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Watchmen 1×05 – La verità è là fuori

Watchmen 1×05 recensione
e commento con spoiler

Tutti quanti, presto o tardi, siamo costretti a guardarci allo specchio e scoprire chi siamo davvero. Conosci te stesso era riportato sul tempio di Apollo a Delfi e Watchmen 1×05 affronta questo tema in modo superbo e sfaccettato. Proprio come la moltitudine di riflessi dell’immagine del giovane Wade Tilman nella casa degli specchi il fatidico 2 novembre 1985. Il giorno del calamaro.

Da dove iniziare dunque? Verrebbe da dire dal principio, ma in una serie come Watchmen l’interconnessione tra presente, passato e futuro segue percorsi complessi e non sempre lineari. Basti pensare al messaggio di Veidt al presidente Robert Redford. Quindi meglio scardinare la logica e muoverci secondo voli solo apparentemente pindarici. Partiamo dal titolo della puntata: “Little Fear of Lightning“. La frase è estratta dall’opera più famosa di Jules Verne: Ventimila leghe sotto i mari.

If there were no thunder, men would have little fear of lightning —although the danger is in the lightning, not in the thunder

Se non ci fosse il tuono, gli uomini avrebbero poca paura del fulmine — sebbene il pericolo sia nel fulmine, non nel tuono

Nel libro, semplificando di molto, troviamo un calamaro gigante e il Capitano Nemo. Per quanto riguarda il calamaro credo non serva chiarire nulla se non dire “grazie” a Lindelof per aver avuto il coraggio, mancato a Zack Snyder nel 2009, di mostrarcelo in tutta la sua sconvolgente magnificenza. Sul Capitano Nemo, invece, ricordate come si chiama il gruppo di sostegno presieduto dallo stesso Wade? “Gli amici di Nemo“. Come vi dicevo nella recensione del secondo episodio, nulla è lasciato al caso in Watchmen.

Watchmen 1x05
Watchmen 1×05

L’episodio si apre nel fatidico giorno in cui il calamaro gigante piove su New York uccidendo con la sua onda psichica oltre tre milioni di persone.

Siamo a pochi minuti da quel tragico evento. La prima frase che sentiamo pronunciare dal giovane Wade Tilman, interpretato in questa versione giovanile da Philip Labes, è “Siete pronti a sentire la verità?“. Diviene chiaro fin da subito che assisteremo a una origin story tutta incentrata su “Specchio” e cosa abbia trasformato il giovane Wade nel vigilante mascherato terrorizzato dalla pioggia di calamari che vive in un bunker e che fino ad ora abbiamo apprezzato solo come spalla di Sister Night.

Il cuore pulsante di questo episodio è conoscere se stessi, conoscere la verità. Innanzi tutto quella di Wade. Specchio. Si scopre fosse un giovane evangelico. Il giorno fatidico si trovava a Hoboken, sull’altra sponda del Hudson, di fronte a Manhattan. Il quartiere di New York, non il dottore.

Il giovane Wade cerca di portare la sua parola a una banda di ragazzi al luna park appartenenti alla cultura Knot Tops. Insomma, la versione distopica degli skinhead presente nel fumetto. L’estetica che si muove dietro questo movimento viene presa a modello dai Pale Horse, la band che si sarebbe dovuta esibire quella notte al Madison Square Garden, come si vede nella locandina appesa al muro. L’importanza di questo riferimento esploderà in modo fragoroso nel proseguo dell’episodio, mostrando la genialità creativa di Lindelof. Sfortunatamente Wade viene irretito da una ragazza del gruppo che lo porta dentro una “casa degli specchi“. Lì, facendogli credere di volerlo sedurre, lo spoglia completamente e lo abbandona nudo e umiliato nel mezzo di tutti gli specchi. Questo fatto, che da un lato distrugge la fiducia negli altri del futuro Looking Glass, gli permette di sopravvivere all’onda psichica.

Surreale e meravigliosa la sequenza, lenta e inarrestabile, che percorre all’indietro la telecamera partendo dal volto di Wade fuori l’ingresso della casa degli specchi che vede la moltitudine di cadaveri che ricopre le strade e non capisce.

