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Perché ci siamo tutti innamorati così follemente di Kim Wexler

Stagione dopo stagione ci siamo chiesti sempre più spesso verso quale destino stesse viaggiando Kim Wexler in Better Call Saul. Oggi, l’idea che lei possa morire alla fine del percorso diventa sempre più pesante da sostenere. Ma quando abbiamo iniziato a temere per la sua incolumità? Perché abbiamo iniziato ad amarla?

Durante le prime puntate inquadrare il suo ruolo nella storia è sembrato fin troppo facile, e questo in realtà avrebbe dovuto rappresentare un campanello d’allarme, perché nulla è semplice o palese nelle creazioni di Gilligan e Gould, neanche la regia. Come dei dilettanti siamo quasi caduti nella trappola degli sceneggiatori che ci hanno fatto quasi credere che lei potesse essere solo una spalla, uno dei tanti volti nella vita di Jimmy che prima o poi sarebbe scomparso… perché Saul è solo in Breaking Bad.

Ma ecco che il primo tassello verso la Kim della quinta stagione, verso la Kim Wexler che amiamo, inizia a muoversi con la comparsa di Giselle.

Un alter ego inaspettato che anticipa nel suo piccolo una realtà eccitante di cui lei ha bisogno di far parte. Questo primo elemento svela una complessità che a tratti la rende molto più accattivante del protagonista, e che inizia a smuovere più concretamente il nostro interesse. Infatti se il mondo di Saul per Jimmy rappresenta l’inevitabile, la realtà in cui lui sguazza senza problemi, per Kim rappresenta una scelta, una via di fuga, una droga che la fa sentire viva.

Better call saul

Ma “Giselle” non è un lato di Kim che nasce nella prima stagione, si tratta di un’indole da sempre radicata nella sua persona e che lei ha creduto di dover soffocare. Quindi Saul le diventa necessario, poiché lui è la scusa per poter eccedere, per arrivare al limite e avvertire il brivido e nasconderlo sotto l’idea che sia tutto un divertimento. Eppure pian piano il gioco diventa realtà e così anche la falsificazione delle prove durante il processo contro Chuck, l’ostacolare il progetto Mesa Verde e lo scontro con Lalo nel finale di stagione.

Dopo aver aggirato la legge anche per un paio di casi pro bono, capiamo che Kim non prova un senso di colpa.

La più profonda parte di lei emerge in Better Call Saul 5.

Ci entusiasma perché capiamo che tutto ciò che sta facendo non deriva dall’incapacità di agire secondo le regole – come invece accade per Jimmy/Saul. Kim se davvero lo volesse potrebbe tornare ad essere l’avvocato perfetto degli inizi, ma lei sceglie di non farlo per combattere con determinazione tutto ciò che prima dell’incidente la stava soffocando. È come se si risvegliasse prendendo in mano la propria vita e decidendo di opporsi all’egoismo, opportunismo e meschinità rappresentati dalla HHM e da Mesa Verde.

Better call saul

Assistendo a questa sua ricerca di sé restiamo sbalorditi provando ammirazione ma anche paura che venga scoperta. Tifiamo per lei che è diventata l’antieroe della serie pronta ad affondare senza scrupoli anche Howard Hamlin. Da questo punto di vista chiariamo definitivamente quanto il suo percorso non possa essere accostato a quello degenerativo di Walter White, perché il percorso di Kim non si fonda sul decadimento di una morale sacrificata a un “Impero” vano e fugace. Kim non sa ancora cosa vuole, sa solo che vuole di più. Inoltre, ciò che muove i suoi pensieri e le sue azioni è prima di tutto un radicato pragmatismo, che fa in modo che prima del sentimento sia la logica ad agire per tirarla fuori dai guai.

Nel momento in cui capiamo questo aspetto di lei si rompe immediatamente qualcosa nell’immagine di serenità e tranquillità che avevamo percepito agli inizi. Ciò comporta un improvviso capovolgimento delle carte in tavola, e lo spettatore non ha più nulla sotto controllo. Quindi, come se lentamente divorasse il ruolo del protagonista diventando lei stessa la figura principale delle puntate, ci accorgiamo di essere i testimoni di un cambiamento attraente ma che non riusciamo a prevedere.

Kim Wexler in Better Call Saul è una sfida che mette sull’attenti i fan.

Better Call Saul

Il fatto che Kim rappresenti ciò di quanto più imprevedibile vi sia nella serie – al di là della pazzia di Lalo Salamanca – lascia già intendere da sé perché ci interessiamo tanto al suo ruolo nella storia. Come già accennato in precedenza, persino il suo legame con Jimmy è una commistione di affetto e necessità. Questo anticipa il passo successivo che potrebbe prevedere una Kim rinata e libera da qualsiasi restrizione del passato che lei stessa si era imposta. Si rivela così un altro tassello di questo percorso evolutivo che ci porta ad amarla nella sua complessità, anche perché pur solo toccando il mondo di Breaking Bad lei dimostra di poterlo quasi dominare, anche se non vi è nulla di certo… ancora.

In aggiunta a questi elementi vi è l’ambizione, che la spinge a desiderare sempre di più per avvertire un senso di soddisfazione maggiore. Lo avrà raggiunto? Ipoteticamente sembra lo abbia solo sfiorato facendoci presagire il peggio, lasciandoci ancora una volta con gli occhi sgranati. Lei ha tutte le carte in regola per vincere, salverà chi ne ha bisogno ma, più di qualsiasi altra cosa, proteggerà se stessa.

La determinazione, l’imprevedibilità, l’ingegno, il cuore e l’astuzia fanno parte di lei e scena dopo scena ci accorgiamo di non poter fare a meno di tutto questo. Capiamo che se Kim non ci fosse la storia sarebbe incompleta, ed è anche questa sua capacità di imporsi sullo schermo che ci porta ad ammirarla e ad amarla.

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