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5 film che dovresti assolutamente vedere se hai amato The Whale

Nella notte degli Oscar 2023 si è verificato un avvenimento che accade sempre più raramente nel mondo del cinema, quel qualcosa davanti a cui possiamo fare altro che rimanere estasiati: ha trionfato il film più silenzioso di tutti. The Whale, fenomeno degli ultimi mesi diretto da Darren Aronofsky, si è portato a casa “solo” due statuette e il rispetto assoluto del mondo intero. L’opprimente dramma con protagonista un tormentato Brendan Fraser (tornato da poco sotto i riflettori di Hollywood), in un’epoca dove il colore e l’esagerazione fanno da padrona tra chi si sgomita per portare a casa il nuovo grande prodotto, ha dimostrato che il capolavoro può essere silenzioso. Cupo, tranquillo, che passa quasi inosservato. Ma non è l’unico: il cinema è costellato di piccoli gioielli spesso schiacciati dai vicini più ingombranti, alcuni più riconosciuti di altri. Ci sarebbe da parlarne per ore, ma per ora ci accontentiamo di consigliare 5 film che dovresti assolutamente vedere se hai amato The Whale. Lacrime assicurate.

1) Tre manifesti a Ebbing, Missouri

The Whale
The manifesti a Ebbing, Missouri (640×360)

Apriamo le danze con un classico. Tre manifesti a Ebbing, Missouri è sicuramente uno dei fenomeni cinematografici del 2017, nonché il film che ha permesso a Frances McDormand di vincere il suo secondo Oscar come migliore attrice protagonista. Nella pellicola la donna interpreta Mildred Hayes, una madre divorziata che cerca vendetta per la morte della figlia adolescente Angela, violentata e bruciata viva. Morte che ancora non conosce un colpevole. Mildred, furiosa per l’immobilismo e l’apparente disinteresse che la città sembra nutrire nei confronti della vicenda, affitta tre manifesti appena fuori da Ebbing, in Missouri (da cui il titolo del film), potenti strumenti di denuncia e accusa ma soprattutto un ultimo disperato tentativo per dare giustizia alla figlia. Tre manifesti a Ebbing, Missouri è prima di tutto la storia di una madre: è il rapporto unico e indivisibile tra genitore e figlio a dare moto alla narrazione, una narrazione che risulta coinvolgente eppure estraniante dal primo minuto. Una storia d’amore e di sofferenza, una vicenda che insegna, proprio come The Whale, quanto in là siamo disposti a spingerci per le persone che amiamo. Nel bene e nel male.

2) Precious

The Whale
Precious (640×360)

Ci sono film che pesano, commuovono, colpiscono. E poi ci sono film che uccidono: Precious è uno di questi. Presentato al festival di Cannes nel 2009 e vincitore di due premi Oscar l’anno successivo, Precious è una di quelle pellicole che non si può guardare con troppa frequenza, un film che dovrebbe avere un’etichetta di avvertenza al pari dei farmaci: perché fa male, fa davvero male. Il film vede come protagonista Precious, un’adolescente obesa e quasi analfabeta, che in una Harlem malfamata e triste deve convivere con la violenta madre Mary e una figlia, nata da uno stupro subito da parte del padre. Precious è brutto, sporco, deprimente e allo stesso tempo inquietantemente vero. Dà spazio con una potenza e un’attenzione invidiabile a tutto ciò che della società vorremmo solo dimenticarci, ponendo sotto i riflettori gli spezzati, i malati, gli sconfitti. Quelli che nei film tradizionali sono ai margini della scena, con la schiena piegata e lo sguardo spento. Ne uscirete devastati, ma ne vale davvero la pena.

3) The Father

The Father (640×360)

Avevamo già parlato di The Father in merito ai suoi straordinari piani sequenza, che l’hanno consacrato come uno dei film più potenti a livello tecnico degli ultimi anni. Questa volta ci concentriamo su altro, perché The Father, sulla scia di The Whale, riesce a mettere al centro della scena un tormentato rapporto padre figlia in maniera totalmente inaspettata. Anthony Hopkins e Olivia Colman si danno il cambio continuamente per dare vita a un capolavoro come non se ne vedevano da tempo. The Father, diretto da Florian Zeller al suo debutto alla regia, è un capolavoro di illusione: un uomo malato di demenza senile fa sempre più fatica a separare la realtà da ciò che lui percepisce come tale e noi spettatori, proprio come lui, ci troviamo bloccati in un racconto senza uscita, soffocante fino allo stremo e terribilmente commovente. Perché, ancora una volta, come quasi tutti i film di questo articolo ci viene dimostrato che la vera forza che smuove il mondo è l’amore, in tutte le sue forme: un sentimento che va oltre l’inabilità fisica, le cicatrici della vita, l’incapacità di venirsi incontro. E vince, nonostante tutto.

4) Swallow

Swallow (640×360)

A primo impatto, ciò che accomuna maggiormente The Whale a un film come Swallow è il rapporto tormentato con il cibo. La verità è che di similitudini con il thriller psicologico diretto da Carlo Mirabella ce ne sono fin troppe, e tutte pesanti come un macigno. In primis, uno sconfinato disprezzo per se stessi. Hunter è una giovane casalinga che vive all’ombra di se stessa intrappolata nel ruolo di moglie ideale e, successivamente, di madre: da un giorno all’altro sviluppa una compulsione a dir poco particolare che la porta ad ingerire oggetti non commestibili di qualsiasi forma e genere, arrivando a mettere in pericolo la sua salute. E’ il trauma, in particolare quello infantile, a fare da padrone ad un film che esteticamente sembra agli antipodi del capolavoro di Brendan Fraser ma che, scavando al di sotto, si rivela inquietantemente simile. Swallow si nasconde grazie alle vesti del thriller e porta in scena un particolare tragico e per questo umano, comune a tanti di noi: chi siamo davvero davanti ai nostri genitori? Se è vero che i film sono fatti per insegnare qualcosa, non abbiamo dubbi su cosa Swallow e The Whale cerchino di comunicarci: siamo davvero destinati a pagare le colpe dei nostri padri.

5) Buon compleanno Mr. Grape

Buon compleanno Mr. Grape (640×360)

Chiudiamo con un capolavoro dolceamaro, un film che è diventato un cult a se stante e un must degli anni novanta. Basato sull’omonimo romanzo di Peter Hedges, Buon compleanno Mr Grape vede come protagonisti Leonardo DiCaprio e Johnny Depp nei panni di Arnie e Gilbert, due fratelli che vivono con la madre obesa e depressa in una piccola città dell’Iowa. La vita di Gilbert ruota attorno a quella del diciottenne Arnie, che soffre di una grave forma di autismo, e tutti e due cercano di farsi strada nel mondo sullo sfondo di un America deprimente, bigotta e immobile nella sua irrilevanza. Buon compleanno Mr. Grape è prima di tutto una complessa tragedia familiare, tanto semplice quanto incisiva. E funziona così bene proprio per la sua capacità di raccontare una storia banale, comune, come se ne vedono tante negli Stati Uniti e da qualsiasi altra parte nel mondo.

Sono i film come The Whale, Precious e Buon compleanno Mr. Grape a darci un po’ di speranza anche dove sembra impossibile trovarla, e a ricordarci che non importa da dove veniamo, cosa ci è stato insegnato o chi pensiamo di essere destinati ad essere. Alla fine conta molto di più come decidiamo di andare avanti.

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