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8 film bellissimi capaci di tirarti su di morale quando sei triste

ATTENZIONE: se non volete spoiler su Chiedimi se sono felice, Arsenico e vecchi merletti, La crisi!, Mangiare bere uomo donna, Si può fare, A qualcuno piace caldo, Monsters & Co., È ricca, la sposo e l’ammazzo, evitate di proseguire nella lettura.

Ognuno di noi ha almeno uno o due film da guardare quando è particolarmente giù di morale, si sente triste, ha l’impressione che il mondo vada a pezzi. Un paio di ore dopo, distratti dalla visione di una pellicola della quale conosciamo a memoria ogni battuta, eccoci di nuovo pronti ad affrontare la vita che ci prende a porte in faccia.
Dite che la facciamo un po’ troppo tragica? Può darsi. Ma il succo del discorso è che esistono davvero film capaci di risollevarci il morale. Un po’ come la musica, pensandoci bene.

Naturalmente a ciascuno il suo (o i suoi) perché la faccenda è davvero strettamente personale. Noi di Hall of Series abbiamo, però, selezionato per voi otto film imperdibili che vi consigliamo di guardare quando avete il morale a terra. Vi garantiamo risate ma non solo: anche ottimi spunti di riflessione.
Si tratta di film conosciutissimi, alcuni veri e propri capolavori del cinema. Pellicole datate e altre più moderne, commedie agrodolci e film d’animazione, in bianco e nero e a colori. Grandi interpreti e grandi registi ai quali non possiamo che dire grazie per esser stati in grado di risollevarci il morale e farci andare avanti con, nuovamente, il sorriso sulle labbra.

1) Chiedimi se sono felice

Chiedimi se sono felice
Giovanni, Giacomo e Aldo 640×360

Uscito nel dicembre 2000, Chiedimi se sono felice è il terzo film del trio comico composto da Aldo, Giovanni e Giacomo. Incassando oltre 28 milioni di euro è il loro maggior successo commerciale seguito da Così è la vita e La leggenda di Al, John e Jack.
Chiedimi se sono felice è anche l’ultimo film nel quale compare Marina Massironi a fianco del trio. Compaiono anche Paola Cortellesi (nei panni di Dalia e poi protagonista di Tu la conosci Claudia) e Silvana Fallisi (nei panni di Silvana, da qui in poi onnipresente a fianco al trio sia a teatro che al cinema) entrambe legate sentimentalmente con Aldo. Molti altri artisti ritornano ad affiancare il trio mentre nuovi o quasi del tutto sconosciuti attori ottengono una parte, come per esempio Giuseppe Battiston o il duo Ficarra e Picone, alla loro prima apparizione cinematografica.

La storia di Chiedimi se sono felice racconta di tre amici che sperano ardentemente di sfondare nel teatro ma che per sopravvivere si arrabattano. Alla fine decidono di mettere in scena il Cyrano di Bergerac (“Bergerc con la kappa? Cos’è Diabolik?”) senza però aver fatto i conti con l’amore. Giovanni, infatti, è in crisi con Marina e Giacomo, per aiutarlo, la bacia rovinando la loro amicizia.
Chiedimi se sono felice è, probabilmente, il più riuscito tra tutti i film del trio e certamente merita di essere in questo elenco. Aldo, Giovanni e Giacomo, infatti, sono riusciti a realizzare una pellicola che non si limita a metterli in luce dal punto di vista comico. Certo le gag sono spassosissime e a distanza di oltre vent’anni fanno ancora ridere nonostante si conoscano a memoria. Ma c’è di più.
Un di più che si è già visto nei precedenti film e che in Chiedimi se sono felice ha chiaramente raggiunto l’apice. Il trio comico italiano, mettendosi a disposizione, riesce a far riflettere lo spettatore offrendogli una interessante visione dell’amicizia. In Chiedimi se sono felice si parla di lealtà, di caso, di rancore e di perdono. Lo si fa con leggerezza ma anche con poesia e al tempo stesso con profondità tanto che la domanda del titolo, Chiedimi se sono felice, risulta essere l’interrogativo al quale, alla fine, si dovrebbe dare una risposta.
Perché per essere felici, alla fine, basta la propria felicità, oppure occorre anche quella di chi ci sta a fianco?

