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How I Met Your Father e How I Met Your Mother condividono lo stesso universo, la stessa ambientazione, lo stesso copione che fa da sfondo: due genitori di due epoche diverse raccontano ai propri figli come abbiano conosciuto il loro padre o la loro madre. Entrambi, per iniziare la narrazione, cominceranno a raccontare quella fase della loro vita in cui non erano così grandi da essere considerati degli adulti risolti e non così piccoli da non sentire la pressione social del dover combinare qualcosa. Le due serie, per questa ovvia ragione, condividono praticamente tutto anche se in modo diverso. Probabilmente, almeno per quanto visto fino ad adesso, How I Met Your Father si contraddistingue per la leggerezza, mentre How I Met Your Mother per un uso più preponderante del dramma. La Serie Tv madre ci ha infatti spesso portato all’estremo facendoci riflettere su alcuni meccanismi che, volente o nolente, fanno parte della vita di tutti. Che sia la frenetica corsa verso la fine dei trent’anni, il lutto o l’intricato mondo dei legami non importa, perché tutto in How I Met your Mother è stato trattato allo stesso modo, con la stessa delicatezza e la stessa paura di quel che poi viene dopo. I due protagonisti principali – Ted e Sophie – sono le nostre guide verso la bandierina che segnala il traguardo raggiunto con annesse le risposte a tutte le domande che ci siamo e si sono fatti insistentemente per anni.

Ma tra Sophie Tomkins e Ted Mosby c’è molto di più di questo. I due sono come due calamite che, se si fossero conosciute, avrebbero visto nell’altro il loro stesso riflesso attraendosi di colpo. Che sia per una notte o per tutta la vita non importa, ma conoscendoli ne siamo certi: rappresentano tutto quello che l’altro avrebbe notato durante la corsa verso il domani.

How I Met your Father (540×360)

Sophie Tomkins e Ted Mosby sono la continuazione del loro stesso braccio, il puntino sulla I che aggiungerebbero con ossessione per far sì che tutto sia perfetto. Sono l’uno il riflesso dell’altro, e non soltanto perché condividono molti pensieri simili sul mondo e sui rapporti, ma anche per il modo in cui scelgono di metterli in atto. Durante il cammino della serie madre, Ted ha dimostrato che la sua disillusione, così tanto ovvia date le delusioni, non sarebbe arrivata in modo così semplice. Anche se ci ha provato a disilludersi e pensare che alla fine non avrebbe trovato quanto cercato, non ha mai perso quella luce negli occhi che soltanto le persone che credono che il meglio debba ancora venire possiedono. Per questo motivo ha sempre cercato di fare il massimo per organizzare tutto e arrivare preparato a quel momento. In molti, moltissimi casi non ha avuto davvero paura del domani perché nella sua testa quel domani avrebbe significato la fine di tutti i suoi guai e l’inizio di una grande parte della sua vita in cui tutto sarebbe scorso in modo lineare e semplice. Il futuro, per Ted, è stato come un’ancora di salvezza, la certezza che a un certo punto sarebbe andata meglio di così.

Sophie condivide con Ted lo stesso approccio sognatore, la stessa luce negli occhi che ti fa credere che alla fine sperare nel meglio può essere utile anche quando stai sprofondando perché, anche in quel momento, ti ricorderai che alla fine potrai riemergere. Non importa quanto le cose siano andate male durante la prima stagione di How I Met Your Father perché lei ha continuato a crederci anche quando tutto sembrava spacciato, anche quando perfino lei sembrava spacciata.

Ma non sono soltanto le note positive a far sembrare Ted e Sophie la continuazione dell’altro, sono anche quelle negative. Il loro buttarsi nelle storie non per amore ma per desiderio e necessità è uno dei punti in comune più fastidiosi. Sia nella storia di uno che dell’altro, le cose sono infatti andate nello stesso modo, almeno fino ad adesso. Quando li vedevamo prender parte a una relazione ovviamente forzata sapevamo che fosse un banale chiodo schiaccia chiodo, e la cosa assurda è che ne erano coscienti anche loro, ma speravano che le cose potessero cambiare. Ma quel che nessuno dei due ha compreso è che i sentimenti non si possono progettare, si possono soltanto sentire.

