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Le 5 sottotrame meglio gestite di Breaking Bad

3) Skyler White, l’elemento disturbante

Skyler White

Nelle prime due stagioni di Breaking Bad Walter White si costruisce una specie di palla di vetro, al cui interno può vestire i panni del chimico brillante ma estremamente pericoloso, lasciando fuori da essa tutto quello che appartiene alla vita normale.

Skyler White appartiene alla vita quotidiana, in cui ha il ruolo di moglie amorevole e madre presente. Tutto sembra funzionare bene e anzi, il rapporto con suo marito – una volta scoperta la sua malattia – si fortifica ancora di più. Questo “idillio” cambia una volta che la donna scopre l’attività criminale di Walt, condizione che la pone di fronte a un bivio, cambiando completamente la carte in tavola per quanto riguarda il suo ruolo, che da inconsapevole soggetto esterno, diviene un elemento ambiguo, una mina vagante. Anche se in un primo momento non riesce ad accettare la verità sul consorte, Skyler decide di rimanergli accanto, anche perché in parte è stimolata dai molti vantaggi della questione. Il problema di fondo è che la signora White non riuscirà mai a schierarsi veramente e questa instabilità la rende pericolosissima. Basti pensare a quando decide di dare tutti i soldi di Walt (messi da parte per scappare in caso di pericolo) al suo amante che non se la stava passando bene. E poi, nell’ultima stagione, quando, illuminata dal senso di giustizia e dall’istinto di protezione verso i figli che vuole proteggere da un padre mostruoso, collabora con la DEA. È proprio in questo che consiste l’elemento disturbante, un soggetto instabile, preda delle circostanze, che in uno scenario sempre al limite rappresenta una delle minacce più grandi. Odiata, certo, ma fondamentale.

4) Hank Schrader, l’eroe da sacrificare

breaking bad

Hank Schrader è l’uomo dai forti ideali che è pronto a morire per preservarli. Non è il semplice poliziotto ficcanaso, ma un personaggio tragico che con la sua morte stravolge il corso degli eventi e cambia la prospettiva precedente delle cose.

“Zio Hank” è un agente della DEA e cognato di Walter White. La relazione tra questi due costituisce l’incipit del cambiamento di Walt, perché è proprio grazie ad alcune indagini condotte da Schrader che il chimico ritrova Jesse Pinkman. Quindi, inconsapevolmente, il poliziotto è il fautore di ciò a cui darà instancabilmente la caccia. La sottotrama di Hank ci mostra cosa significa stare dalla parte dei giusti, i rischi che si corrono e le debolezze che attanagliano un’anima appesantita dalla responsabilità di portare a fondo il proprio dovere. Tutto questo lo rende una colonna portante e non un predone (tra i tanti) da cui Walt deve fuggire, anche perché la loro relazione familiare non gli permette di farlo. Onestamente, penso che questo sia uno dei punti focali su cui Vince Gilligan ha puntato: descriverci la sottigliezza della parete su cui poggiano i rapporti, un muro che ci tiene all’oscuro (come nel caso di Hank nei confronti di Walter). Ma se si decide di abbattere questo muro in favore della verità, si può finire schiacciati.

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