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L’attesissimo secondo capitolo della serie più spaventosa di sempre è finalmente arrivato su Netflix. Le aspettative erano molto alte, ma The Haunting of Bly Manor non le ha deluse.

La prima serie uscita nel 2018, The Haunting of Hill House, aveva riscontrato un grande successo di pubblico e di critica, riuscendo nell’arduo compito di posizionarsi al livello delle produzioni cinematografiche dello stesso genere. Mike Flanagan, alla regia di entrambi gli show, già nel primo capitolo aveva arricchito le scene con tecniche di regia superlative. Indimenticabili sono i piani sequenza lunghi e accurati. Nonostante la similitudine nel nome, e la presenza di gran parte del vecchio cast, The Haunting of Bly Manor presenta una trama completamente diversa.

Ma di cosa tratta la nuova stagione?

Le vicende anche in questo caso si svolgono in una grande magione, come nel libro al quale si ispira la storia: una giovane insegnante Dani (Victoria Pedretti), viene assunta da un uomo d’affari, Henry Wingrave (Henry Thomas) – turbato e con evidenti problemi di alcolismo – per badare ai nipoti nella vasta proprietà omonima di Bly Manor. Questi ultimi, rimasti orfani dei genitori pochi anni prima, abitano la casa accuditi da una governante di nome Hannah (T’Nia Miller), un cuoco di nome Owen (Rahul Kohli) e una giardiniera, Jamie (Amelia Eve). Wingrave le ordina di non essere interpellato per nessuna ragione al mondo. Da subito ci rendiamo conto che Dani nasconde un passato oscuro, infatti è perseguitata dalla figura di un uomo che capiremo poi essere il fidanzato morto della ragazza. I bambini, turbati ancora dalla morte della precedente insegnante, Rebecca Jessel, suicidatasi nel laghetto della proprietà, renderanno il soggiorno di Dani difficoltoso.

Rispetto alla prima stagione, The Haunting of Bly Manor non fa paura.

Come afferma la stessa Flora adulta riferendosi a Jamie: “ha detto che era una storia di fantasmi, ma non lo è, è una storia d’amore”. Infatti la serie ha una componente drammatica altissima, che ci ha portato più a commuoverci che a spaventarci. Inoltre, se nella prima stagione (come anche nei film horror più comuni), era nostra premura coprirci gli occhi nelle scene più spaventose, in The Haunting of Bly Manor i nostri occhi erano attenti e vigili, nel tentativo di scorgere quanti più fantasmi nascosti nei meandri della grande magione.

La serie è volutamente disturbante, i momenti splatter non sono assenti, ma rarefatti e divisi sapientemente per la durata delle puntate. Gli infiniti loop sono accompagnati dalla voce narrante di una Jamie ormai anziana (Carla Gugino), ospite al matrimonio della stessa Flora, la bambina che accudiva insieme al resto dello staff all’interno della casa. La recitazione superba dei due piccoli coprotagonisti Flora (Amelie Bea Smith) e Miles (Benjamin Ainsworth), arricchisce il film di una trama inquietante che, proprio come la stessa Jamie afferma all’inizio del primo episodio, rende da sempre le storie dell’orrore ancora più spaventose.

I flashback sono un tema ricorrente.

Come Hill House, The Haunting of Bly Manor fa largo uso dei flashback, rendendoci partecipi dei ricordi familiari più tristi, talvolta anche più felici, di tutti i personaggi coinvolti. Scopriamo così la relazione precedente di Dani e la relazione tra lo zio Henry e la madre di Flora (sua figlia). La caratterizzazione è accurata e la focalizzazione concede il giusto spazio a tutti, compresi i personaggi vissuti anni prima nella magione. Qualsiasi fantasma intravisto all’interno della casa ha una sua storia, una motivazione per la quale si trova a vagare per quei corridoi freddi e impolverati.

