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Better Call Saul, la maledizione dello Zafiro Añejo e il destino finale di Kim Wexler

Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sulla 5×09 di Better Call Saul

La pistola di Cechov non terrorizza solo quando parte l’inevitabile colpo: certe volte assoggetta ogni emozione di chi assiste con la sola presenza. Lo sparo trattenuto, il respiro sospeso, la minaccia che deflagra in una corda pronta a spezzarsi da un momento all’altro. La morte nell’aria sussurra con tutta la forza di un urlo ingabbiato in corpo. La pistola attende, vanamente. Passano i minuti, ma sembrano giorni. Cechov è deluso, quando tutto passa. E noi tiriamo un sospiro di sollievo, se la regola è disattesa. Soprattutto se l’eccezione è Kim Wexler, la nostra Kim Wexler. E Better Call Saul è, come sempre, imprevedibile.

Il pensiero corre ovviamente agli ultimi minuti di Bad Choice Road e allo stallo alla messicana che ha coinvolto, con ruoli diversi, Lalo Salamanca, Saul Goodman e Mike Ehrmantraut.

Un triello senza vincitori, perché nel mezzo del fuoco incrociato soffocato all’ultimo istante è emersa quella che sembrava la vittima sacrificale. Al posto sbagliato al momento sbagliato, dopo aver attraversato la strada maestra. Una pessima maestra. Tra il bersaglio comparso sulla schiena dell’amato Jimmy e il mirino del salvifico Mike, Kim ha dialogato sottovoce con la morte, negandogli un appuntamento concesso invece al carnefice. Affrontato, manipolato, sconfitto. Cacciato, senza colpo ferire. Persino umiliato, alla faccia di Cechov. Una vera cucaracha, al contrario di quel che aveva lasciato intendere fino a pochi momenti prima.

Una sopravvissuta, per ora. Ma per quanto? Una stagione, forse un episodio. Forse no, forse per sempre. Il destino sospeso ci inganna ancora, senza risposte certe. Ma un indizio, l’ennesimo, non sembra presagire niente di buono. Una maledizione, stavolta. La maledizione dello Zafiro Añejo.

Lo Zafiro Añejo è la tequila lussuriosa che potete trovare nei migliori locali di Albuquerque. Costosissima, roba per portafogli roventi da 50 dollari a bicchiere. Onnipresente, nell’universo di Breaking Bad. Dal giorno della strage messicana compiuta da Gustavo Fring, la vendetta perfetta nei confronti dell’odiato Don Eladio e il suo famigerato cartello. Avvelenato , messo in ginocchio e spazzato via in un istante attraverso un dono, una bottiglia. Una tequila, quella tequila, mischiata col sangue di chi aveva distrutto il compagno Max decine d’anni prima. Poi il silenzio, un lungo passo in avanti. Fino al passo indietro, nel passato di Better Call Saul.

Quello che inizialmente sembrò essere un curioso easter egg ha assunto nel tempo i contorni di una maledizione. Ovunque scorra lo Zafiro Añejo, non succede niente di buono. Attraverso Jimmy e Kim, ai quali fu negato il brindisi dopo la trionfale chiusura del caso Sandpiper. Attesa a casa, Kim non si presentò. Fermata da un terribile incidente stradale che per poco non la portò via. A un passo dalla fine, la bottiglia non s’aprì. Non per loro, almeno. Come invece accadde poco dopo, non per brindare al successo. Ma per celebrare la fine di un uomo, Chuck McGill, ucciso dalle fiamme tra le mura di un’abitazione che era diventata la sua personalissima prigione.

La maledizione si configura tra le righe di un racconto, quello di Better Call Saul, che ha fatto del simbolismo un tratto distintivo. E che finalizza ogni dettaglio alla costruzione organica di sottotesti dalle profondissime chiavi di lettura.

Non è quindi un caso che lo Zafiro Añejo sia ricomparso in Bad Choice Road attraverso la sagoma di un inconfondibile tappo. Conservato a lungo da Kim in un cassetto del suo ufficio e portato via nel momento in cui decide di svuotarlo.

Appena licenziatasi dal prestigioso studio legale Schweikart & Cokely, Kim abbraccia se stessa, in conflitto tra l’avvocato moralmente integro che si dedica ai casi pro bono e l’anarchica partner di Viktor, torna indietro dopo un’iniziale esitazione e preleva il prezioso cimelio.