2) Arsenico e vecchi merletti

Chiedimi se sono felice
Cary Grant, Raymond Massey e Peter Lorre 640×360

Dopo Chiedimi se sono felice facciamo un salto nel passato. Adattamento cinematografico di una commedia teatrale, Arsenico e vecchi merletti (Arsenic and Old Lace) è una black comedy diretta da Frank Capra con protagonisti Cary Grant, Priscilla Lane e Peter Lorre.
 Mortimer Brewster (Grant) si è appena sposato, in segreto, con Elaine (Lane) e va a trovare le due zie e lo zio per annunciar loro l’unione. Mentre si trova in casa scopre che in una cassapanca c’è il cadavere di uno sconosciuto. Dopo lo sgomento iniziale cerca di avvisare le zie, preoccupato che non si spaventino. Ma le due arzille vecchiette ne sono a conoscenza e anzi, invitano lo zio a scavare una fossa in più nella cantina dove ce ne sono già altre dodici.

Arsenico e vecchi merletti è una brillante commedia dai risvolti noir. Fin dai titoli di testa (che paiono disegnati da Carl Barks, il papà di Zio Paperone) si ha l’impressione che si assisterà a qualcosa da non prendere troppo sul serio, un po’ fantastica, molto halloweeniano. Il film scorre rapidissimo, con una brillantezza e un’ironia travolgenti. Ma sotto sotto c’è qualcosa di più. I personaggi in scena, infatti, hanno ciascuno un piccolo difetto che regala un effetto creepy davvero incredibile. Nei dialoghi, serratissimi e spassosissimi, si parla di morti ammazzati, di serial killer, di modalità di uccidere e di torturare, di malati di mente e di ospedali psichiatrici. In una scena ambientata nella cantina, in cui vengono proiettate soltanto le ombre di Jonathan (il fratello di Mortimer) e del dottor Einstein (Peter Lorre) ascoltiamo la programmazione di un omicidio, uno dei tanti. La naturalezza con la quale i due personaggi ne parlano, descrivono, dovrebbe far accapponare la pelle ma in realtà è semplicemente esilarante.
Dietro ad Arsenico e vecchi merletti sembrerebbe esserci una analisi simbolica della società americana nella quale convivono, su strati differenti, la follia, la banalità quotidiana e l’oscurità del male.

3) La crisi!

Chiedimi se sono felice
Vincent Lindon e Patrick Timsit 640×360

Uscito nel 1992 La crisi! è uno di quei film che dovreste avere nella vostra collezione. Scritto e diretto da Coline Serreau (Tre uomini e una culla, Romuald e Juliette) la pellicola racconta la storia di Victor, interpretato da Vincent Lindon (La legge del mercato), che una mattina viene svegliato dai figli piccoli e scopre che la moglie lo ha abbandonato. Arriva in ufficio e viene licenziato, dopo aver vinto una importante causa. Preso dalla disperazione Inizia a girare per Parigi facendo visita ad amici e parenti portandosi dietro Michou, interpretato da Patrick Timsit, uno sbandato conosciuto in un bar. Tutte le persone che incontra, alle quali vorrebbe raccontare gli ultimi drammatici avvenimenti, si trovano anch’esse in piena crisi: liti tra moglie e marito, musicisti cui si rompono i violini, famiglie allargate allo sbando, genitori che si separano perché alla ricerca della felicità, famiglie altolocate disastrate. E nessuno sembra interessato ad ascoltare i suoi problemi.
Piano piano Victor inizierà a comprendere che il mondo non gira attorno a lui, che tutti, senza eccezioni, hanno dei problemi e che ciascuno vede i propri come i più gravi in assoluto.

La crisi! è un film da vedersi nei momenti bui della vita perché intriso di una dolcezza davvero commovente e capace di offrire niente meno che la speranza. La drammaticità della vita, rappresentata da temi importanti come l’adulterio, il razzismo, la morte e la paura di invecchiare, è compensata dall’ironia della stessa. Entrambe viaggiano a braccetto mostrando allo spettatore come sia sufficiente spostare di pochi gradi l’angolo con il quale viene guardato il mondo per rendersi conto che c’è davvero di peggio. Senza però limitarsi al mal comune mezzo guadio.
Vincent, attraverso le sue disavventure, riesce a imparare che nonostante tutto l’opportunità del cambiamento è sempre dietro l’angolo e che non bisogna arrendersi mai. La crisi! però è un film privo di retorica ed è fatalmente francese. Con una baguette e un’alzata di spalle accompagnata da uno sbuffo indolente possiamo imparare molto da questo film scoprendo, alla fine, quale sia il segreto di Djamila (Tassadit Mandi).

