagonisti che – più di altri – hanno dovuto fare i conti con cose che sembrano impossibili munite di una logica annientante, cose che lo portano a scoprire di non dovere esistere nell’universo, a vivere per dissolversi, a lottare contro il tempo e se stesso. Per tutte e tre le stagioni cerca di capirci qualcosa – esattamente come noi – e si fa carico di responsabilità umane che solo a raccontarle si fa fatica. Eppure, nonostante tutto questo, Jonas non poteva mancare in una classifica che parla di protagonisti che forse avrebbero potuto fare di più. Chiariamoci: da un punto di vista tecnico lui fa del suo meglio per riuscire a compiere il viaggio e portare la normalità, ma è la parte umana che lascia desiderare e che stona decisamente con tutta la serie.

Perché Dark è un prodotto mosso non solo dal tempo ma anche dalla vulnerabilità, l’amore in ogni sua forma, la rinascita. L’aspetto umano del protagonista esiste, ma solo dopo qualche puntata viene accantonato per fare spazio a una continua lotta che spazza via l’essenza di Jonas e ci fa chiedere: ma chi è davvero? E lasciateci dire quanto, in realtà, sia assolutamente strano tutto ciò: abbiamo avuto tre sue versioni che lo vedono nel futuro e nel presente ma nessuna di queste ci ha mai chiarito chi sia davvero.

Bastava fare uno sforzo in più per rendere Jonas un gran protagonista, e questa mancanza ha decisamente rovinato il personaggio.

9) Jack Shephard – Lost

Élite

Jack Shephard è il frutto di tutto ciò che comporta essere un vero leader. Per quanto lui lo sia stato – e nonostante la bontà messa in questo ruolo – Jack non può non far parte di questa classifica.

Essere un leader è forse il tipico compito della maggior parte dei protagonisti. In questo caso Jack ha dovuto fare i conti con situazioni drastiche che mettevano giornalmente in pericolo la sopravvivenza. Tutti in un ruolo del genere avrebbero compiuto degli errori e proprio per questo motivo non saranno oggetto di discussione, tutto sommato abbiamo sempre saputo empatizzare con lui. Il motivo per cui Jack fa parte di questa classifica è molto più ampio.

Se da una parte troviamo protagonisti troppo scarichi (come vedremo in Élite) da un’altra a volte li troviamo troppo carichi. Jack in questo senso è davvero l’esempio concreto: il suo lato eroico, portato agli estremi, annienta qualsiasi altra sua parte e ci spinge a chiedergli una pausa da tutto quel suo troppo.

Lost inizia e finisce con lui. Ogni mossa nell’intermezzo lo mette decisamente in difficoltà perché sembra che solo lui possa avere la risposta al nuovo test di sopravvivenza. Il punto è proprio questo: Jack si autoproclama leader ma nessuno ha mai deciso che lo dovesse diventare se non lui stesso. Questa scelta nasce come un’esigenza naturale per il protagonista che – essendo dottore – sentiva il bisogno di studiare ogni minimo particolare per salvare il salvabile. Ma sarà proprio questo pugno di responsabilità – creato da lui stesso – ad affossarlo portandolo a essere un’alcolista e riuscendo a deludere perfino per Kate, con cui aveva iniziato una relazione.

Il nono posto in questa classifica per Jack suona quasi come una punizione per essersi spinto oltre ogni limite pur di fare l’eroe anche quando non richiesto. Questo punto non può essere sottovalutato perché è la vera e propria causa di ogni sua crisi: per quanto fosse nella sua natura avrebbe dovuto a volte fare un passo indietro e riuscire a guardare le cose da una prospettiva diversa, meno da protagonista e più collettiva.

8) Piper Chapman – Orange Is The New Black

Élite

Volubilità: questa è Piper Chapman, e non c’è miglior parola per descrivere la protagonista di Orange Is The New Black.

Piper Chapman è un uragano che gira solo intorno a se stessa, un girasole che guarda dalla sua parte, una strada che va in un’unica direzione: quella in cui si trova lei. Fin dalla prima puntata il suo ingresso in carcere è caratterizzato da una superiorità che la porta a guardare tutte le sue compagne come sue discepole che non possono far altro che ammirarla. Per via della sua poca empatia ma tanto egocentrismo non riusciamo a vivere i suoi drammi personali come vorremmo e questo perché sembriamo anestetizzati, ma alla base c’è un motivo chiaro: sembra che la sua vita non riesca a reggere il confronto. Umanamente non partecipiamo al suo dolore e questa è una colpa da attribuire unicamente alla caratterizzazione sottotono della protagonista non paragonabile a quella delle sue compagne che vivono storie in cui ci immergiamo completamente.