Watchmen 1x05
Watchmen 1×05

Una sorta di Grido della Natura in versione Watchmen. L’inquadratura si allontana e si alza sempre più mostrando infine l’abominevole essere tentacolare schiantato tra i grattacieli di una disarmata New York. Cosa diceva Laurie Black nello scorso episodio:

“Le persone che indossano le maschere sono guidate dal trauma. Sono ossessionati dalla giustizia a causa dell’ingiustizia che hanno subito, di solito quando erano bambini. Ergo, la maschera: nasconde il dolore”

Ecco il trauma. Ecco il dolore di Wade Tilman, la sua maschera. Il suo retaggio evangelizzante resta anche nel futuro, cioè nel presente della storia. Wade, che come lavoro di copertura offre consulenze per le indagini di mercato sfruttando la sua capacità di riconoscere il vero dal falso nelle persone, gestisce un gruppo di sostegno per chi non ha superato il trauma del 2 novembre 1985. Lidelof mette in campo tutta l’esperienza acquisita con Leftovers e affronta il tema dei sopravvissuti in un modo nuovo e perfettamente calato nel universo di Watchmen. Il trauma dei milioni di morti, della consapevolezza di non essere soli nell’universo, travalica l’esperienza diretta di quanto è successo. Ad avere bisogno di conforto non sono solo coloro che hanno assistito ai fatti, come Wade, ma anche chi quei fatti li ha solo conosciuti mediante i racconti o la finzione.

Questo contesto permette di introdurre un nuovo personaggio. Renee, messa in scena dalla bravissima Paula Malcomson (Deadwood, Sons of Anarchy, Caprica) si presenta a uno degli incontri degli Amici di Nemo. Il meccanismo apparente di Lindelof è chiaro: Wade nuovamente si farà irretire dalla ragazza. Finiscono infatti in un pub a bere e chiacchierare su come superare il trauma.

Qui il genio di Damon sfiora la perfezione. Renee su insistenza di Wade racconta cosa abbia originato in lei la paura, dato che è troppo giovane per aver assistito direttamente all’attacco. Il racconto della donna è pura genialità di scrittura narrativa.

Il trauma in lei rispetto ai fatti del 2 novembre è dovuto a un film. Un film diretto da Steven Spielberg e vincitore di innumerevoli premi. Un film in bianco e nero. La scena che l’ha traumatizzata è quella di una bambina, con un cappotto rosso, che crea un contrasto drammatico nell’assenza di colori della pellicola, muovendosi tra… no, non è Schindler’s list. Il film nell’universo distopico di Watchmen è Pale Horse, il nome della band che avrebbe dovuto suonare a New York il giorno della strage. Brividi. La riscrittura della realtà fatta Lindelof è sublime. Il 2 novembre 1985 ha la forza e il peso dell’11 settembre 2001. Di un Olocausto. E lo fa con delicatezza e rispetto, senza mai andare sopra le righe.

Watchmen 1x05
Watchmen 1×05

Acceleriamo. Wade si lascia coinvolgere. La ragazza telefona a un amico per farsi accompagnare a casa, rifiutando il passaggio di Specchio. L’amico arriva con un pick-up identico a quello visto nel primo episodio quando venne ucciso il poliziotto da un esponente del Settimo Cavalleria. Dal cassone cade un cespo di lattuga. Wade mangia la foglia e segue i due scoprendone il covo. Avvisa per radio il comando e decide di entrare. Non prima di aver perquisito il mezzo e aver trovato una pistola e, tra la lattuga, delle casse con il logo della Trieu.

Quello che avviene all’interno è il colpo di scena che apre gli occhi al pubblico avulso dal fumetto. Il Settimo Cavalleria sta testando una sorta di macchina del teletrasporto che permette di far cadere degli oggetti lanciati dentro questo portale, dall’alto in un altro luogo. Come avviene frequentemente per la città con le piogge di piccoli calamari. Wade viene catturato e scopriamo che a capo del gruppo c’è il senatore Keene, e che è stato condotto lì con l’inganno.

Questi decide di mostrare la verità a Wade. Gli dà anzi la possibilità di scegliere. Restare all’oscuro delle vere cause del suo trauma e provare a denunciarlo alle forze dell’ordine o vedere il filmato che sta per mostrargli e conoscere i fatti reali.

Unica condizione: se decide di vedere dovrà mettere fuori gioco per qualche giorno Angela Abar. Lei è coinvolta nella morte di Judd Crawford ed è una minaccia per i loro piani; altrimenti, il senatore l’avrebbe fatta uccidere con tutta la sua famiglia. Pillola rossa o pillola blu? Il video fu fatto vedere a Keene il giorno che si insidiò come senatore e impiegò sette anni per riuscire a ottenerne, all’oscuro del Governo, una copia.