4) Mangiare bere uomo donna

Chiedimi se sono felice
Mangiare bere uomo donna 640×360

Candidato al premio Oscar come miglior film straniero (quell’anno vinse Il sole ingannatore di Nikita Mikhalkov) Mangiare bere uomo donna (Eat Drink Man Woman il titolo in inglese) è un film scritto e diretto da Ang Lee, l’unico girato completamente nella sua Taiwan.
Zhu è uno dei migliori chef dell’isola andato ormai in pensione. È vedovo e ha tre figlie adulte che ormai conducono una vita propria lontano dal genitore. I quattro si incontrano però tutte le domeniche e in quell’occasione l’ex chef prepara manicaretti da far venire l’acquolina in bocca. Proprio durante uno di queste pranzi le tre figlie mettono al corrente il genitore degli sviluppi della loro vita.

Seppure molto occidentale il film è pregno di ritualità che non appartengono alla nostra cultura. Al di là delle strabilianti scene durante le quali lo chef cucina tutto il film è una meravigliosa allegoria rappresentata dal cibo. Come dice lo stesso Zhu a un collega, a inizio film: “la vita non può ridursi tutto a mangiare bere uomo donna“.
Durante tutto il film lo spettatore assiste all’evolversi della vita come seguisse il flusso di un fiume, inarrestabile. Proprio questo fiume è capace di travolgere tutto senza però creare esagerato scompiglio. La reazione ai cambiamenti, infatti, è proprio il senso del film: tutto accade e non si può porre rimedio. Occorre solo accettarlo.
Per questo motivo Mangiare bere uomo donna è un film utile nei momenti di tristezza e sconforto. Perché insegna che non bisogna lasciarsi abbattere dai cambiamenti e che l’accettazione, con conseguente reazione, è probabilmente l’unico modo per riuscire a godersi una vita migliore anche se questa ci priva degli affetti più cari.

5) Si può fare

Chiedimi se sono felice
Claudio Bisio e Giuseppe Battiston 640×360

Uscito nel 2008 Si può fare è una commedia drammatica scritta e diretta da Giulio Manfredonia (regista dei film su Cetto La Qualunque) basata su un soggetto di Fabio Bonifacci (Notturno bus).
Il film racconta la storia di una cooperativa, la 180, nata nei mesi successivi la promulgazione della legge Basaglia del 1978 che impose la chiusura dei manicomi. Nello (Claudio Bisio) è un sindacalista “colpevole” di aver scritto in un libro, nel 1983 anno in cui si svolge la vicenda, nel quale dichiara che il libero mercato ha vinto e che la sinistra dovrebbe entrarci dentro con i suoi valori. La sua vita di uomo di sinistra è un disastro. È attaccato da tutti: dai compagni del sindacato che lo trovano troppo moderno, dagli operai che gli danno del venduto e dalla fidanzata (che lo accusa di essere troppo antico) che è interessata alla moda e vorrebbe lavorare, a Milano, per un ex amico di Lello, ora libero imprenditore.
Lello viene così mandato a dirigere una cooperativa i cui soci sono tutti malati psichiatrici. Scopre un mondo sconosciuto fatto di uomini e donne con un modo diverso di comprendere e approcciare la vita.

Questo film, dedicato alle cooperative sociali presenti in Italia e ai soci con disabilità che ci lavorano dentro, è un bellissimo inno all’arricchimento che solo la diversità può dare. Lello, infatti, non ha mai avuto a che fare con malati psichiatrici ma ha sufficiente apertura mentale per comprendere che la malattia inficia le capacità, certamente, ma che sotto sotto ci siano persone esattamente come le altre con desideri, passioni e delusioni.
Alcune situazioni sono spassosissime, altre invece, commoventi. Nel complesso Si può fare è un film che andrebbe guardato quando la vita ci appare senza soluzioni. Certo, non ci darà la chiave per risolvere i nostri problemi ma sicuramente ci permetterà di capire che, effettivamente… si può fare.

6) A qualcuno piace caldo

Tony Curtis, Marily Monroe e Jack Lemmon 640×360

Considerato un capolavoro della cinematografia mondiale il film scritto e diretto da Billy Wilder non poteva mancare in questo breve elenco di pellicole da guardare per tirarsi su il morale.
Some Like It Hot, uscito nelle sale 1959, è di una modernità strabiliante perché tratta argomenti legati al mondo LGBT e, in particolar modo, al travestitismo. I due protagonisti, infatti, interpretati da Tony Curtis e Jack Lemmon, devono fingersi donne per poter abbandonare Chicago e salvarsi la vita poiché hanno assistito a una strage commessa da una banda di gangster.
Accanto ai due protagonisti maschili c’è Marilyn Monroe, di una bellezza mozzafiato. L’attrice interpreta una svampita alcolizzata suonatrice di ukulele e, durante uno spettacolo, canta la celeberrima canzone I Wanna Be Loved by You.

