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BoJack Horseman 6×01 – È sempre colpa di qualcuno

BoJack Horseman 6×01 non riparte da dove ci eravamo lasciati, ma torna un po’ più indietro nel tempo, fin dove qualcosa forse si è veramente rotto nel protagonista. L’unica svolta plausibile mai realizzata, l’unico dramma capace di destabilizzare il più irrecuperabile degli irrecuperabili: la morte di Sarah Lynn. Perché se è troppo difficile accettare che chi è causa del suo mal pianga se stesso è più facile dare la colpa a qualcuno.

È sempre colpa di qualcuno

bojack horseman

Il flashback iniziale ci trascina nel più grande non detto di BoJack Horseman. Gli sviluppi di quella dannata notte al planetario (di certo uno dei momenti più drammatici della serie), di cui così poco si era parlato.
A farla da padrone, subito dopo, tornò il dramma del protagonista e la sua nuova avversione viscerale verso la vita, la sua corsa verso l’unica cura possibile: la morte. Beffata ancora una volta da una nuova promessa.
E se anche fin troppo netto ci era sembrato il taglio tra il fondo del barile e la rassegnazione, scopriamo oggi che in realtà passò dall’ennesima ripromessa di una vita nuova. Fin da adesso, fin da subito, fino almeno alla prossima bottiglia.

Ed eccolo dunque l’eterno ritorno al nichilismo di BoJack.
Il fondo è sempre troppo lontano da toccare, come è sempre più un’utopica follia questa irraggiungibile redenzione. Passa da molti drammi, troppi, ma se questi sarebbero stati in grado di annientare o di redimere qualsiasi altro soggetto con BoJack non fanno altro che trattenerlo in questo limbo infernale di sofferenza e tentativi (vani).

Ed è un nuovo tentativo quello che vediamo in BoJack Horseman 6×01.

Un tentativo diverso perché stavolta il viaggio passa dai ricordi di una vita passata, per la prima volta si indagano le cause che hanno portato a ciò. Attraverso la metafora dell’opening bruciata che diventa simbolo allegorico dei ricordi spazzati via, violentemente e coattivamente, dall’alcol. Dipendenza che capiamo non essere la causa del delirio esistenziale di BoJack ma un palliativo che il protagonista assume per bruciare parti di se stesso a beneficio di una beata ignoranza che sì, inganna, ma allevia la lurida realtà.
Una realtà in cui si ostina perennemente a distruggere, ad annientare, tutto ciò a cui tiene. E se pure la rassegnazione attanaglia il protagonista, la lotta contro se stesso lo stende fino al punto di soccombere e ri-soccombere ciclicamente.

Ma parlavamo poc’anzi di “tentativo diverso” e vi abbiamo anche descritto il perché questa possa essere la volta buona.

bojack horseman 6x01

Un dolore messo lì, mai superato, che torna a bussare, scatena un turbine emotivo tale da mettere in moto una girandola che può spingere BoJack a mettersi davvero in gioco per migliorare. Non basta più l’accettazione, quella è avvenuta molto tempo fa, ma serve il sorriso strappato e stampato su una polaroid. Parvenza lontana di un ricordo troppo doloroso di cui parlare.

Il nuovo BoJack è dunque propositivo e attivo nel suo percorso, ma il suo occhio, che vede nitido nello squallore, e il suo naso, che fiuta il marcio nascosto dietro l’apparenza, disvelano l’inganno della caducità e della debolezza di un falso tentativo di risalita, umiliando i suoi compagni di comunità. Lui sa bene cosa vuol dire cedere al vizio e in questo caso all’alcol. Conosce bene le fasi di un alcolizzato e la missione di un dipendente. Ricorda benissimo tutte le volte che ha bevuto per qualche motivo e tutte le sfumature e i benefici di un mezzo ripugnante ma purtroppo efficace per lui.

Sono 4 i ricordi chiave legati alla bottiglia in Bojack Horseman 6×01.

bojack horseman 6x01

Per il primo torniamo al periodo fiorente di BoJack: le riprese di Horsin’ Around. Quando il protagonista della sitcom utilizza l’alcol per lavoro, per dare un bacio da “Woooohhhh“. Il secondo riguarda l’adolescenza, l’accettazione. Qui un giovane studente beve per farsi accettare per diventare quella che il suo amico Mr. Peanutbutter definirebbe l’anima della festa, un escamotage per sentirsi alla pari.
Ma a quale costo? Il solito! Quello di fare una bojackata e umiliare una persona sincera e ferire l’ennesimo cuore.

Il terzo e il quarto flashback sono molto più lontani e tragici, rivelatori. Dobbiamo riavvolgere il nastro di molti anni, dobbiamo tornare alla fonte del male, al fulcro di tutto: la famiglia.
BoJack è piccolo, corriere inconsapevole che si trova nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Vede quel che nessun ragazzino dovrebbe vedere: coglie il padre in flagranza di tradimento. Qui è il genitore che spinge il figlio tra le braccia dell’alcol, nel sapore pungente e dolce di un Jack & Coca. Per dimenticare, per distogliere dai suoi occhi la lurida verità e per incolparlo dell’ennesimo disastro.

L’ultimo è di per sé il più triste, malinconico. Qui BoJack è veramente piccolo, ha una coperta in mano, cerca il calore materno ma trova i suoi genitori vittime della perdizione, ubriachi fradici.
Lui è lì, vuole solo condividere un momento di tranquillità e riposo familiare. Cosa che suo padre e sua madre non possono dargli. Ed ecco che BoJack ricorda la prima volta in cui ha bevuto.
Ma soprattutto ricorda il perché lo ha fatto.

Perché, in quel teatro squallido, la bottiglia di liquore era forse l’unico mezzo e l’unico modo per sentirsi parte di una famiglia.

La bottiglia è un’amica, una madre e un padre migliore di quelli che Bojack Horseman ha avuto. E in una vita del genere, con delle persone del genere, come è possibile curare una dipendenza?

È più semplice dare la colpa a qualcuno… per non darla a se stessi.

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