Se parliamo Piper parliamo anche di volubilità e inaffidabilità. Nella prima stagione si professa innamorata del proprio ragazzo, ma basta rincontrare Alex – proprio quella ex che l’ha ferita ed è colpevole del suo arresto – per mandare tutto all’aria. All’inizio sembra odiarla, ma poi se ne accorge: è lei l’amore della sua vita. Poco importa, però, di quanto questo sentimento sia in fin dei conti profondo, perché basterà l’arrivo di Stella per farle mandare di nuovo tutto all’aria facendole prendere una nuova sbandata. Questi repentini cambiamenti inevitabilmente hanno portato il telespettatore a non darle alcun tipo di credibilità e a pensare che i suoi gesti siano mossi solo dalle sensazioni del momento e non da un amore costante e profondo.

7) Scott McCall – Teen Wolf

Settimo generosissimo posto per Scott McCall, il protagonista di Teen Wolf.

La maggior parte dei fan di Teen Wolf ricorderà quello che per molti fu il personaggio preferito dell’intera serie: Stiles. Per via del suo sarcasmo, della sua intelligenza, purezza e leggerezza ma mai superficialità che lo ha sempre contraddistinto, fu lui per lo più l’unica scelta condivisa da parte dei telespettatori. Purtroppo però la stessa sorte non è toccata al vero protagonista: Scott McCall.

Petulante, insoddisfatto, perennemente nevrotico e testardo. Ogni decisione di Scott era traducibile in un vero e proprio colpo di testa che tendenzialmente appesantiva la visione della serie trasformandola in una vera e propria lotta contro le pessime scelte del protagonista. Seppur altruista e generoso, la sua indole da Alpha (letteralmente) non lo ha mai lasciato stare rendendolo a tutti gli effetti un protagonista che sente di dover salvare il mondo anche quando non richiesto. Il suo egocentrismo e la sua troppa voglia di guardarsi allo specchio e vedere un eroe lo ha portato a intraprendere battaglie per altri, a prendere la parola al posto dei suoi amici, a decidere da solo in quali guerre far entrare il suo branco. Davanti ai suoi occhi muore l’amore della sua vita e neanche tale evento drammatico gli farà comprendere davvero come applicare la razionalità e lasciar stare gli istinti da lupo che vivono dentro di lui e che mai, in nessun modo, ha saputo equilibrare.

6) Samuel García Domínguez – Élite

Élite

Sesto posto per il protagonista di Élite, la serie spagnola original Netflix.

Ci sono protagonisti che, nonostante le grandi premesse, si perdono e ci deludono con un’evoluzione non pari alle nostre aspettative. Ecco: questo non è il caso di Samuel. Il suo personaggio fin dal principio ha mostrato che, anche stringendo, quello non era un frutto che avrebbe dato un succo importante. Nonostante le sue idee per cercare di incastrare Polo, Samuel non è riuscito a imporsi come buon protagonista in Élite.

Ma perché, poi?

Perché Samuel è un personaggio sostanzialmente nullo, privo di una caratterizzazione o una propria firma. Non ha una caratteristica o una dote che fa dire: Samuel è questo, farebbe così, direbbe nero invece che bianco. Tutto questo è assolutamente assente e ciò che ci rimane tra le mani è un protagonista che si, cerca di difendere il bene dal male, ma che poi non fa altro. La sua presenza in Élite potrebbe valere tanto quanto quella di un poliziotto che si vede alla fine di ogni film quando è il momento di catturare il cattivo: fa del bene, lo arresta, ma poi non sappiamo chi sia. Il personaggio di Samuel avrebbe potuto offrire molto di più, ma questa opportunità non gli è stata donata facendo apparire vano il tentativo di regalargli delle storie d’amore per mostrare la sua vulnerabilità. A volte c’è bisogno di più, e lui non ha saputo arrivarci riducendosi a essere un ennesimo errore di Élite.

5) Rachel Berry – Glee

Non sempre i personaggi delle Serie Tv riescono a mettere d’accordo tutti. Ognuno trae le proprie considerazioni e si fa un’idea personale, ma a questo sembra far eccezione Rachel Berry: lei riesce a mettere d’accordo quasi tutti.

