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Flaminia – La Recensione di una piacevole ma dimenticabile commedia “psicologica”

Dal palco di Comedy Central alla sala cinematografica il passo è stato breve per Michela Giraud, che ha scritto e diretto il suo primo film dal titolo conciso e parlante: Flaminia. Prodotto da Eagle Original Content e Pepito Produzioni in collaborazione con Vision Distribution e con Prime Video, è uscito in Italia lo scorso 11 Aprile 2024 .

Addentriamoci meglio nel mondo di questa ragazza romana dalla personalità ben assestata e degli altri personaggi. Annoveriamo tra questi volti più o meno conosciuti come la madre Francesca interpretata da Lucrezia Lante della Rovere e Antonello Fassari nel ruolo del padre. Ma anche Rita Abela, nei panni della sorella Ludovica e seconda protagonista del film. Ludovica Bizzaglia, attrice e influencer e Andrea Purgatori, venuto a mancare subito dopo le riprese. Ma andiamo adesso a scoprire di cosa parla questo nuovissimo film che nasconde più di ciò che mostra.

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Flaminia De Angelis

La trama di Flaminia

Flaminia De Angelis appartiene ad una famiglia di arricchiti a Roma Nord e sogna da sempre di entrare nell'”olimpo delle fregne”: magre, ricche e super curate. È ricercatrice in diritto civile e fa l’assistente di giurisprudenza alla Sapienza. Ha tre amiche più che fanatiche, ossessionate dalla linea e dalle apparenze e il fidanzato Alberto, figlio di una ricca coppia dell’ambiente, che decide di sposare per volere della madre e fare così la scalata sociale. Un tempo Flaminia è stata anche la bassista di una band chiamata Le cicatrici, ma ora non fa altro che cercare di conformarsi all’ambiente in cui il padre, chirurgo estetico, è faticosamente approdato.

Quando mancano un paio di settimane al matrimonio, in casa giunge una novità non molto apprezzata da Flaminia e la madre. Ludovica, figlia del primo matrimonio del padre, è stata infatti cacciata dalla comunità terapeutica in cui viveva per aver dato fuoco al proprio letto. Adesso è costretta a stare per un po’ a casa del padre e diventerà un grande ostacolo per la sorellastra, la madre e l’organizzazione del matrimonio perfetto. Tanto che dopo svariati eventi, Flaminia cercherà in tutti i modi di riportarla al più presto in comunità, ma invano.

A ridosso del matrimonio e con il passare delle giornate trascorse insieme…

…Flaminia scoprirà però per la prima volta l’animo più vero della sorella, che finalmente riuscirà a considerare tale. Si renderà conto che da un certo punto della sua vita aveva agito soltanto per non deludere la madre, che più di tutti aspirava alla vita e all’estetica dei veri ricchi della società romana.

Si ricorderà infatti di quanto le piaceva mangiare un bel piatto di pasta al mare, di quanto amasse il suo ex ragazzo “non aristocratico” e di quanto adesso volesse dedicarsi alla sorella, che aveva tanto bisogno di lei. Il film ci regala dunque un finale aperto ma prevedibile. Abbiamo infatti Flaminia in abito da sposa, dopo aver ammesso ad Alberto che il loro non sarebbe mai stato un matrimonio compiuto per amore. Ma soltanto per far accedere lei al mondo della sua facoltosa famiglia e per ripulire al meglio la reputazione da cocainomane di Alberto.

Poco dopo, il padre le consegna un registratore nel quale Ludovica aveva registrato la loro canzone preferita. Ad un certo punto sentendo un infermiere maltrattarla verbalmente, capiscono che era stato lui ad incitarla a bruciare il letto. Così Flaminia correrà veloce col padre in comunità, pronta a suonarle all’infermiere e a dimostrare tutto il suo bene a Ludovica. Adesso Flaminia si sente finalmente appagata e libera di essere tornata se stessa

La scalata sociale di Flaminia a Roma Nord

Sono lampanti i messaggi più scontanti di Flaminia. E’ chiaro come risulti abbastanza ridondante e quindi banale la storia tipicamente romana di coloro che nascendo dal lato “sbagliato” della città e ambiscono più di tutto a raggiungere i piani più alti della società. Sacrificando le proprie vere origini, il background e non per ultimo, il proprio essere. Tutto questo viene incarnato totalmente da Francesca, la madre di Flaminia. La quale con tutte le forze ha cercato di riscattare il ruolo del marito nella società e di combattere contro la figlia un po’ sovrappeso e anticonformista.

