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Le 5 cose che ci mancano di più di Troppo Frizzante

5) Una sagace satira politica

E come dimenticare il vero tratto distintivo di questo show? Un programma comico, familiare, capace di avvicinarsi al proprio telespettatore. Eppure non privo di spine. Perchè se Paco calca il palcoscenico da protagonista, i fratelli Locomotiva da rappresentanti del sud e Ciccio Sultano da comico della porta accanto, Alfonso Chiavinmano porta sulle proprie spalle un peso molto più grande. Quello della risata che colpisce al cuore la politica. Con una satira scheletrica ma incisiva, scomoda e diretta, come solo gli ex avvocati come lui sanno fare.

Si potrebbe dire che Boris ci abbia regalato così una nuova forma di satira politica. Una che si sposa perfettamente con una vera e propria forma di Ermetismo.

Nascono così i grandi personaggi inscenati da Alfonso Chiavinmano. Massimo D’Alema, il più scomodo Romano Prodi, fino ad arrivare a Mario. Un sagace pungolare la politica dove meno se lo aspetta e quando meno se lo aspetta. Vediamo così in primo piano uscite che mai dimenticheremo, come Buonasera! Sono Massimo D’Alema! Battute destinate a rimanere anch’esse negli annali della satira. Precursori inconsapevoli del più solidale “Je Suis Charlie”.

Ma chi è Charlie Hebdo quando nel 2010 Troppo Frizzante presentava Romano Prodi in un bar dall’arredamento sgargiante tra un omaggio di Bertolucci e un cameo di Roberto Gervaso? Troppo Frizzante. Storia di un piccolo capolavoro italiano.

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