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Axe and grind“, il titolo inglese di questa 6×06 di Better Call Saul, è un’espressione che si presta a tante sfumature, arricchendosi di significati che vengono a declinarsi ora su un personaggio ora su un altro. Letteralmente “axe” è l’accétta, quella stessa ascia che appare d’improvviso esattamente a metà episodio a dividere in due la puntata e a sancire una dura e violenta transizione dal bacio tra Kim e Jim alla scena di Lalo. Non siamo soliti vedere effusioni tra i due sposi e il momento in cui questa intimità si manifesta sulla scena è associato all’atto violento dello spaccare la legna. Quel ciocco che si frantuma, che perde la sua integrità diventa così espressione di una rottura che pare investire e coinvolgere tutti i personaggi, sospesi tra desideri inappagati e obiettivi ostinati da inseguire, costi quel che costi.

Better Call Saul

È proprio l’ostinazione a caratterizzare i protagonisti di Better Call Saul.

Personaggi eternamente protesi con testardaggine verso un fine tanto preciso quando (spesso) irraggiungibile. Howard, ormai scisso tra il blu e il nero del suo abito, ha per tanto tempo inseguito un’idea di ricomposizione amorosa. Ce ne siamo resi conto solo di recente, vedendolo parlare con il suo psicologo e di nuovo in questa 6×06 quando diligentemente prova a ritessere insieme le fila di un matrimonio ormai esausto. La cura con cui predispone tutto per la colazione della moglie contrasta violentemente con l’indifferenza di quest’ultima che ignora il simbolo della pace impresso sulla tazza e trasferisce tutto il contenuto distrattamente e bruscamente in un altro contenitore.

tazza

Scopriamo così l’Howard più intimo e fragile (“Se è più semplice possiamo andarci entrambi“). Incerto, come già ci era apparso incerto e debole Chuck nella terza stagione. Entrambi gli avvocati, ostinatamente, si sono fatti carico di uno scopo ultimo che però in Howard si sdoppia, scisso com’è dall’ascia impugnata da Jimmy. Per lui “axe and grind” significa sia “interesse personale“, nel disperato tentativo di rimettere insieme il tronco di un matrimonio ormai ridotto a ciocchi, sia “conto aperto” nel “whatever it takes” di chi vorrebbe una volta per tutte liberarsi di Saul. Costi quel che costi. Il suo destino, come quello di Chuck, è però già segnato: the winner takes it all e Hamlin sarà ridotto a ciocco esanime dalla travolgente forza dell’accétta-Saul.

Il piano per screditarlo è ormai chiaro, tutto sulla scena è predisposto per il dramma che spaccherà per sempre la vita e la reputazione dell’impeccabile avvocato: Saul ha prodotto immagini false che lo vedono intento in uno scambio di mazzette con il giudice (in realtà un sosia) e al momento opportuno, quando Howard abboccherà muovendo accuse infondate, Jimmy farà in modo di somministrargli un prodotto che gli dilaterà le pupille come se fosse drogato. A quel punto le illazioni rivolte al giudice, la testimonianza di Cliff Main e l’aspetto di Howard non potranno che renderne evidente l’incompatibilità con il caso della Sandpiper.

Ad avere un “conto aperto” è naturalmente anche Lalo che abbandonato il giallo saturo del deserto si immerge in Germania in un filtro blu di ozarkiana memoria.

I suoi modi gentili sono, come abbiamo sottolineato nella scorsa recensione, l’apparenza blu di un’anima profondamente gialla. Lalo insegue ostinatamente un unico obiettivo: per lui “axe and grind” significa “vendetta“, significa recidere il tronco che tiene uniti i contatti tedeschi della Madrigal con l’odiato Gus Fring. Costi quel che costi. E così, inseguendo questo scopo, alla ricerca di un “tornaconto” che affonda nell’onore familiare infranto, diventa, perfino lui, inaccurato, sfrontato e imprudente finendo ferito in modo sciocco.

Better Call Saul

A differenza dell’indaco Hamlin (Hamlindigo blue) Lalo ha però tutta la scaltrezza del giallo, di chi riesce ad adattarsi e a sopravvivere con astuzia alle insidie del deserto. Ribalta così la situazione contrattaccando con prontezza e compiendo un ulteriore passo verso quella testarda rivalsa che non vedrà però, come intuiamo da Breaking Bad, un vero appagamento. Questo “axe and grind” che tocca tutti i protagonisti di Better Call Saul, infatti, sfocia inevitabilmente nel fallimento. Così sarà anche per Mike il cui scopo non è la vendetta, bensì un “interesse personale“. Per lui “axe and grind” è una questione di famiglia. Il suo scopo, quello verso cui tende disperatamente e amorevolmente è garantire la sicurezza per la nuora e la nipote. Costi quel che costi.

Per loro cercherà di mettere da parte quei soldi che immancabilmente, però, finiranno sequestrati dalla polizia. Non c’è lieto fine per nessun uomo del deserto di Better Call Saul: il loro destino è segnato fin dal principio, fin da quella scelta di abbandonare la Legge per abbracciare il deserto. In loro c’è già quel deserto di morte che attende fatalisticamente tutti. Anche quegli uomini blu (Chuck e Howard), anzi soprattutto loro, che hanno provato ad abbassarsi al livello desertico di Saul Goodman senza averne la capacità.

Better Call Saul

E viene da chiedersi, allora, se così sarà anche per Kim che riattualizza nel presente, nel rapporto con il suo Jimmy, quel legame malsano con la madre.

Nelle sue relazioni la Wexler ha imparato a riconoscere l’amore soltanto nell’inganno: il suo primo punto di riferimento, la madre, da cui bramava approvazione e affetto (la mano che le tende usciti dalla presidenza) è nient’altro che una truffatrice che fa sua l’idea che “Al mondo ci sono lupi e pecore“. Kim è scissa da quell’ascia di un’affettività distorta che torna con Jimmy, con la trasposizione adulta di quello che la madre era stata per lei nell’infanzia.

Per Kim “axe and grind” significa affilare l’ascia contro tutti quelli che si oppongono alla sua disperata voglia di felicità e amore. Contro tutti quelli che pensano di poterle dire, come aveva fatto Howard, cosa è meglio per lei. In nome di quell’amore è disposta a tutto, perfino a rinunciare alla sua bontà, a quell’opportunità di fare il bene al prossimo nel modo migliore possibile per un avvocato: attraverso progetti di riforma giuridica che garantiscano più equità. Kim sterza bruscamente, inverte senza troppo pensarci la rotta della legalità abbracciando così l’ostinazione propria degli altri grandiosi personaggi di Better Call Saul. Costi quel che costi. Costi la sua felicità lavorativa.

Wexler

Quell’ostinazione è un’ascia che spacca in due il tronco dell’interiorità di tutti i protagonisti. È l’ascia che li espone al rischio improvviso di scoprire di stare inseguendo immancabilmente, inevitabilmente, un obiettivo a cui tenderanno sempre e che non raggiungeranno mai. Costi quel che costi. Costi tutto se stessi.

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