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La classifica dei 5 momenti più drammatici di BoJack Horseman

BoJack Horseman è una commedia drammatica, la cui sottile vena umoristica tratteggia i contorni di un dramma che, seppur vissuto perlopiù da animali antropomorfi, è profondamente umano. BoJack fa ridere, ma fa anche piangere. E, soprattutto, fa riflettere. Sul significato della vita, sugli sforzi che facciamo per restare a galla, sulla caducità del tempo, su tanti aspetti dell’esistenza che spesso sottovalutiamo o non ci soffermiamo ad analizzare.

Questa serie – che finalmente sta per tornare con la sua sesta e ultima stagione – sa come flettere le corde emotive. Penetra dentro i nostri vuoti per riempirli di domande. Commuove, appassiona, crea empatia come poche altre. E passa attraverso momenti profondamente drammatici nella loro semplicità e immediatezza. In maniera quasi impercettibile, come se stessimo cadendo a pezzi in un abisso di dolore senza neppure accorgercene. La risata è sempre pronta a tenderci la mano e a risollevarci, ma ci sono momenti in BoJack Horseman la cui carica drammatica ci accompagnerà per sempre.

In questa classifica abbiamo cercato di abbracciare tutto l’universo di BoJack, gli amici, la famiglia, le persone che lo circondano. Ognuno con le proprie battaglie da combattere, ognuno alle prese con il proprio dramma.

5) Diane e la ricerca di se stessi

bojack horseman

Diane è il personaggio all’apparenza più “normale” di BoJack Horseman. Una ragazza colta, discreta, di saldi principi. Vietnamita di origine, bostoniana di nascita, la giovane Diane piena di sogni viene catapultata nel mondo ipocrita e arrivista della California, dove tutto è fama, tutto è apparenza, tutto è una maschera. I suoi ideali si infrangono contro quel mondo falso e bugiardo. Un mondo al cui fascino però, lei cede, sposando Mr. Peanutbutter, che è il personaggio che meglio rappresenta lo scintillio dorato della vita di Hollywoo.

Una vita alla quale la giovane ragazza della East Cost non resiste a lungo. Il matrimonio non la rende felice abbastanza, i suoi sogni di adolescente non si sono ancora realizzati, per cui Diane decide di invertire la rotta della propria esistenza. Nuovo appartamento, nuova vita da single, nuovo lavoro, nuovo taglio di capelli. E, soprattutto, la ricerca di una via d’uscita che non lasci troppe cicatrici addosso.

Diane parte per il Vietnam. Per reinventarsi, per ritrovare le proprie radici, per ricominciare. E per scappare. Per fuggire da una vita che non è proprio come se la immaginava. Per fuggire dai sogni infranti, da una realtà troppo frustrante, dalle illusioni andate in frantumi. Ma i problemi sono in grado di abbattere qualsiasi latitudine e può darsi che, per Diane, il Vietnam non sia abbastanza lontano per gettarsi alle spalle la fine del matrimonio e di un’idea di vita che non tornerà più.

Diane si spezza. Come si era già spezzata altre volte, facendo una fatica immane per rialzarsi. Si spezza perché la vita è così, è capace di lasciarti completamente alla deriva, senza punti di riferimento, senza un’idea precisa di cosa fare o dove andare dopo. Andare in Vietnam non le è servito a sentirsi meno sola o a ritrovare se stessa. Diane è ancora più sola di prima, ma sopravvive. Perché, prima o poi, “si impara a vivere anche da soli”.

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