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La classifica delle 10 migliori colonne sonore nelle Serie Tv italiane

Non parleremo mai abbastanza delle colonne sonore delle serie tv. Un elemento chiave, una colonna emozionale che dà un’identità definita allo show. In particolar modo la sigla e il theme song sono un filtro catalizzatore che ci permette di immergerci nella storia. Il tema ci parla, la sigla invece può introdurre (sigla di testa o di apertura) o chiudere (sigla di coda o di chiusura) un’emozione. Mentre quella iniziale ci prepara emotivamente, la sigla finale ha un compito ancor più cruciale perché contribuisce a solidificare il legare con lo spettatore. Quest’ultima ci avvolge come una coperta per permettere alle sensazioni che abbiamo provato durante la visione di restarci incollate addosso. La sigla iniziale è talmente importante che anche quando è assente – cioè quando abbiamo solo un brevissimo, essenziale e fugace intermezzo, come quella di Gomorra – riesce comunque a lasciare un segno identitario. La colonna sonora coinvolge tutti i sensi dello spettatore grazie ai suoni, ai timbri di voce, agli strumenti e agli effetti sonori che raccontato, smorzano o contrastano quanto sta accadendo. Funge da gancio emotivo e rappresenta a tutti gli effetti un elemento narrativo. Quella di Romanzo criminale – La serie evoca un immaginario simbolico mentre le altre che troverete in classifica ci permettono di far esplodere o scaricare a terra la tensione, come fa quella di Gomorra. In ogni caso la colonna sonora è imprescindibile perché contribuisce a creare un legame emotivo e catartico con i personaggi.

Ecco la classifica delle 10 colonne sonore, come quella di Romanzo criminale – a nostro avviso – tra le più suggestive, identitarie ed efficaci delle serie tv italiane.

10. 1992/1993/1994

La colonna sonora della serie tv creata da Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo da un’idea di Stefano Accorsi apre la classifica. L’intera colonna sonora a cura di Davide Dileo della trilogia prodotta da Wildside è a tratti onirica e psichedelica, a tratti incalzante, sfacciata, ma sempre caratterizzata da un concept moderno, internazionale. Se il nome di battesimo non vi dice molto, l’alias vi accenderà qualche lampadina. Lo zampino musicale è infatti di Boosta dei Subsonica, il quale ha fuso le sonorità più metalliche, proprie dell’elettronica, con quelle più classiche, vicine al linguaggio cinematografico d’autore. L’intro, invece, è spavalda, graffiante e ci cattura nel mondo di Leonardo Notte, fatto di colpi bassi, intrighi e manipolazioni. La colonna sonora di ogni stagione include anche una selezione accurata dei brani allora più rappresentativi. In quella di 1992, ad esempio, si va da Everybody hurts dei R.E.M a Tutta tua di Non è la Rai. In quella delle stagioni successive, 1993 e 1994, entrano i brani di Capossela, The Smashing Pumpkins, Afterhours, Pearl Jam, Blur o A tratti dei C.S.I. Una colonna sonora imponente che insiste sulla memoria storica a partire dai brani iconici che ascoltavamo in quel periodo. Disturbante, a tratti aggressiva, la musica si adatta alla perfezione alla trama, al clima politico narrato, all’energia e all’edonismo del protagonista.

9. Coliandro

La colonna sonora de L’ispettore Coliandro è stata curata dal duo di musicisti Pivio e Aldo De Scalzi con la collaborazione di G-Max e Vittorio De Scalzi. Il genere dei brani è in perfetto accordo con il mood della serie, e del protagonista, e spazia dal funky degli anni settanta all’elettronica, dal jazz al rap. La serie tv di Carlo Lucarelli, interpretata da Giampaolo Morelli, è eclettica, leggera e autoironica e l’intro non è da meno. La sequenza di immagini rimanda all’universo filmico degli anni Settanta tanto caro a Quentin Tarantino. Il brano musicale è Wolf Tune e accompagna la sequenza di elaborazioni grafiche dai colori shock dei gialli e dei rossi sangue e delle sagome nere che ricordano le sigle degli action movie o delle serie tv dell’epoca, come Charlie’s Angels. Gli altri brani identitari della serie sono, ad esempio, Feel Panic, con la voce di Barbara Eramo, Io sto sempre qua con la voce di G-Max o The Winner. Insomma una colonna sonora vintage, eclettica e impertinente, cucita su misura su un personaggio impertinente e ormai iconico.