Egocentrica, immatura, perennemente in competizione e sorprendentemente – spesso – antipatica. Figlia unica di due genitori completamente devoti a lei, Rachel impara a vivere cercando consensi in qualsiasi parte del mondo. Ovunque lei sia, ha bisogno dell’approvazione che pensa di meritare senza alcuna obiezione. Fin dalla prima stagione la sua ambizione è chiara e trasparente, e proprio questo aspetto – frutto della sua infanzia contornata da una raccolta di premi non indifferente – la porta sempre a sentirsi dieci gradini sopra tutti quanti, immaginandosi come l’unica vera star. Non esiste alcun tipo di confronto con la protagonista di Glee: ogni cosa nasce e muore quadrata. Se ha deciso – e lo ha fatto – di avere ragione non ci sarà alcun modo per confrontarsi e riuscire a trovare un punto di incontro.

Il percorso di crescita in Rachel non manca e per questo aspetto non c’è nessun altro da ringraziare se non Finn. La parte migliore della protagonista senza di lui forse non si sarebbe vista, ma anche in questo caso la cosa non ci sazia: le uscite infelici sono sempre di più rispetto a quei pochi sprazzi positivi, e per questo motivo non possiamo essere accondiscendenti e non darle un posto in questa classifica. Rachel tende a un’immaturità che non le permette di guardare le cose da una prospettiva diversa, più equilibrata. Gli estremi sono e saranno sempre il suo posto, l’unico in cui riesce a star bene davvero.

4) Emily Cooper – Emily In Paris, o meglio chiamata: metodo per apprezzare il protagonista di Élite

Sbarcata durante la fine del 2020, Emily In Paris ha fatto il suo esordio promettendoci grandi cose che però sembra non aver mantenuto. Uno dei suoi problemi principali? La protagonista, purtroppo.

Emily – e ne avevamo parlato anche in questa precedente classifica – è un uragano di sensazioni ed emozioni sempre pronte a mutare. Questa caratteristica – nonostante spesso si traduca in una nota positiva – non è un vantaggio del suo personaggio. Ci confonde con le sue mille idee e questo sembra delineare solo una personalità incoerente e altalenante che non riesce a trovare nessun equilibrio. Vive di bagliori e affascinarla, come abbiamo visto, sembra sempre estremamente semplice. Diverse sono le persone che sono riuscite ad attirare la sua attenzione e sapete come? Facendo assolutamente niente. Personaggi pressoché inutili che semplicemente scambiavano quattro chiacchiere con lei sono riusciti ad averci perfino una relazione. Nel giro di una sola puntata Emily riusciva a conoscere una persona, fidanzarsi e lasciarsi. Tutto in 20 minuti.

Forse questa fretta è un po’ troppo anche per noi amanti delle Serie Tv che siamo abituati a vedere storie evolversi puntata dopo puntata. Ma questo è il punto: Emily è talmente estrema da diventare una caricatura di se stessa. Questo personaggio riesce a contenere dentro di sé talmente tanti cliché che il protagonista di Élite appare quasi affascinante se confrontato a lei. Ci rendiamo conto?

3) Ted Mosby – How I Met Your Mother

Poche certezze nella vita, ma una di queste è e sarà sempre la presenza di Ted Mosby all’interno della classifica dei peggiori protagonisti. Un terzo posto, purtroppo, che nessuno gli ha potuto negare.

Sia chiaro: il personaggio di Ted non è un personaggio che pecca di autenticità, personalità o bontà. A tutti gli effetti è ben caratterizzato, riconoscibile, ha una sua firma al contrario del protagonista di Élite. Ma c’è un però: questa firma è troppo grande ed è fatta con tanti disegnini raffiguranti cuori aggiunti da lui stesso. Questo è il problema reale. Questo è Ted Mosby.

Ogni cosa successa all’interno delle nove stagioni di How I Met Your Mother ha a che fare con l’estremo bisogno che cova dentro di avere una donna uguale a lui accanto. Tutto ciò che accade ha una fine ben delineata che si traduce nell’unica paura che sembra dimostrarci: stare solo. Quante volte, effettivamente, l’abbiamo visto single o non innamorato? Pochissime. Quante volte ha bussato alla porta di una ragazza solo per il gusto di farlo? Infinite, ve lo diciamo noi. E tutto questo perché Ted ha paura della solitudine, del non amore, di se stesso in una casa vuota. Non era importante chi fosse, se l’appuntamento del giorno sembrava essere anche solo vagamente interessante lui si faceva in quattro per farlo andare nella direzione del famoso rapporto serio che cercava da sempre.

