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Cosa ha reso la prima stagione di Prison Break così speciale?

Nonostante Prison Break sia datata 2005, rimane sempre attuale. Questo grazie anche alla sua incredibile modernità.

Quanti show televisivi hanno preso spunto da suddetto cult? Basti pensare a Vis a Vis e a Orange Is the New Black.

Un prodotto ormai antico, sviluppato quasi in un’altra epoca televisiva ma che nel 2017 ha visto una nuova stagione – la quinta – che però non ha ottenuto il successo che meritava. Un prodotto di altissimo livello che periodicamente torna a far parlare di sé.

Gran parte del merito di questo successo però deriva sicuramente dalla prima stagione, ossia quella pilota. In molte serie tv infatti la stagione iniziale è quella più lenta, che ha bisogno di tempo per carburare e rendere al meglio. Basti a pensare a Breaking Bad e Sons of Anarchy. Le loro prime stagioni sono sicuramente di ottimo livello – questo è fuori discussione – ma comunque più calme sul piano del ritmo.

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Ecco allora qual è la vera differenza della serie ideata da Paul Scheuring. La spregiudicatezza della sua stagione pilota, quella che dà inizio a tutto.

La prima stagione di Prison Break è una scarica di adrenalina pura che lascia tutti senza fiato.

O meglio, non dà allo spettatore il tempo di recuperarlo.

Non c’è il tempo neanche di riflettere su quello che sta accadendo in un episodio che già si viene catapultati in altro. Già dal pilot infatti si può comprendere come non ci sia tempo per riflettere o ragionare. Michael Scofield è un genio che vuole far evadere il fratello innocente dalla prigione di Fox River. L’affetto tra i due è davvero ineguagliabile. Questo è il motivo per il quale il protagonista, interpretato da uno splendido Wentworth Miller, si impegna con tutto se stesso per riuscire nell’impresa titanica di liberare Lincoln.

prison break

Il leitmotiv della prima stagione è questo.

Michael organizza un piano per far evadere il fratello. Questo piano è ovviamente super rischioso e pieno di difficoltà. I due infatti dovranno vedersela con un’ottima sicurezza, degli agenti di polizia decisamente preparati e con dei criminali non di poco conto. I presupposti per fare bene dunque ci sono tutti. Prison Break però nella prima stagione non si limita soltanto a fare bene, ma anche (e soprattutto) a dare un ritmo alle puntate che cresce di episodio in episodio. Nella prima sfilza di episodi infatti non ci sarà mai un momento di quiete, ma adrenalina sempre in crescita grazie non solo alla genialità di Michael Scofield, che riesce sempre a ottenere ciò che vuole e a rimediare agli intoppi che troverà durante il percorso, ma anche a tutto l’ambiente che è Fox River.

Il punto forte dunque della stagione d’esordio di Prison Break è il ritmo, l’ansia che aumenta perennemente e la voglia di evadere insieme ai protagonisti da una delle prigioni più sicure del mondo. In Prison Break non c’è un momento di tregua. Se si volesse fare un paragone infatti si potrebbe pensare a La Casa di Carta, una serie tv che fa del ritmo il suo punto forte. Tra i due prodotti però c’è un enorme e sostanziale differenza: la trama e la qualità.

Prison Break

Ciò che rende un terremoto coinvolgente la prima stagione di Prison Break è che al ritmo, ansia e velocità delle azioni e scene viene integrata una trama quasi perfetta. Se nella serie tv spagnola troviamo spesso e volentieri errori e buchi di sceneggiatura, nello show che vede protagonista Michael Scofield questo non accade. Ritmo e qualità dunque hanno reso indimenticabile e quasi ineguagliabile la prima stagione di questa splendida e iconica serie tv.

Una prima stagione completamente diversa dalle solite che è solo l’incipit di quella che sarà una trama sempre piena e ricca di colpi di scena e ritmi forsennati. Un inizio con il botto che serve non solo a fidelizzare fin da subito gli spettatori, ma anche ad alzare il livello delle restanti tre stagioni (la quinta del 2017 meriterebbe un discorso a parte).

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