8. Boris

Le musiche originali strumentali, molto cinematografiche, di Boris sono a cura di Carmelo Travia e Giuliano Taviani. Impossibile non ricordare la bellissima Formica rossa Jane, Niente Buonismo, Glauco, Bruno o La Risposta è qui. Brani strumentali che ormai vengono presi in prestito da programmi televisivi e contenuti social di ogni genere. Menzione speciale per il rifacimento di Tre parole di Valeria Rossi, che è diventata Dammi tre parole / Occhi del cuore, e ovviamente il brano musicale della sigla. Scritto “un po’ a ca**o di cane” (mentite se non avete cantato la strofa!) la canzone è composta dagli Elio e Le Storie Tese. Il brano ha la stessa parte musicale di Effetto Memoria, la canzone del gruppo inclusa nell’album Studentessi del 2008, ma il testo è nuovo ed è stato ricamato ad hoc sulla trama della serie ideata da Luca Manzi. La canzone s’intitola non a caso Gli occhi del cuore ed è disseminata di riferimenti alla soap medicale girata dalla troupe di René Ferretti, come il “dottore cieco” – uno spoiler! – oppure i piani americani, intensi e così italiani degli attori (cani) Corinna e Stanis. Quindi una colonna sonora, anzi una bandiera, ormai simbolo di una certa mentalità, lasciatecelo dire, molto italiana.

7. Strappare lungo i bordi

Giancane e la sua “Strappati lungo i bordi”, la sigla che non vorremmo skippare mai. Dice Netflix. E come dargli torto? La prima serie animata di Michele Rech, alias Zerocalcare, è talmente breve, ma intensa, che non vorremmo saltarne nemmeno un secondo, tantomeno la sigla iniziale. Il brano dell’intro è di Giancarlo Barbati, meglio noto come Giancane. Un cantautore e musicista italiano, ex chitarrista del Muro del Canto, da anni legato a Zerocalcare, con il quale condivide da sempre gli stessi ambienti. Giancane firma l’intera colonna sonora originale che è raccolta nell’album Strappati lungo i bordi uscito in concomitanza con la serie. Un album punk rock influenzato dalle suggestioni più disparate che accomunano la generazione nata negli anni Ottanta, dai racconti di periferia degli 883, al metal, dai negozietti di dischi, Soulseek a Kurt Cobain. Saltiamo dalle originali, come Strappati Lungo gli 80s, ai brani di Manu Chao, Billy Idol, passando per Ron, Tiziano Ferro, i Klaxon fino al brano dei Band Of Horses, che con il finale ha acquistato tutto un altro sapore. Un connubio di testo, musica e fumetto che nel giro di due tratti di matita ci riporta indietro a quelle serate umidicce e arrabbiate di tanti anni fa contornate da musica sparata al massimo, seghe mentali e incomprensioni sociali.

6. Suburra – La serie

Restiamo in zona con la colonna sonora di Suburra. Ogni puntata si apre con un’animazione silenziosa dei tipici sampietrini romani che compongono il nome della serie e che producono uno stridio sonoro affilato e sordo. Un piccolo monito, pesante come la pietra, che ci invita a entrare, ma in punta di piedi, nel mondo di mezzo della criminalità romana. Una volta là, saremo sommersi da sonorità rap, urbane e suggestive. Alla fine, a lasciarci con il patema d’animo, ci pensa la sigla di chiusura. Parliamo di 7 Vizi Capitale, un brano di Tommaso Zanello, noto come Piotta, entrato nella prima stagione di Suburra. Nella seconda stagione, invece, il rapper romano realizzerà la colonna sonora rap (ma troviamo anche brani di Lucci e Coez, Colle Der Fomento, Cor Veleno e Mina) mentre per la terza e ultima stagione gli è stata affidata l’intera colonna sonora, contenuta nell’album Suburra – Final Season. Il singolo di Piotta, creato in collaborazione con Il Muro del Canto, riassume da solo il mood della serie gangster e l’impronta stessa della colonna sonora. 7 Vizi Capitale scorre impetuosa nei crediti finali tanto che è impossibile premere “stop”. Un brano che descrive la Città Eterna e che suggella ogni puntata lasciandoci davvero con i nervi a fior di pelle, come Aureliano e Spadino. Roma, dice Piotta, “è un quadro di Caravaggio: tanta oscurità e poi, all’improvviso, quel drappo rosso a cui aggrapparsi e che la illumina”. Una colonna sonora più evocativa di questa Suburra non poteva averla.

