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Le 5 sottotrame meglio gestite di Breaking Bad

5) Hector Salamanca, il passato è la chiave

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Hector Salamanca lo si può definire un personaggio ombra, presentato come un uomo malato sulla sedia a rotelle, giunto al fine della propria vita. Ma c’è molto di più.

Salamanca non è solo l’anziano zio di cui Tuco si occupa, bensì una chiave che ci consente di approfondire (tramite flashback) la conoscenza di un mondo oscuro, quello del cartello messicano, quindi lo definirei un ponte. Hector era un uomo di potere, ambizioso e senza scrupoli capace di uccidere uno dei propri nipoti per rendere chiaro un concetto agli altri. Pensate a quanto sia stato difficile per un individuo del genere, abituarsi alla condizione di essere debole e manovrabile, con la sola possibilità di esprimersi attraverso un campanellino. Noi questa rabbia, che è anche la ragione che lo fa continuare a esistere, l’abbiamo conosciuta bene, stampata sul suo volto e leggibile tra le rughe di quel ghigno malefico, un’espressione che lo accompagna fino all’ultimo. Ma attenzione, perché pochi minuti prima di suonare per l’ultima volta il campanello – e far scoppiare la bomba che avrebbe ucciso lui e Gus – i suoi occhietti neri riacquistano la luce perduta, ricordandoci l’uomo che è stato.

Per tutte queste ragioni torno a dire che Breaking Bad non può essere sintetizzato tralasciando una cosa invece di un’altra. Non a caso nello spin-off di Better Call Saul alcuni dei personaggi citati sopra ricompaiono. E questo perché risulta veramente difficile mettere uno stop alle loro storie. Quindi, chissà, magari alcune di queste sottotrame presto faranno da fondamenta per l’ennesimo show di successo diretto da quel genio di Vince Gilligan. Speriamo.

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