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Watchmen 1×02 – Niente è ciò che sembra

Watchmen 1×02 recensione
e commento con spoiler.

Martial Feats of Comanche Horsemanship è un episodio in cui paradossalmente impariamo di più e capiamo di meno. Quello che è certo però è che se c’erano dubbi sulla capacità di Lindelof di mantenere il livello promesso nel primo episodio questi sono stati spazzati via. Watchmen 1×02 è un caleidoscopio di ricordi ed eventi che sembrano far avanzare poco la trama, ma in realtà la ribaltano completamente. Oltre ad aggiungere tasselli importanti per la comprensione dei personaggi, da un lato, e del disegno finale nella mente di Lindelof dall’altro. Tuttavia, per ogni elemento svelato, le domande aumentano esponenzialmente generando, come non capitava da tempo, l’attesa di vedere il successivo episodio in modo irrefrenato.

Il testo di Moore è considerato, dai suoi fan più intransigenti e da se stesso, intoccabile. Dodici capitoli che si elevano a testo sacro. Eppure HBO in questo lavoro, grazie alla sensibilità artistica di Lindelof, ha trovato la chiave di volta per scardinare questa situazione. Anzi, come direbbe Adrian Veidt: ha tagliato il nodo gordiano. Sono riusciti a portare le dinamiche, i meccanismi, le atmosfere del fumetto in un “remix” che pesca tutto quello che può dall’opera originale, ma sempre rispettandone le intenzioni. Adatta senza stravolgere. Stravolge senza deturpare. Deturpa senza infangare. Un lavoro complesso, certosino, ma che si sta dipanando, alla luce dei primi due episodi, in modo fulgido.

Watchmen 1x02
Watchmen 1×02

L’episodio di Watchmen 1×02 si apre in continuità con il primo nel passato. Un passato di poco più remoto del precedente episodio. Ci troviamo durante la Grande Guerra. Un ufficiale tedesco fa redigere un volantino in inglese in cui invita i soldati di colore americani a non combattere la Germania.

Ma di riflettere sulla loro condizione, non solo nell’esercito, ma in generale negli States.

Migliaia di questi volantini vengono fatti cadere da un biplano e uno di questi è raccolto da un giovane soldato di colore. Ecco da dove arrivava il pezzo di carta su cui, nel primo episodio, lo stesso giovane soldato scriveva a Tulsa “Watch over this boy” e lo consegnava al figlio prima di farlo fuggire. Cadendo leggero dal cielo fino alla sua mano. Nulla è casuale in Watchmen.

Nel corso dell’episodio scopriremo come il piccolo Will, così si chiama il figlio del soldato, sia strettamente imparentato con Angela Abar. Il vecchio in sedia a rotelle, trovato da Angela sotto l’albero alla fine dello scorso episodio e che si auto accusa di essere l’assassino di Carwford oltre che di essere il dr. Manhattan, risulta invece come il nonno di Angela. Lo scopre lei stessa dopo aver fatto analizzare il DNA presente su una tazza di caffè che gli ha fato bere mentre lo tiene sequestrato nella sua pasticceria/copertura decidendo cosa fare di lui.

Il tema delle origini, oltre a quello della lotta razziale, sembra essere ormai dichiaratamente il fulcro di questo show. Eccezionale la scelta di trattare questo argomento in un sequel, seppure infarcito di flashback.

Watchmen 1x02
Watchmen 1×02

Nella conversazione, o meglio nell’interrogatorio, tra Angela e Will emerge come il passato del comandante Carwford non sia così esente da macchie. Il dubbio instillato a Sister Night fa sì che durante la visita di Angela a casa di Judd venga rinvenuto in un armadio nascosto un abito della Settima Cavalleria con una stella da sceriffo appuntata sul petto.

Il rapporto tra il personaggio interpretato da Regina King e quello di Don Johnson è un ulteriore perno della storia. Uno dei flashback più toccanti della puntata ci mostra cosa accadde durante la Notte Bianca. L’assalto coordinato a quaranta membri della polizia da parte della Cavalleria.

Vediamo Calvin e Angela a due minuti dalla mezzanotte di Natale, chiaro riferimento e omaggio al Doomsday Clock, metafora della vita reale per quanto l’umanità sia vicina alla catastrofe globale, tipico elemento narrativo del fumetto di Moore, subire l’assalto da parte di un esponente della Settima Cavalleria. Angela riesce a uccidere l’assaltatore ma viene gravemente ferita. Un secondo esponente entra in scena, mentre la ragazza sta perdendo i sensi e imbracciato un fucile lo punto al suo volto. Buio.

Gli occhi si riaprono sul volto di Judd Carwford in ospedale che osserva, ferito, Angela riprendere i sensi. I dubbi su chi fosse il secondo assalitore e su come possa essersi salvata sono molti. E non tutti esenti da pensieri sul coinvolgimento dello stesso Judd, alla luce soprattutto della scoperta in casa sua.