Flaminia sembrerà accogliere con piacere le intenzioni della madre, mentendo a se stessa dal primo momento. Circondandosi di amicizie plastificate in maniera quasi ripugnate e di un amore che neanche lontanamente ricorda quello passionale e verace che aveva lasciato andare. La differenza la demarcano però proprio le tre arpie Vittoria, Costanza e Diletta. Nonché Alberto e i genitori (il ruolo del padre è ricoperto dal recentemente scomparso Andrea Purgatori). Questi sono davvero nati col “sangue blu”, seppur troppo caricati nel film. Rappresentano quella fetta di società che nasce abbiente e predisposto ad una certa cura dell’apparenza, sono filantropi e intrattengono relazioni pubbliche. Con più naturalezza (sembra un’antitesi lo so!), rispetto a chi con le unghie e lo sforzo estremo cerca di raggiungerli.

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Vittoria, Costanza e Diletta

Parliamo adesso della special guest: Ludovica De Angelis

Come un simpatico folletto burlone, entra Ludovica per un po’ nella vita di Flaminia e della madre. Il padre rappresenta una pedina della moglie ma un padre amorevole per la prima figlia. Ciò nonostante non sembra avere le energie per combattere contro la sagacia e l’insofferenza di Flaminia nei suoi confronti. La prima problematica riguarda proprio l’aspetto della sorellastra. Infatti visibilmente in sovrappeso e accanita a nutrisrsi in maniera spasmodica, rappresenta quello che Flaminia e la madre da sempre cercavano di allontanare dalle proprie vite.

Nonostante non si tocchi concretamente il tasto del body shaming, è chiaro come tutto il film ruoti intorno al fatto che Flaminia non avesse il fisico delle sue amiche perfette e di quelle che la madre contemplava. E chissà se riuscirà mai ad averlo, nonostante il divieto di mangiare carboidrati da tempo immemore. Ludovica invece rappresenta quell’innocenza e quella puerilità, che non le fanno conoscere di tutti questi artefatti. Lei è tanto affamata e mangia non curandosi del suo aspetto. Iconica la scena in cui trovandosi alla SPA con Flaminia e le sue amiche, noterà per la prima volta la differenza tra il corpo suo e quello delle altre ragazze. Si guarderà quindi allo specchio e soffrirà forse un po’, del fatto di non essere armonica come loro.

Ma non si tratta solo di questo

Ci troviamo di fronte ad una ragazza affetta da un disturbo psichiatrico, che viene poco specificato. Tuttavia dai suoi atteggiamenti e consci del fatto che Michela Giraud abbia ideato il film trattando la storia vera della sorella Cristina affetta da autismo, capiamo al volo di cosa si tratta. Non abbiamo di fronte una patologia di una gravità estrema, Ludovica agisce con un suo perché che non è sempre errato. Prova dei sentimenti, ha dei desideri e tiene a chi le vuole bene. E’ tanto giocherellona, ha uno spiccato senso dell’umorismo e le piace cantare e far divertire gli altri.

Ludovica De Angelis

Ma è anche una manipolatrice, una maniaca del controllo e una “paracula”, come la definisce inaspettatamente il suo medico della comunità, paragonandola tra l’altro a Flaminia, che risponde pure a questa difetti del carattere. Al di là di queste caratterizzazioni, come viene davvero rappresentata Ludovica? Non si può negare che nella prima parte del film non si riesce molto bene a definire la performance di Rita Abela. Non afferriamo se fosse un po’ troppo gonfiata la personalità di Ludo, quasi in maniera pagliaccesca. Sembra per un istante che tutti gli altri personaggi che le girano intorno e che figurano come gli “antagonisti” della storia, siano quasi preferibili al suo modo di muoversi e di parlare.

Solo in seguito capiamo questo tipo di recitazione

Di fatto è stato scelto per diluire la vera natura della patologia, l’estrema serietà dell’argomento e la sofferenza provata da Ludovica ogni mattina per essere al mondo. Tanto di cappello dunque a Rita Abela e alla sua interpretazione per niente scontata e povera di passione. Riguardo invece a Michela Giraud nei panni della nostra Flaminia, poco possiamo dire. Poiché quando innesti in una comedian certe scene di natura drammatica, il risultato non può che essere stridente e straniante. Le fa onore però il fatto di portare il nome della protagonista nonché titolo del suo primo film. Suo in tutti i sensi, legato alle corde del suo animo.

Quando è sbocciato l’amore tra Flaminia e Ludovica?

C’è una scena iconica che ha permesso un evidente cambiamento in Flaminia nei confronti della sorella. Quell’istante in cui ha tolto il filtro che aveva davanti gli occhi ed è rinsavita dal maleficio della madre. Questa racconta del momento in cui in auto Ludovica esprime a Flaminia il suo desiderio di provare un abito da sposa. Inutile descrivere la reazione irruenta e aggressiva di Flaminia nei suoi confronti. Urlandole che gli abiti da sposa si provano soltanto quando davvero si dovrà andare all’altare. Ludovica smette di ridere, come invece fa per gran parte del tempo e le chiede di realizzarle questo desiderio, in quanto sicuramente non potrà mai sposarsi nella sua vita.

