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Cosa è mancato a How I Met Your Father per imporsi una volta per tutte?

Non è facile creare uno spin-off. C’è bisogno del perfetto equilibrio tra l’atmosfera della serie madre e il cercare la propria identità distaccandosi da chi l’ha originata. Deve esserne figlia ed estranea allo stesso tempo, avere tutto dello spettacolo originale pur non avendo niente di esso, osare ma rispettare la tradizione da cui è stato generato, evitando così di essere completamente un’altra cosa o soltanto una copia carbone brutta e sbiadita. Purtroppo, How I Met Your Father questo bilanciamento non è mai riuscito a trovarlo, diventando un’occasione sprecata. Certo, è partita dalla premessa vincente del suo predecessore, per impostare una storia molto differente; ha svelato subito le possibili identità del padre (e anche per questo non mostrare il figlio di Sophie è stata un’ottima trovata) che, se da un lato toglie un po’ di mistero, dall’altro ci fa concentrare sull’evoluzione del rapporto tra Sophie e il suo futuro marito, respingendo così la critica alla serie madre di aver dato a Ted e Tracy troppo poco tempo assieme, e ha creato fin da subito una buona chimica tra personaggi di cui, sebbene si basassero sui soliti vecchi archetipi narrativi, piano piano ne abbiamo scoperto le sfumature.

Ma, prima di portare il pubblico verso una nuova direzione, all’inizio bisogna fargli sentire l’odore di casa. E con How I Met Your Father non è realmente successo.

È vero, ha giustamente limitato cameo o riferimenti allo show originale (come l’appartamento di Sid e Jesse che è quello di Marshall, Lily e Ted). Eppure, dovessimo dire qual è la parte più memorabile della prima stagione è il finale, quando Sophie va al McLaren e incontra prima Carl il barista, poi Robin Scherbatsky. Quest’ultima offre alla protagonista alcuni saggi consigli basati sull’arco del suo personaggio in How I Met Your Mother. Soprattutto quella frase che caratterizza entrambi:

“Il tempismo è tutto”

How I Met Your Father

Basta una parola, un gesto, un minuto, un singolo evento per cambiare un’intera vita. Robin lo sa bene. Ed è questo il tipo di scrittura dolceamara, malinconica e speranzosa che aveva reso la serie madre così bella; ed è da qui che How I Met Your Father avrebbe dovuto attingere maggiormente. Possiamo dire la stessa cosa anche per il lato drammatico, che in How I Met Your Mother era presente fin da subito, seppur si è intensificato nelle ultime stagioni. Certo, ci sono stati momenti tristi, come la rottura tra Charlie e Valentina, ma mai così drammatici (sì, pensiamo alla morte del padre di Marshall). Ecco che sostanzialmente lo spin-off si classifica come una sitcom leggera e piacevole; un confort show d’intrattenimento e da vedere senza un grande impegno. È un po’ un ritorno alle produzioni di un tempo, quelle con la risata incorporata, il che però non è più adatto alla sensibilità odierna.

Se però questi potevano essere tentativi di creare la propria identità rispetto alla serie originale, tutto svanisce nella seconda stagione che, per recuperare il terreno perso, si aggrappa troppo alla gloria passata, dimostrandosi incapace di reggersi sulle sue gambe e ripetendo schemi, situazioni, dinamiche e cliché che ormai conosciamo da quasi vent’anni.

Il caotico ritorno del Capitano che, con il suo divorzio, aveva fatto tornare Ian a New York è brillantemente in pieno stile How I Met Your Mother. Peccato che quella trama, che percorse in sottofondo tutta l’intera prima stagione, viene poi abbandonata e, da lì, la vita amorosa di Sophie non decolla. Non ha avuto quasi appuntamenti nella seconda stagione – se non l’insulsa relazione con lo chef attempato – ed è un paradosso, considerandone l’ossessione. Allo stesso tempo, non solo non ha costruito relazioni significative con Ian, Charlie e Sid, ma la sua storia d’amore con Jesse non è appassionante né emozionante, eccetto il perfetto bacio sotto la pioggia e da rom-com che si sono dati nel finale della seconda stagione. Forse in parte è dovuto a Jesse, che pare più una spalla comica che il protagonista di uno show. Infatti, quando è stato dato più spazio a Sid, è anche cresciuta la base di fan che lo shippava con Sophie, molto di più che con Hannah, rimasta per lo più uno di quegli interessi unidimensionali che non coinvolgono così tanto.

La rottura di Sid e Hannah sembra ricalcare quella tra Lily e Marshall, con la differenza del motivo e del fatto che non sembrano destinati a tornare insieme. Del resto, già Charlie è stato eliminato dalla lista dei padri (e Ian c’è vicino) dato che avrà un figlio con Valentina – e qui sì che, invece di lasciare l’incertezza sul loro futuro, si percorre bene o male la storia già vista di Lily e Marshall, senza rinfrescare le cose o renderle più intriganti. Ed è stato ripetuto un altro errore di How I Met Your Mother: sottoutilizzare le coppie di personaggi. Come successe per Robin e Marshall, coppie come Sophie e Sid o Ellen e Val non vengono mai sfruttate nonostante il potenziale. E così non ci troviamo di fronte a un vero gruppo di amici, ma piuttosto a persone che si frequentano senza un motivo ben preciso.

Tornando a Sophie, abbiamo visto che la sua storia in How I Met Your Father ha preso una deviazione rispetto al trovare la sua anima gemella, andando alla ricerca di suo padre, incoraggiata anche dal cameo di Barney Stinson che aveva affrontato lo stesso percorso.

E ci sta, anche la serie madre lo faceva, mantenendo comunque attiva la trama principale. Il problema è come questa deviazione è stata realizzata.

Viene risolta rapidamente e con pochissimi sforzi. Sophie trova suo padre in un episodio, trascorre del tempo con lui in un altro e questo è tutto. È un po’ poco, rispetto all’investimento che Sophie ha fatto nella seconda stagione e che le è costata anche una stabile relazione. La stessa insensata velocità è usata in altri casi, come nella relazione tra Jesse e Meredith. Non c’è mai stato il tempo per lasciarsi coinvolgere emotivamente nei sogni di Jesse o per disprezzare Meredith quanto meritasse. Dall’altra parte, viene investito molto tempo su Charlie ed Ellen, però malamente: avrebbero potuto costruire una bellissima relazione dinamica come coinquilini comici; invece, hanno semplicemente ripetuto le stesse identiche battute su quanto siano diversi, che dopo un po’ sono diventate banali e noiose. Ecco perché la sensazione è che, pur avendo il doppio degli episodi, sia successo poco o niente di veramente concreto nella seconda stagione di How I Met Your Father.

Per un momento, il finale della prima stagione ci aveva illuso e fece sembrare che quella fosse la direzione di How I Met Your Father. Era divertente, intelligente e pieno degli elementi che avevano reso grande How I Met Your Mother. Infatti è un peccato, perché le premesse c’erano tutte, perché era una serie piacevole da guardare, ma sono mancate troppe cose: bilanciamento tra passato e futuro, un equilibrio tra drama e commedia, approfondimento dei personaggi e delle storie, una direzione chiara e senza confusione, il mistero (tante, forse troppe spiegazioni). E con la cancellazione non avrà più l’occasione per riparare ma, anche se l’avesse avuta, siamo sicuri che ce l’avrebbe fatta? O gli errori erano troppi per rimediare? Beh, purtroppo, non lo sapremo mai.

La nostra guida informativa su tutto ciò che c’è da sapere di una possibile How I Met Your Father 3 (data, trama, cast e news)