Il video è una registrazione fatta da Adrian Veidt, al tempo Ozymandias, il giorno prima dell’olocausto di New York da lui organizzato e rivolto direttamente al presidente Robert Redford (che sarebbe stato eletto solo 7 anni dopo la registrazione del video). Qui Veidt racconta tutta la verità al presidente. Quella verità nota ai lettori della graphic novel (e a chi ha visto il film) ma sconosciuta ai novizi del mondo Watchmen: il calamaro gigante non viene da un’altra dimensione ma è opera di Adrian, che ha deciso di sacrificare milioni di persone per salvarne miliardi. Nel momento di massima crisi della Guerra Fredda, solo una minaccia più grande ed esterna avrebbe potuto ricompattare il genere umano e porre fine alle lotte interne. Follia? Genio? La barzelletta di Laurie nel terzo episodio dà una risposta. Ma ognuno tragga la propria in attesa di vedere, nelle prossime quattro, quella di Lindelof.

Watchmen 1×05

Wade è sconvolto dalla consapevolezza che tutto quello che ha creduto e pensato, che ha causato il suo trauma era una finzione. Almeno nelle sue origini più profonde.

Tramite la sua ex ha scoperto la natura delle pillole ricevute da Angela: Nostalgìa. Pillole in grado di contenere i ricordi di una persona. Grazie una microspia nel suo ufficio, messa dalla Blake, fa arrestare Angela riconsegnandole le pillole e ingannandola, portandola ad ammettere il probabile coinvolgimento del nonno, pluricentenario, nella morte di Judd. Prima di essere tratta in manette, Angela ingurgita le pillole e inveisce contro Specchio. Che Wade abbia agito per assecondare Keene o per salvare Angela dalle mire del senatore, il rapporto tra i due sembra definitivamente rotto.

Ci sarebbero molte altre cose da dire su Wade, come il suo essere nemesi, o specchio deformato, di Rorschach. Come lui si muove in una solitudine totale. Porta la maschera anche in contesti in cui non servirebbe come per mangiare e dormire, ma andremmo troppo lunghi. Se sopravviverà all’arrivo inaspettato, a fine episodio, degli uomini armati del Settimo Cavalleria ne parleremo ancora.

Per concludere si deve andare necessariamente al secondo protagonista di Watchmen 1×05: Adrian Veidt. Le carte sono state gettate. Avevamo intuito la scorsa settimana che fosse confinato sulla Luna, grazie a quell’inquadratura che dal cielo, visto attraverso il cannocchiale, sfumava sulla luna supra il cielo di Tulsa.

Ma non era “la” luna ma “una” luna. A quanto pare una delle lune di Giove. Adrian infatti riesce a completare lo scafandro e la catapulta con la quale ha ripetutamente lanciato i cloni oltre la barriera che circonda il suo piccolo paradiso-prigione. Giunto oltre la barriera, lo vediamo appunto su una scenario lunare circondato dai corpi congelati dei molti cloni lanciati. Lentamente inizia a spostare i corpi e comporre una scritta. In quel momento, controllata la data e l’ora su complessi orologi inseriti nella sua curiosa tuta spaziale alza lo sguardo vedendo un satellite passare poco più in alto. La camera inquadra il satellite, poi ci mostra il punto di vista di quest’ultimo. Sul terreno, con i corpi, Adrian Veidt ha composto:

“SAVE ME D”
“Salvami D”

Watchmen 1x05
Watchmen 1×05

Cosa stia a indicare la lettera D è ovviamente ignoto. Potrebbe essere “Dr. Manhattan”. Potrebbe essere “Dear President”. Potrebbe essere che la “D” sia l’iniziale del nome di Lady Trieu. Ma tutte queste ipotesi sono mera e inutile speculazione.

Adrian viene tirato nuovamente dentro la cupola e qui vediamo che il Guardiacaccia è giunto fino a lui. Il dialogo tra i due sull’abbandono che hanno subito da parte del loro Dio (sembra scontato che il riferimento, in questo caso sì, sia al dr. Manhattan) non impedisce a quest’ultimo di condannare “il padrone” Veidt (è anch’esso un clone?) a una pena per aver violato il loro accordo. E lo colpisce ripetutamente. Come sempre non interroghiamoci troppo su cosa accadrà. Il giro di boa è stato compiuto con una maestria rara. Lasciamo che lo stupore e la meraviglia ci accompagnino ancora per gli ultimi, purtroppo, quattro episodi.
Tic, Toc. Tic, Toc.

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