Che A qualcuno piace caldo rientri in questa lista è abbastanza ovvio. La grazia e l’umorismo che lo caratterizzano sono senza tempo e permettono a chiunque apprezzi un bel film di passare poco più di due ore di buon umore.
Al di là degli interpreti (vincitori di un Golden Globe a testa) ciò che davvero colpisce, e quindi tira su di morale, è la maniera con la quale il regista accompagna lo spettatore all’interno di una storia fantasiosa e un po’ bislacca, certamente, dove i ruoli sociali non hanno più importanza e vengono ribaltati completamente.
Il dialogo finale tra il miliardario Osgood e Daphne (Jack Lemmon travestito) con la sua celebre battuta finale ne è la perfetta rappresentazione: “well, nobody’s perfect!” tranne… A qualcuno piace caldo.

7) Monsters & Co.

Boo 640×360

Uno dei primi film d’animazione targati Pixar, vincitore di un Oscar per la miglior canzone (If I Didn’t Have You, di Randy Newman), Monsters & Co. (Monsters, Inc. il titolo originale) uscì nelle sale nel 2001 e incassò la bellezza di oltre 500 milioni di dollari in tutto il mondo. Fu un successo strepitoso di cui ancora oggi si parla.
Monsters & Co. racconta la storia di un’amicizia tra una bambina, Boo, e due mostri, Sulley e Mike. Il primo è un gigante peloso azzurro con pallini viola e corna; il secondo è una piccola palla verde con un unico enorme occhio e due braccia e due gambe come stecchini.
Boo è una bambina coraggiosa, piuttosto bruttina, che non ha paura di niente. Anzi, è lei a spaventare i due mostri entrando nel loro mondo e portando un incredibile scompiglio.

Monsters & Co. è un film d’animazione davvero per tutti perché affronta in maniera gioiosa il tema della paura del diverso e di come dietro a questa si possano celare oscuri interessi.
Al di là delle spassose gag (favolosa quella nella quale Sulley crede che Boo sia finita dentro il compattatore dell’immondizia) il film d’animazione Pixar ribalta completamente il punto di vista mettendo lo spettatore dalla parte del mostro che ha per “nemico” l’umano. Il lieto fine, poi, fa comprendere che la risata sia il miglior combustibile per andare avanti e che non valga la pena di sforzarsi di spaventare gli altri per ottenere un misero risultato.

8) È ricca, la sposo, l’ammazzo

Elaine May e Walter Matthau 640×360

E chiudiamo questa breve lista di film che potremmo guardare quando siamo tristi, iniziata con Chiedimi se sono felice, con A New Leaf (titolo originale), una black comedy con protagonisti Walter Matthau ed Elaine May che del film ha scritto la sceneggiatura e lo ha pure diretto.
Originariamente il film sarebbe dovuto durare tre ore e avere una trama decisamente più black ma la Paramount, in sede di visione effettuò dei tagli notevoli. Sfortunatamente la versione originale non è mai stata messa in commercio.
Walter Matthau è uno scapolo d’oro che gira a New York con una Ferrai che deve portare dal meccanico un giorno sì e l’altro pure. Dall’oggi al domani, nonostante gli avvisi del suo avvocato, costantemente ignorati, si ritrova senza il becco di un quattrino. Il suo maggiordomo, un fantastico George Rose, che lo definisce come “un uomo che ha riportato in vita tradizioni che erano già morte prima della sua nascita“, ha un consiglio da dargli: si sposi con una ricca e tutto andrà a posto. Walter Matthau non ne ha nessuna voglia ma riconosce che l’idea è l’unica percorribile soprattutto con la modifica che vorrebbe apportargli: uccidere la moglie ed ereditarne la fortuna. Da qui il titolo in italiano: è ricca, la sposo e l’ammazzo.

L’ineffabile personaggio di Walter Matthau, eccentrico, misogino e probabilmente con qualche rotella fuori posto, vede il suo mondo andare in pezzi. Per poterlo salvare deve piegarsi a convenzioni che non apprezza sconvolgendo se stesso e il mondo di conoscenze che lo circondano. Alcune scene, come quella nella quale il suo avvocato lo informa che non ha più un soldo, sono impareggiabili.
Un film spassoso la cui forza è tutta nei dialoghi, politicamente scorretti, pieni di allusioni e doppi sensi che oggi, molto probabilmente, non sarebbero più proponibili.