E’ in questo preciso istante che Flaminia vede sua sorella per la persona che è realmente. E’ indubbiamente bisognosa di amore incondizionato, di rispetto estremo e di condiscendenza, quando serve. La porterà così in un atelier, dovrà potrà indossare un meraviglioso abito bianco che non la farà comunque sentire bella. Allora interverrà Flaminia con un leggero trucco alle gote e alle labbra. Adesso sì che può essere davvero sentirsi affascinante Ludovica De Angelis. E quando uscirà dal camerino troverà Flaminia che indossa un bislacco costume da sposo, per potergli così permettere di poter vivere quell’occasione da lei tanto agognata, ora e sempre.

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Flaminia e Ludovica in atelier

Drammatica e d’impatto è un’altra scena del film

Che sancisce la vera rottura di Flaminia con quel mondo patinato e privo di alcun senso. Avendo deciso di portare al suo addio al nubilato con le amiche anche Ludovica, questa si troverà la sera a cenare con loro in una terrazza super chic di Roma. Smorzerà inizialmente l’atmosfera ordinando a gran voce un carbonara, a dispetto delle amiche che si dicono sazie ancora prima di iniziare a mangiare. Il twitch si avrà però quando vedrà la padella in boilover. In quanto alla vista delle fiamme avrà subito una crisi istantanea poichè le ricorderanno il senso di colpa per aver incendiato il letto in comunità. In preda al pianto e al panico correrà agitata verso il bagno, seguita da una Flaminia preoccupata e inerme.

La troverà in bagno e le chiederà di confidarle cosa fosse successo

Non le interessava più che avesse fatto brutta figura con le sue amiche e che la sua serata fosse andata in fumo. E quando sentirà le sue amiche denigrare Ludovica ed asserire che anche un ipotetico figlio di Flaminia avesse ereditato “l’handicap”, aprirà con foga la porta del bagno e respingerà senza remore quelle che neanche per un istante sono state davvero sue amiche. Sarà tragico per Flaminia l’epilogo di quell’evento. Che vedrà Ludovica portata di forza in un ambulanza chiamata da una delle “amiche”, senza la possibilità si salire sul veicolo anche lei. In quei momenti però si sentirà finalmente libera, avvertirà il legame di sangue scorrerle nelle vene e per questo miracolo dovrà soltanto ringraziare sua sorella.

Tanti altri sono gli eventi che descrivono al meglio il vero carattere di Ludovica che inizialmente sembra scontrarsi con quello di Flaminia, ma in tutti il concetto del doppio è evidente. Vediamo infatti in Ludovica una Flaminia del tutto disinibita, priva di costrizione e mai schiava di qualcuno. Semmai ahimè, della sua condizione psichica. Le vediamo scornarsi in liti guidate da Flaminia poiché così le era stato imposto dalla madre, che aveva gettato nell’oblio la canzone della sua band intitolata “Fregne mosce”, i carboidrati, gli amori di quartiere e il sapore del sale sulla pelle dopo un bagno a Ostia.

Flaminia sorridente in auto

Le conclusioni risultano un po’ critiche

A conti fatti quindi, cosa ne pensiamo di Flaminia come prodotto cinematografico? Beh, può decisamente considerarsi come un prodotto di qualità, non eccelsa vista anche la prima esperienza della Giraud, ma sicuramente stimabile. Eppure non può dirsi un film che ti rapisce e ti fa immergere nel suo mondo colorato della tipica commedia all’italiana. A tratti risulta un racconto un po’ distaccato, come se a scriverlo non fosse stata una comedian! Si sarà frose impegnata a tal punto da non farlo trasparire? A questo non c’è risposta, però se la leggiamo come una commedia drammatica per certi versi, la freddura generale viene leggermente giustificata.

Inoltre ad ostacolare l’apprezzamento della storia principale, che risulta descritta in modo anche accurato, è tutto il contorno risulta quello di qualsiasi altro film con lo stesso stampo. Tuttavia essendo predisposto soltanto come vera e propria cornice, quindi poco presente e influente, possiamo dire che non infastidisce la reiterazione di certi topoi. Quindi qual è la critica peggiore? Si può esordire dicendo che si tratta di una pellicola “senza infamia e senza lode”! Di cui ci si dimentica il minuti dopo aver lasciato la sala e si pensa piuttosto a dove andare a magiare per cena o quale altro film guardare la prossima settimana. Sperando, beh, di rimanere con più emozioni nel cuore e nessuna critica.

Non tutto si può avere questo è chiaro. Se metà pubblico desidera andare al cinema e rilassare la mente assorbendo quasi passivamente quello che il maxi schermo propina, c’è chi invece pretende quasi quel trasporto più prestante, il dialogo vivo, il patto e il ricordo indelebile almeno per un po’. E voi da che parte state? Nel dubbio andate a vederla Flaminia! E poi chissà, magari potrebbe sorprendervi la vostra stessa reazione una volta giunti titoli di coda.