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Nei furori della tarda infanzia vivevamo alcuni show televisivi e alcuni film come un’ideologia. Patteggiavamo per l’uno o per l’altro personaggio, fino ad arrivare persino a litigare. Soprattutto avevamo la necessità di rispecchiarci e identificarci con uno dei nostri beniamini. Abbiamo iniziato con le Winx, poi High School Musical, infine è arrivato il mondo di Patty.

Essere Divine o Popolari non era un semplice schieramento, ma uno stile di vita vero e proprio. A volte si creavano addirittura giochi di ruolo in cui ciascuno cercava di scimmiottare a suo modo il suo personaggio preferito. Possiamo dire, un po’ alla larga, che la nostra personalità si è grossomodo formata anche sui personaggi che prendevamo a modello.

La sfida era un po’ impari, quasi tutte patteggiavamo per le Populares. Chi per pena, chi perché apprezzava davvero Patty (strano ma vero). C’è da dire che le Divine erano costruite come volontariamente insopportabili, così era più semplice spalleggiare le vittime delle loro angherie. La sindrome della crocerossina era ai suoi albori ma ancora non ne stavamo subendo gli effetti.

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La vera discriminante che portava noi sostenitrici dell’una o dell’altra fazione a combattere una guerra, che neanche quella tra Cesare e Pompeo, era Matias.

Ripensandoci, Matias era ed è un personaggio davvero insipido – ancora più insipido di Patty piagnucolona e di Antonella proto-sostenitrice di Alpha Woman. Se c’è una cosa che recrimino continuamente al mondo di Patty è proprio la scelta di un vegetale come protagonista maschile. Pensiamoci: in che modo Matias poteva essere il ragazzo dei sogni? Sicuramente si trattava di un pubblico di ragazzine – di cui il 90% era lontano anni luce dal menarca – ma c’era bisogno di prenderci in giro così?!

La parte più divertente è che alla fine Matias piaceva – inspiegabilmente – un po’ a tutte e sgomitavamo anche per averlo come fidanzato immaginario. Circondate quotidianamente da bestie indomabili, forse ci colpiva per i suoi modi di fare così inesistenti (perché lui non faceva davvero un bel niente), per quella sua indole pacata e neutrale… È l’unica volta in cui la totale incongruenza alla realtà in merito a uno dei protagonisti maschili mi rende sollevata.

Bisogna ricordare però che non esistevano solo Patty, Antonella e Matias. Per nostra fortuna, il mondo di Patty ci ha regalato una sfilza di tipi umani totalmente anacronistici e surreali che noi abbiamo amato per anni.

il mondo di patty

Per me, Giusy era l’unico personaggio umanamente comprensibile. A parte quella volta in cui ha perso la vista per poi riacquistarla tipo 15 episodi dopo, ma questa non è la sede ideale per parlarne. In più Giusy era fidanzata con Guido e, come se non bastasse, era anche follemente corteggiata da Gonzalo. E questo, miei cari, era un altro dei motivi per cui le Populares erano avvantaggiate nel raccogliere sostenitrici.

È necessario sottolineare che ad un tratto, nella storia del mondo di Patty, c’è stata una virata. All’improvviso, come se fossimo state risvegliate da una trance collettiva, Antonella è diventata la nostra preferita. Il motivo è sempre lo stesso: perché ci faceva un po’ pietà. Di puntata in puntata infatti viene fuori che la caposquadra delle Divine non è cattiva, è solo infelice. In più il suo fidanzato – Bruno – è anche successivamente andato a vivere in sagrestia con Don Matteo: insomma questa povera ragazza non se la passava per niente bene.

Soprattutto, abbiamo iniziato ad amare Antonella quando ci hanno dato qualcun altro da odiare.

Il mondo di Patty alla fin fine era un gioco di capri espiatori che faceva leva proprio sulla nostra ingenua sensibilità. Era contornato di storie sempre al limite della tragedia e ciascun personaggio viveva a suo modo un dramma con cui ci trovavamo quasi costretti a empatizzare. Non si trattava di Divine contro Popolari, ma piuttosto di vittima contro carnefice. E non è detto che i ruoli rimanessero invariati. Eravamo sempre dalla parte dei buoni, dei perdenti, dei gentili a prescindere dai loro nomi. Insomma: non c’avevamo ancora capito una ceppa.

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