How I Met your Mother
How I Met your Mother (640×360)

Il loro ossessivo controllo non solo sulla loro vita ma anche su quella di chi li circonda, li porta a non viver mai quell’attimo fugace e irrazionale di cui nessuno dovrebbe mai privarsi. La razionalità è importante, ma agire di pancia e lasciarsi andare è fondamentale in alcuni casi. Tuttavia per loro questo non va bene e non va bene perché sfugge al concetto di controllo. Quando decidono di buttarsi nelle relazioni non lo fanno perché sono istintivi, ma soltanto perché quella relazione può diventare la chiusura di un cerchio che sperano di chiudere da sempre. Pretendono che tutto vada come da copione, e non importa cosa – nel frattempo – perdano. Ted ce ne ha messo un po’ per capirlo, e qualcosa fa presagire che anche Sophie dovrà affrontare un percorso molto lungo per raggiungere una consapevolezza capace di farle comprendere che non si possono forzare le cose o deciderle a tavolino. Entrambi, come vedremo, fanno avanti e indietro da ciò che è realmente importante per loro perché è più complesso e non richiede la sola arma della razionalità, ma anche quella dell’istinto.

Quando ci si innamora di qualcuno non si può sapere se esisterà un domani, lo si spera e basta. Nessuno fa un contratto alle agenzie assicurative, e più ci tieni e più hai il terrore che – da un giorno all’altro – tutto cambi e ti lasci solo e smarrito a rimettere insieme i cocci. Per questo motivo non riescono davvero a gestire le cose quando i loro sentimenti sono autentici: è l’unico caso in cui temono il futuro e vivono con paranoia anche il presente. Per paura che domani chi amano non ci sia più, fanno a pugni con le loro insicurezze. Più sono innamorati, più perdono il contatto con il controllo. Questa è una condizione totalmente normale per noi, ma non per loro. Quando si buttano nelle relazioni forzate vivono tutto credendo che, a un certo punto, verrà trovata la chiave giusta per mettere su famiglia, innamorarsi e trasformare il presente in futuro. Ma non è così che funziona: non puoi prima buttarti e poi innamorarti. Quel che ti deve muovere non è la necessità emotiva, ma un sentimento talmente profondo da non poterti permettere di non provarci fino in fondo.

Ma l’amore e il controllo non sono le uniche cose che accomunano i due ragazzi. Ciò che li rende l’uno la continuazione dell’altro ha a che fare anche con il loro spiccato e implacabile egocentrismo. La loro bontà nasconde bene questa pecca, ma in realtà chi li conosce sa bene quanto lo siano.

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Ognuno, nel proprio mondo e dentro la propria bolla, mette al centro di tutto le proprie questioni personali, questo è chiaro, e Ted Mosby e Sophie Tomkins non vanno di certo mandati al patibolo per questo. Ma quel che fa la differenza è quello che siamo nel nostro rapporto con gli altri. In un legame non possiamo sempre e obbligatoriamente venire prima noi con i nostri fantasmi e le nostre paure. Non possiamo sempre essere al centro, ma anche in un angolo. In questo loro non eccellono, anzi. Sono come attori di teatro durante in un monologo in cui ci si aspetta che gli altri rimangano fermi e zitti ad ascoltare. Non lasciano a chi gli sta intorno la possibilità di esprimersi e agire come meglio pensa perché hanno la necessità di dir la propria anche se questa è fuori luogo. Lo fanno con i genitori, con gli amici, con i conoscenti.

Senza farlo apposta e in modo a volte inconsapevole, i due bacchettano chiunque la pensi in modo diverso da loro. E, soprattutto, non restituiscono davvero importanza ai problemi altrui. Qualsiasi sia il problema dei loro amici, il loro sarà sempre più grave e complesso. Non lo fanno perché sono mossi dalla voglia di non aiutare il prossimo, ma perché sono troppo concentrati su quello che li riguarda per accorgersi di cosa vi sia al di fuori. Il loro atteggiamento drammatico non gli permette di veder luce ma soltanto buio, alienandoli così quasi completamente dalla realtà.

Sophie Tomkins e Ted Mosby condividono tante, troppe cose. Se si fossero conosciuti si sarebbero di certo attratti vedendo nell’altro il proprio riflesso, ma non è chiaro come sarebbe andata a finire la loro relazione. Per quel che possiamo saperne, avrebbero anche potuto lasciarsi a causa del carattere dell’altro, comprendendo forse così che quel che fanno e che sono non sempre è un bene. Non sempre è sano. Ma per loro fortuna non si conosceranno mai, rimanendo così nelle loro comode convinzioni.

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