L’ufficio si svuota, senza dimenticare una parte fondamentale di sé. Come aveva fatto pochi giorni prima Jimmy col thermos giallo regalatole dalla stessa Kim, l’unico oggetto degno di essere conservato prima di distruggere l’automobile di una vita. Farà altrettanto, tempo dopo, Walter White con l’iconico cappello, e non è un caso. Perché da una parte Jimmy conserva un dono che gli restituisce un barlume d’integrità, ormai devastato da un foro di proiettile. Mentre dall’altra Kim e Walter abbracciano il lato oscuro, impedendo a loro stessi di lasciare indietro Giselle ed Heisenberg.

Quel tappo, infatti, incarna idealmente l’anima più corrotta di Kim. Alimentata dall’amore per il compagno e condizionata dal rapporto con lui, non è esplosa gradualmente come Saul è emerso in Jimmy, arrivando a sostituirlo quasi del tutto episodio dopo episodio, ma si manifesta all’improvviso. In momenti sporadici e dirompenti sempre più frequenti, dei quali una truffa ordita con Viktor (alias Jimmy) ai danni di Ken Wins, un manager umiliato successivamente anche da Walter White, ne è un manifesto. In quell’occasione il frutto dell’inganno fu una serata costosissima e, soprattutto, una bottiglia di Zafiro Añejo. La stessa che poi è ricorsa prima del suo incidente, dopo la morte di Chuck e in Bad Choice Road.

Kim ne conserva il tappo a lungo, chiuso in un cassetto. Là avrebbe dovuto stare, se avesse percorso la strada giusta. Ma la strada giusta si è persa, spesso. Forse per sempre. Tra i mille bivi della sua vita, le sliding doors del destino l’hanno portata consapevolmente all’incontro con Lalo Salamanca. Al proiettile schivato con l’arte manipolatoria del miglior Saul, graziata dalla scaltrezza di Giselle. Per ora, fino al prossimo incrocio. Perché ci sono bivi che portano a vicoli ciechi, e nella mezza misura di un’anima spaccata a metà tra la nobiltà degli intenti e le impagabili tentazioni il rischio di condurla verso una straziante fine tragica è concreto. Ma la maledizione è criptica, e la morte di Kim non è l’unica conseguenza possibile.

Better Call Saul

Il duello verbale con Lalo, d’altronde, ha lasciato uno strascico profondo anche nei pensieri del boss messicano. Attanagliato dai dubbi su chi gli sia amico e chi no, tornerà con ogni probabilità in Messico e lì, forse, attaccherà Juan Bolsa e il cartello che gli ha voltato le spalle. Un cartello che ha fatto di tutto per tenerlo dietro le sbarre, ma che potrebbe non avere nei programmi l’idea di ucciderlo. Le parole di Kim, tuttavia, cambiano le carte in tavola, e hanno in ogni caso avvelenato i rapporti già tesi tra i signori della droga. Il tappo potrebbe quindi non essere solo un presagio di morte per l’avvocato, ma anche per chi verrà spazzato via anni dopo attraverso la stessa tequila. Il fil rouge che collega Kim a Don Eladio, vissuti fino a quel momento in universi distantissimi.

Un tappo, un semplice tappo, assume la forma di un proiettile. Non ancora sparato ma in canna da anni, dalla prima manifestazione di Giselle.

Schivare il colpo è ancora possibile, Cechov potrebbe ancora restare a bocca asciutta. Eppure potrebbe essere comunque troppo tardi. Per chi danza sull’orlo di un cornicione, d’altronde, la caduta incombe e il destino di Kim sarà figlio delle sue decisioni. Dei bivi scrutati incoscientemente, delle corse sfrenate. Delle frenate brusche, al di là della luce rossa nel mezzo di un incrocio. Dei cambi di direzione continui, votati all’amore. Per tutti, un po’ meno per se stessa. Che farà “qualcosa di imperdonabile” o che non potrà più graziare l’uomo della sua vita. “Qualcosa di stupido, come solo il sentimento più nobile sa talvolta essere. Qualcosa che ci obbligherà a berci sopra, ai titoli di coda. Evitando la tequila.

Antonio Casu

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