Entriamo nella Top 5 delle 10 migliori colonne sonore seriali, come quella di Romanzo criminale.

5. I Medici

La serie anglo-italiana creata da Frank Spotnitz e Nicholas Meyer ha un cast d’eccezione – dagli stranieri come Dustin Hoffman agli italiani come Guido Caprino (Il commissario Manara) – ma una quantità indefinita di inesattezze storiche che le sono valse più di qualche critica. Uno dei tanti elementi ad aver messo tutti d’accordo, però, è la colonna sonora. L’Original Soundtrack delle tre stagioni de I Medici è a cura del compositore Paolo Buonvino, che ha realizzato anche le colonne sonore di Incastrati, Paolo Borsellino, Romanzo Criminale Il film o Caos calmo e che nel corso degli anni ha collaborato con vari artisti, tra i quali Franco Battiato e Carmen Consoli. Per cantare Renaissance, il theme song de I Medici, è stata scelta Skin, la front leader degli Skunk Anansie. Il brano nasce da un’idea del compositore, il quale ha pensato di coinvolgere immediatamente la cantante, il cui timbro si presta alla perfezione al concept musicale della serie. Le atmosfere rinascimentali, infatti, si fondono a quelle più moderne, rappresentate quindi dall’elettro rock. La colonna sonora de I Medici è una sapiente miscela musicale di strumenti tradizionali, tipici della musica classica, e di elementi propri dell’elettronica che collega con un filo sottilissimo passato e presente.

4. Il commissario Montalbano

La sigla de Il commissario Montalbano risuona in (quasi) tutte le case italiane dal 1999. La serie tratta dai romanzi di Andrea Camilleri segna un passaggio imprescindibile verso una serialità d’autore, più matura. Una serie tv di qualità, però, raramente ha una colonna sonora anonima. Il compito di realizzare la meravigliosa soundtrack della serie con Luca Zingaretti è stato affidato a Franco Piersanti, compositore e direttore d’orchestra che dal 1976 a oggi ha realizzato circa un centinaio di colonne sonore tra show televisivi e film, molte delle quali per Nanni Moretti. Per Il Caimano, ad esempio, Piersanti ha ricevuto anche un David di Donatello come Miglior musicista. In un’intervista a Repubblica, il compositore ha raccontato cosa lo ha ispirato per creare il giusto accompagnamento per le vicende di Salvo Montalbano: «Pensavo a una cosa popolare, però volevo restare lontano dai generi e dai luoghi. La mia Sicilia è stilizzata, vado alla ricerca di un’emozione: non è un pensiero, è una suggestione. Vedendo la qualità del girato pensai che ci voleva una musica discorsiva, con molto più respiro. È una visione del personaggio che io mi creo, e che credo di vedere nel film». Il brano, ormai iconico, è senz’altro quello dell’intro iniziale. La sigla carismatica è infatti una miscela di melodie nostalgiche, arabeggianti e barocche; un tango energico, complice il contrabasso, che alimenta un clima di tensione e suspense che ha fatto innamorare il pubblico italiano tanto quanto il suo protagonista, altrettanto carismatico.

