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Chernobyl è riuscita dove tutti i film sul disastro nucleare avevano fallito?

Chernobyl è il fenomeno seriale del momento. La miniserie tv originale Sky e HBO racconta la storia del disastro nucleare che ha colpito l’Ucraina nel 1986. Una sorta di disaster movie a tinte horror. Un mix vincente per i fan che hanno premiato la serie girata da Johan Renck. Ma diamo qualche mero numero per spiegare la psicosi Chernobyl: In un solo mese supera per gradimento sia i film storici che le serie più popolari tra cui Breaking Bad e Game of Thrones. E non solo. Ha anche riportato alla ribalta l’attenzione sul disastro, come ci dicono i dati di Google Trend. I grafici di ricerca infatti ci raccontano che la località dell’Ucraina è stata una delle parole più cercate al mondo da quando è uscita la serie tv.

Chernobyl inoltre ha avuto un impatto importante sul turismo della città stessa. La sede dell’incidente nucleare più letale al mondo è diventata una destinazione turistica sorprendentemente popolare. Molti influencer sono andati a farsi selfie nel sito del disastro e questo ha causato grandi polemiche sul tema del dark tourism. Ovvero quella propensione nel visitare luoghi che hanno visto disastri, come per esempio il Ponte Morandi, il relitto della Costa Concordia e la stessa Chernobyl. La Russia ha criticato aspramente la serie e ha detto che ne produrrà una tutta sua in cui racconterà la verità reale. Gli spettatori invece sembrano essere innamorati di Chernobyl, la serie che ha l’indice di gradimento più alto di qualsiasi altra produzione per piccolo schermo.

chernobyl

Ma qual è il segreto di Chernobyl?

Iniziamo con il contestualizzare la serie tv. Rispetto alla domanda che ci siamo posti nel titolo del nostro articolo c’è una variante fondamentale che incide sulla risposta: il tempo. Molte produzioni sia per grande che per piccolo schermo non riscuotono successo perché gli spettatori non sono ancora pronti per vedere certe cose. Chernobyl in questo è stata perfetta. I produttori hanno creato la serie tv nel momento adatto in cui andava creata. Hbo ha riempito un vuoto lasciato proprio da quei film e da quelle serie tv che non erano riuscite a spiegare il disastro. E nel vuoto si sta larghi e c’è posto per tanti. Dall’altra parte gli spettatori ultimamente amano, come si è detto prima, il lato dark delle tragedie e si è sviluppato un filone seriale che li sta accontentando. Solo questo è il segreto di Chernobyl? Assolutamente no. La serie tv è oggettivamente bella. Fotografia, regia, recitazione e sceneggiatura sono essenziali, cupe e adatte.

La sensazione che ci veicola Chernobyl sin dall’inizio è quella di una docu-serie mista al thriller e all’horror. E la prima sensazione non sbaglia mai. Sin da quella frase iniziale. “Qual è il prezzo delle menzogne? Non le scambieremo certo per verità. Il vero pericolo è che se sentiamo troppe bugie, non riconosciamo più la verità. Allora che possiamo fare? Cosa ci rimane se non abbandonare anche la speranza di conoscere la verità e di accontentarsi invece di sentire solo storie? In queste storie non importa chi siano gli eroi. E questo è quello che fa Chernobyl. Ci racconta una storia cupa, terribile e che spezza il cuore. Ci racconta una storia in cui non ci sono eroi, ma solo vittime e colpevoli. E forse è questo il segreto della miniserie tv: raccontare la verità e raccontarla bene. Raccontare ciò che è successo e quello che non è stato fatto. Chernobyl ci racconta la sorte di milioni di persone che hanno pagato per colpe non loro.

Chernobyl

La serie tv è riuscita a fare tutto quello che le altre produzioni non erano riuscite a fare.

Questo è il suo merito più grande. Grazie al tempismo, alla perfetta realizzazione e a quell’empatia che ci trasporta in un mondo semplicemente tragico e cupo, Chernobyl è diventata un fenomeno mondiale. Una meteora che tutti, alzando il naso verso il cielo nero, hanno visto e che tutti hanno commentato. Ma Chernobyl ha anche un altro merito, quello di farci ricordare. Di tenere sempre in mente cosa è successo quel dannato 26 aprile 1986, di non riporre, in un cassetto nascosto e impolverato, la memoria della sorte di milioni di persone. Perché abbiamo il compito di riconoscere la verità e di non accontentarci delle storie. Alla fine non importa davvero chi sono gli eroi, ma è sempre bene cercare i colpevoli.

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