La puntata dedicata ai personaggi di Perdita (Katie Parker) e Viola (Katie Siegel), ci dimostra come la fotografia possa risultare impeccabile anche grazie a una scala di grigi, presentandosi unicamente in bianco e nero, non turbando lo spettatore che, grazie alla voce narrante e al coinvolgimento della puntata raccontata come fosse una favola, quasi non nota la differenza.

La struttura temporale è complicata, ma non scoraggia lo spettatore. I cicli infiniti e spesso sovrapposti li avevamo incontrati anche in Hill House, soddisfatti poi da una spiegazione che non lascia spazio a buchi di trama.

The Haunting of Bly Manor si presenta come un vero e proprio trauma, non solo per lo spettatore ma per i personaggi stessi, che talvolta non accettano la realtà dei fatti. Hannah non riesce ad accettare di essere morta, Jamie non riesce ad accettare il fatto che Dani non tornerà più da lei e Viola non vuole arrendersi alla sua malattia. È proprio a causa di quest’ultima, infatti, che si innesca un vortice sovrannaturale che intrappola coloro che muoiono all’interno della casa. Viola, non volendo accettare l’idea di essere malata e morire (motivazione che spingerà la sorella a ucciderla), rimarrà nella casa anche dopo la sua morte, perdendo il volto, i ricordi e uccidendo chiunque si trovi ad intralciare il suo cammino, diventando la Dama del lago.

Non mancano l’amore e le sue sfaccettature, positive e negative.

I personaggi di Rebecca (Tahirah Sharif) e Peter (Oliver Jackson-Cohen), arricchiranno la trama di una storia d’amore malata, fatta di egoismo e di sottomissione, che porterà i protagonisti al medesimo brutto epilogo, salva la possibilità di redenzione che solo Rebecca deciderà di esaudire. Al contrario, la purezza di un amore in procinto di nascere, ma di fatto mai realizzato (quello tra Hannah e Owen) ci porterà a riflettere sul valore del tempo e su come questo possa essere prezioso. Infine, Jamie e Dani ci regaleranno un amore puro, fatto di alti e bassi, esente da ogni tipo di perfezione, ma semplicemente vero.

Come in Hill House, anche in The Haunting of Bly Manor l’epilogo è drammatico. Tuttavia, non è possibile definirlo né come positivo né come negativo. Infatti Dani, sacrificandosi per salvare i due bambini (che presto si sarebbero dimenticati di lei) diventa a sua volta la Dama del lago, abbandonando Jamie a un’attesa infinita e liberando tutti i fantasmi della casa.

I minuti finali dell’ultima puntata, infine, insinuano nello spettatore un dubbio: che i personaggi che abbiamo visto durante le 9 intense puntate non siano in realtà i veri protagonisti. Questo in quanto nella scena in cui Jamie osserva gli invitati al matrimonio, grazie ai flashback, ci viene mostrato un confronto tra i personaggi che abbiamo visto e quelli che la donna ha davanti, e non possiamo non notare le differenze.

The Haunting of Bly Manor

Le aspettative, quindi, sono state soddisfatte.

Per concludere, possiamo affermare con certezza che Flanagan non ha abbassato lo standard qualitativo in seguito alla prima stagione. Al contrario, è riuscito a rendere originale una serie che avrebbe potuto benissimo risultare troppo simile alla prima. La componente emozionale ci ha permesso di provare tante emozioni contemporaneamente: tristezza, paura e riflessione. La voce narrante ci ha accompagnati durante tutta la visione, aiutandoci a capire e a dare risposta alle tante domande che inevitabilmente ci siamo chiesti. I colori e la fotografia hanno reso gli ambienti inquietanti al punto giusto, la regia e le inquadrature impeccabili non ci hanno fatto sentire la mancanza dei magistrali piani sequenza della prima stagione.

Se dovessimo definire questa stagione in due parole, potremmo dire che è stata “perfettamente splendida”!

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