Non c’è nessuno bravo come Ted Mosby ad auto sabotarsi la vita ignorando perfino di farlo per proteggersi. Ostinazione nei confronti delle aspettative sociali, della famiglia, delle sue convinzioni: queste sono le fila che hanno retto il protagonista, e che hanno deciso che in qualche modo dovesse avere come unica aspirazione l’amore con la A maiuscola e in assenza di questo farsi andare bene anche quello con A minuscola. “Magari se l’annaffio con forza cresce” , pensava, immaginiamo, Ted.

2) Tokyo – La Casa Di Carta

La Spagna ci fa un secondo regalo in questa classifica. Dopo il protagonista di Élite decisamente troppo scarico, eccone uno troppo carico: Tokyo de La Casa Di Carta.

Ciò che fa sorridere in questo personaggio è l’ambizione di cui sicuramente si saranno fatti carico gli sceneggiatori costruendo questo tipo di personaggio. Il caschetto, lo sguardo ambiguo, una bellezza indiscutibile e un carattere forte: tutto sembrava andare nel verso giusto per far sì che Tokyo diventasse la nuova Mia Wallace nelle feste di Carnevale.

Eppure qualcosa è andato storto.

C’è una grande differenza tra l’essere iconici e fare cose che non verranno dimenticate, e Tokyo ne è l’esempio concreto. La sua entrata in moto all’interno dell’edificio – scena diventata virale – è una macchia che non lo verrà mai tolta e che servirà sempre a dimostrare l’assoluta ridicolezza del personaggio. La Casa Di Carta ha tanti difetti e Tokyo è in assoluto uno di questi, se non il più grande. Ogni cosa nasce per essere distrutta da lei, ogni intellettuale piano del professore dovrà vedersela con l’istinto di Tokyo che deciderà di fare a modo proprio mandando tutto all’aria. Da sempre le essenze contraddittorie e piene di sorprese piacciono al pubblico per via del loro lato ambiguo, affascinante e imprevedibile: questo è uno dei rari casi in cui queste cose diventano a tutti gli effetti un difetto noioso e prevedibile nella propria imprevedibilità.

Stiamo parlando di un personaggio che va via da un’isola deserta in cui con assoluta libertà può fare tutto quello che le pare per andare a esplorare un mondo in cui cerca la stessa cosa ma ovviamente non può averla. Questo è il punto: desidera sempre ciò che non può avere risultando agli occhi del telespettatore come un personaggio insoddisfatto e viziato.

1) Summer – Summertime, la sorella sentimentale di Élite

Ricordate cosa abbiamo detto su Samuel, il protagonista di Élite? Ecco: il primo posto va tutto a Summer, la sua versione femminile!

La foto che vedente qui sopra è la rappresentazione concreta dell’essenza della protagonista: qualsiasi cosa accada lei avrà questo sguardo. Le vicende che vive sono a tutti gli effetti piene di emotività, amore, insomma tipiche di ogni adolescente e questo sguardo perennemente spento è una contraddizione chiara al trama centrale della serie. Summer è una montagna russa fatta di lamentele e noia, di insoddisfazione e acidità. Non riesce a reagire alle cose in maniera spontanea e tutto prende la piega di una mossa artificiosa e costruita da una passività che in una protagonista di un teen drama non dovrebbe esistere. Il motivo per cui rivediamo in lei la figura del protagonista di Élite è tutto qui: un personaggio scarico, incapace di farci empatizzare, distante.

Oltre a tutto questo riesce anche a essere una pessima amica: innamorata del suo Alessandro, dimentica per tutta l’estate i suoi migliori amici per poi ricordarsene solo quando le delusioni collezionate dal suo fidanzato saranno troppe da sopportare e invece di affrontarle fuggirà. Questo è un tipico esempio delle cose che non vanno in Summer: fugge, non si prende mai le responsabilità delle proprie azioni, non affronta le cose. Tutte queste mancanze non fanno altro che renderla un personaggio ignoto ai nostri occhi che ci portano, alla fine della visione, a chiederci chi realmente sia la protagonista. Il problema è che questo è il tipico caso in cui la costruzione dell’essenza e dell’anima manca totalmente per fare spazio solo alle vicende collettive senza mai dare un occhio di riguardo a quella parte intima che ci permette di provare empatia per il personaggio.