In ogni caso, come si diceva, il rapporto tra i due ci permette di vedere anche come Lindelof usi sapientemente il jump-cut per gestire i cambi di scena. Tecnica portante anche nel fumetto. L’abbraccio tra Angela e il corpo penzolante di Judd si dissolve nell’abbraccio con Cal del flashback. Con la stessa tecnica si torna al presente tra la mani di lei che sfiorano quelle di Carwford, dopo la notizia della morte del suo partner, e l’ultimo tocco tra i loro corpi prima che venga chiuso il sacco nero con il cadavere del comandante.

Watchmen 1×02

Sorvoliamo velocemente sul conseguente assalto voluto da Terrore Rosso al campo di Nixonville solo per fare un paio di appunti. Straordinaria la contraddizione di un campo “hippie style” per i suprematisti bianchi che idolatrano una statua di Nixon ed espongono la Stars and Stripes nella versione originale da 50 Stati. Precedente quindi all’annessione del Vietnam come cinquantunesimo Stato.

Il pestaggio che ne esce sottolinea ancora una volta come i metodi della polizia e dei vigilanti sia ben oltre i limiti del lecito. Ampliando la zona d’ombra dentro cui si muovono i dicotomici concetti di buono e cattivo. Di giusto e sbagliato.

Torneremo su questo momento per una considerazione finale. Arriviamo quindi alle surreali scene dominate da Jeremy Irons. Non automi ma cloni, almeno così appaiono. La sua servitù pare essere una pletora di cloni, decisamente sacrificabili, e che non brillano per intelligenza. Ecco forse il motivo del ferro di cavallo nel primo episodio. Quello che conta in questo magnifico passaggio fuori dal tempo è la lucida follia di Veidt. Che abbia un senso o meno ciò che sta facendo, è evidente che il suo ego non è stato scalfito dal tempo. Anche se ancora non sappiamo quale tempo sia. La messa in scena della “nascita” del dr. Manhattan è agghiacciante, macabra, ma a suo modo smorzata dalla sua mastodontica personalità. L’aver chiamato Bucefalo il suo cavallo ne è una divertente conferma.

Anche in questo episodio vediamo la sua magione venire distrutta. Lo scorso era lo stesso dr. Manhattan su Marte, in questo è Topher, figlio adottivo di Angela e superstite della strage della Notte Bianca, che sta giocando con delle costruzioni molto complesse e levitanti. La scatola rivela che si tratta di “Magna-Hattan Balls“, gioco quindi presumibilmente ispirato alle abilità del Dottor Manhattan. Il bambino ha costruito quella che sembra una copia della villa di Veidt e che distrugge dopo aver appreso della morte dello “zio” Carwford. Ulteriori speculazioni in merito sarebbero pura follia. Meglio attendere la prossima settimana.

Ci sarebbero ancora mille cose da dire. Come gli infiniti riferimenti al fumetto originale. Ma ne citerò uno solo, prima della considerazione finale. Quando Angela va verso la casa di Judd su un muro è visibile un graffito raffigurante due silhouette che si baciano. Questa immagine è costantemente presente nel fumetto, sia come graffito, che come immagine rappresentata sulla maschera di Rorschach.

Watchmen 1x02
Watchmen 1×02

Meraviglioso anche il parallelo accennato ma indiscutibile tra Wade, il vigilante Specchio, e lo stesso Rorschach. Sia nel dialogo in macchina con Angela, sia nella scena in cui mangia solo a casa sul divano, con la maschera appena sollevata sopra la bocca.

Non si può chiudere questa nostra analisi senza citare il piccolo gioiello che è American Hero Story. Il racconto dentro il racconto. Così come l’opera di Moore e Gibbsons utilizzava I Racconti del Vascello Nero per dare una chiave di lettura e un secondo piano narrativo, così Lindelof ci mette di fronte alla finzione dei vigilanti. Tutti guardano questo show. La storia del primo eroe mascherato dell’universo di Watchmen: Giustizia Mascherata.

La cosa eccezionale, oltre all’idea stessa di rendere la metanarrazione in questo modo, è la scelta di raccontarla ricreando lo stile visivo della pellicola di Snyder del 2009. La qualità delle immagini rende perfettamente evidente la differenza tra la finzione televisiva e la realtà del presente. La storyline principale viene mostrata con un iperrealismo visivo che si discosta totalmente dalla lucentezza sgargiante delle immagini della finzione su Giustizia Mascherata.

Infine, senza lanciarci in ulteriori speculazioni, è affascinante notare come la scena conclusiva di American Hero Story mostri un eccesso di violenza che funge da incredibile parallelo a quello mostrato da Sister Night a Nixonville. Sentiamo Giustizia porsi una costante domanda “Chi sei?“, che non trova facile risposta. Ecco ancora il tema delle origini. Ci racconta quindi che quando si guardava allo specchio vedeva un estraneo, arrabbiato e a disagio nella propria pelle. Eppure assetato di giustizia. Porre tutto questo sotto una maschera convoglia la sua rabbia verso un obiettivo e disseta quel bisogno di giustizia.

Ma queste parole di Giustizia Mascherate, il tentativo di risposta a quel complesso “Chi sei?”, ci vengono fatte ascoltare mentre vediamo le immagini di Angela alla guida nei panni di Sister Night. In Watchmen il caso non esiste. E niente è ciò che sembra.

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