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La figura del capro espiatorio nelle Serie Tv

Le Serie Tv ormai da anni dominano il panorama di intrattenimento per gli spettatori di tutto il mondo; in continuazione, infatti, vengono sfornati prodotti di alta qualità, che chiamano in causa i migliori attori, registi e sceneggiatori di Hollywood per creare qualcosa che si avvicini a livello qualitativo alle grandi pellicole cinematografiche del passato. Questo implica, dunque, la rappresentazione sempre più frequente di storie coerenti, con personaggi credibili e strutturati in modo da risultare fedeli a quello che realmente potrebbe succedere nel mondo che conosciamo. Perciò, la figura del capro espiatorio, che la storia ci ha insegnato essere una soluzione prima religiosa e poi sociale adottata in diversi periodi storici, non può non trovarsi anche nelle Serie Tv di cui siamo innamorati.

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Partiamo da una premessa storico-sociale; l’Antico Testamento (Levitico, 16) descrive il capro espiatorio come un capro utilizzato duranti i riti con cui gli ebrei chiedevano il perdono dei propri peccati nel Tempio di Gerusalemme. Il rito, in particolare, si chiamava kippūr (che significa giorno dell’espiazione), e si esplicitava nell’attribuzione, da parte del sommo sacerdote, di tutti i peccati del popolo ad un capro che veniva poi inviato nel deserto.

Tuttavia, molto più frequente è l’utilizzo sociale di questa espressione: infatti, in senso figurato, esso rappresenta un individuo (o un gruppo di persone) scelto per addossargli una colpa per la quale costui è totalmente innocente. Spesso, dunque, è fatto per nascondere le responsabilità dei veri colpevoli: la storia spesso è stata una prova di questo fenomeno (pensiamo, alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, a come la Germania Nazista individuò negli ebrei il capro espiatorio dei problemi economici della propria nazione).

Nelle Serie Tv, conseguentemente, questo discorso va valutato sotto una duplice luce: quella interna della storia (quindi la funzionalità che un capro espiatorio può avere dal punto di vista dei personaggi); e quella esterna degli sceneggiatori (che possono, perciò, decidere di adottare tale figura per snodare complesse dinamiche di trama). Spesso, inoltre, figure come queste sono destinate a essere eliminate o, comunque, a subire conseguenze a vantaggio dei protagonisti (o antagonisti) della storia. Vediamo, dunque, alcuni casi clamorosi nelle Serie Tv più note.

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Un esempio di questa figura è riscontrabile in una delle Serie Tv che ha segnato gli ultimi anni, Breaking Bad. In particolare, si pensi a Gale Boetticher, il chimico scelto da Gus Fring per collaborare con il protagonista Walter White, a discapito del co-protagonista Jesse Pinkman. La relazione professionale tra Gale e Walt sembra possa decollare ma in realtà Heisenberg non riesce ad avere su di lui il controllo che ha su Jesse, perciò con una scusa lo fa allontanare a vantaggio di quest’ultimo.

Il comportamento di Jesse tuttavia rende necessario il ritorno di Gale e Walt si mette in una situazione che costringe di fatto Gus a dover eliminarlo, considerato quanto Gale sia ormai pronto a gestire il laboratorio. Questo ragazzo, come sappiamo, morirà per mano di Jesse (azione che gli causerà un grande stress post traumatico) ed è a tutti gli effetti morto per colpe che non aveva; l’unica era quella di essere di intralcio per Walt che doveva scegliere fra la propria vita e quella del giovane chimico: è ovvio che non ci può essere storia.

Un capro espiatorio particolare è rappresentato da John Locke di Lost; la sua figura, estremamente combattuta e costantemente alla ricerca di risposte a domande impossibili, nel momento in cui incontra Benjamin Linus diventa vittima predestinata. La manipolazione che quest’ultimo esercita su John porterà l’uomo a una disperazione tale che solo la morte avrebbe potuto alleviare. Infatti, così sarà: Locke morirà per mano di Ben proprio per la frustrazione che Linus aveva accumulato rendendo John espiatore di colpe che in realtà non aveva.

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Questi primi due esempi seguono una logica simile: in entrambe le Serie Tv, infatti, il piano interno della dinamica della storia e le intenzioni degli sceneggiatori coincidono, visto che è intenzione comune quella di far apparire e creare un personaggio simile per avere un capro espiatorio. Il prossimo esempio, invece, sfugge a questa logica e rompe lo schema classico.

Parliamo, infatti, di Game of Thrones e, nello specifico, di uno dei personaggi più amati: Tyrion Lannister. Da un punto di vista della struttura narrativa, almeno per le prime 4 stagioni, Tyrion viene presentato come un soggetto odiato dai suoi stessi familiari (tranne che da Jaime), non rispettato in generale perchè nano e famoso per la sua attività nei bordelli e, sostanzialmente, facilmente accusabile qualora ci fosse bisogno di trovare qualcuno da incolpare.

L’esempio più eloquente in questo senso è dato da tutta la quarta stagione: Tyrion viene ingiustamente accusato dell’omicidio del Re Joffrey, verrà condannato e si salverà solo grazie alla collaborazione di Jaime e Varys. Tuttavia, se dunque nella storia Tyrion è un capro espiatorio (come rivela lui stesso nel suo epico discorso al processo), opinione totalmente diversa hanno gli sceneggiatori; la dimostrazione è data dal fatto che nelle tre stagioni seguenti, Tyrion ricopre un ruolo di rilievo accanto a Daenerys. Dunque, il nano è per i creatori della serie un protagonista che può fungere da capro espiatorio per gli altri personaggi (almeno nelle prime 4 stagioni), ma che nella sua struttura e formazione non è affatto destinato a esserlo.

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Concludiamo, infine, con un piccolo accenno di antropologia; secondo Renè Girard esiste un preciso meccanismo socio-psicologico dietro l’individuazione di un capro espiatorio. In “Le Bouc émissaire” (1982) egli parla del cosiddetto triangolo mimetico, in cui gli individui A e B si contendono un oggetto (che può essere anche immateriale); Girard faceva principalmente riferimento alla struttura dei personaggi dei romanzi, affermando che il solo fatto che A possa pensare che B possieda l’oggetto da A desiderato, può spingere il primo a desiderare un’imitazione del desiderio dell’oggetto stesso. Soprattutto nel caso di Gale in Breaking Bad questo ragionamento sembra essere soddisfatto, visto che tra gli individui che desiderano lo stesso oggetto uno deve necessariamente venire meno.

Le Serie Tv, non meno dei romanzi dunque, propongono personaggi complessi il cui ruolo spesso coincide con le prospettive interne alla storia ma, a volte, la corrispondenza e l’unità di intenti può essere solo illusoria. Il modo di presentare il personaggio comporterà, perciò, il suo essere o meno un capro espiatorio.

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