3. The Young Pope e The New Pope

Entriamo nella Top 3 con una colonna sonora pop rock che incarna tutta la sfrontatezza, l’arroganza e il fascino di Lenny Belardo. L’intro di apertura della prima stagione della serie di Paolo Sorrentino è puro genio e riassume la rivoluzione, al contrario, del pontificato del nuovo papa. Sulle note della versione dei Devlin di All Along the Watchtower, scritta da Bob Dylan e suonata anche da Jimi Hendrix, Pio XIII (un fenomenale Jud Law) con passo fiero e altezzoso ripercorre i momenti più significativi della storia della Chiesa, immortalati dall’arte sacra, che si srotolano al suo passaggio. Una sigla che, come la trama, insegue sacro e profano, ombre e luci. Il passo sicuro di Lenny è preceduto da una cometa che rimbalza da tela a tela, incendia l’ultima per poi colpire papa Wojtyła. Si tratta de La nona ora di Maurizio Cattelan: una scultura che rappresenta papa Giovanni Paolo II abbattuto da un meteorite. Come ha spiegato il regista all’HuffPost Italia: “perché, tra il serio e il faceto, il cristianesimo comincia con una stella cometa che, nel corso dei secoli assume sembianze diverse e misteriose come un meteorite e poi, forse, per molti aspetti diversi si trasforma in un macigno. Giocando con la magnifica opera di Cattelan, quel macigno abbatte un vecchio papa e lascia lo spazio a uno giovane: Pio XIII”. I brani selezionati per la prima e la seconda stagione sono, ognuno a loro modo, spiazzanti, a partire dalla sigla iniziale della seconda avventura, The New Pope, con il brano Good Time Girl oppure I Cant’ Escape Myself de The Sound, Non ci sono anime di Venditti, Hallelujah di Jeff Buckley e Melancolia di Peppino di Capri. Una colonna sonora irresistibile, controversa, sensuale e a tratti blasfema, come il brano Sexy and I Kwow it usato per accompagnare la vestizione del papa.

2. Gomorra

La colonna sonora originale è firmata dai Mokadelic. La musica in Gomorra è onnipresente tanto da rappresentare un personaggio a sé stante. Ogni brano, infatti, è stato disegnato per accompagnare le ambientazioni e i singoli personaggi. I suoni ovattati, elettrici e lividi sono la cornice ideale per la criminalità malfamata e disperata narrata nella serie ispirata all’omonimo best seller di Roberto Saviano. Se Doomed to Live dei Mokadelic costituisce lo scheletro sonoro della serie, creando una continuità narrativa, la sigla finale di Nuje vulimme ‘na speranza di NTO’ & Lucariello è il cuore pulsante. Il testo e la sonorità di questo brano cantato – uno dei pochi non strumentali della serie – accrescono il pathos e prolungano quel senso di agonia e di gravità che resta appiccicato come petrolio sull’acqua. La voce di NTO’ & Lucariello diventa a tutti gli effetti un personaggio, un altro compagno di disavventure di Ciro e Gennaro. Ma in questo singolo dei rapper di Scampia è contenuto anche un messaggio sociale, d’amore, di speranza e di rivalsa per Napoli e il suo territorio. Una colonna sonora originale di poche parole, evocativa, cupa e impetuosa.

1. Romanzo criminale – La serie

La colonna sonora di Romanzo Criminale non invecchia mai e svolge anche una funzione di rappresentazione simbolica di idee e significati, ma non nella sua concezione più comune. Sono passati quasi quindici anni dal debutto della serie diretta da Stefano Sollima e ancora non riusciamo a smettere di parlarne. A partire dalla sua intro spavalda, che incarna l’essenza stessa dei personaggi e che pare quasi aver anticipato quella di Narcos, al theme song, il Tema Triste, che lacera il cuore. Chitarrina western, trombe, dissolvenze, reggae, pop, disco music e melodie anni Settanta. La sonorità di Romanzo Criminale rimanda alla velocità degli inseguimenti e alle suggestioni culturali di quegli anni. Le musiche originali della serie basata sull’omonimo romanzo del giudice Giancarlo De Cataldo sono state composte da Pasquale Catalano, ad eccezione della musica della sigla iniziale che è stata composta dall’attore e compositore Stefano Fresi; lo stesso che in Romanzo Criminale del 2005, il film di Michele Palcido, interpretava “Il Secco”. Quel colore ambrato, l’odore dei soldi e il piombo: già il primo contatto con la serie fa venire voglia di urlare “sto col libanese!”

La colonna sonora di una serie tv è importantissima. Può dare il contesto, può spiegare lo svolgimento degli eventi, solidificare un immaginario simbolico, come ha fatto quella di Romanzo Criminale, oppure riportarci indietro nel tempo, come i brani che arricchiscono la colonna sonora della serie animata di Zerocalcare o quella di 1992. La musica di una serie tv può contribuire al successo dello show (o all’insuccesso) e se creata ad arte rappresenta una forma potentissima di storytelling.

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