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7 fantastici attori che a un certo punto hanno preso parte a una serie orribile

Non basta avere talento ed essersi costruiti un nome nell’industria cinematografica per ricevere automaticamente un riscontro positivo a ogni lavoro. Attori e attrici come Naomi Watts ne sanno qualcosa. Puoi aver recitato in un centinaio di film, aver ricevuto candidature a prestigiosi premi, averne vinti altrettanti, ma se metti tutto te stesso in un prodotto pieno di cliché narrativi, caratterizzato da una scrittura banale o da una scarsa attenzione ai dettagli, allora niente può salvarti da un insuccesso totale.

Non di rado accade che attori poliedrici e dall’incredibile talento, abituati magari a prendere parte a importanti produzioni nel mondo del cinema, nel momento del loro primo incontro con il piccolo schermo non riescano a sfruttarne al meglio tutte le potenzialità. D’altronde errare è umano, anche se in alcuni casi e per alcuni nomi si tratta di un vero peccato.

Vediamo quindi quali fantastici attori, oltre a Naomi Watts, a un certo punto della loro carriera hanno preso parte a una serie tv non alla loro altezza.

1) John Rhys-Davies – The Shannara Chronicles

the shannara chronicles

Il Signore degli Anelli (2001-2003), I predatori dell’arca perduta (1981), Indiana Jones e l’ultima crociata (1989), In the Name of the King (2007) ma anche Great Expectations (1989), Helen of Troy – Il destino di un amore (2003) e I viaggiatori (1995-1997). Questi sono solo alcuni dei film e delle serie televisive a cui John Rhys-Davies ha preso parte nel corso degli anni. Vale la pena anche solo ricordarlo per la sua indimenticabile interpretazione del nano Gimli nella trilogia di Peter Jackson. Eppure, anche l’attore gallese ha dedicato tempo ed energie a un progetto seriale decisamente deludente. John ha interpretato infatti il re Eventine Elessedil nella serie fantasy tratta dalla saga di Terry Brooks: The Shannara Chronicles.

Inutile dire quanto la serie non sia riuscita assolutamente a rendere giustizia a una delle saghe di romanzi fantasy più belle e longeve di sempre. Qualità della recitazione davvero imbarazzante (eccezion fatta per pochi membri del cast), sceneggiatura al limite del ridicolo, comporto grafico scadente. Insomma, se i produttori avevano intenzione di far andare di traverso la saga agli appassionati del genere, ci sono riusciti e come. Dopo 2 stagioni e 20 episodi totali, The Shannara Chronicles è stata cancellata senza ritegno e forse, alla fine, è stato davvero meglio così.

2) Renée Zellweger – What/If

what if

Parliamo ora di un’attrice multiforme, eclettica, pluripremiata e apprezzata in tutto il mondo. Una delle poche attrici (tra cui anche Maggie Smith, Meryl Streep, Jessica Lange e Cate Blanchett) ad aver vinto un Premio Oscar sia come Migliore attrice protagonista sia come Migliore attrice non protagonista. L’interprete della nostra amata Bridget Jones vanta una carriera cinematografica pressoché immensa, e averla come protagonista di una serie tv è sicuramente un ottimo punto di partenza. Senza ombra di dubbio sono più i film che le serie a cui l’attrice statunitense ha preso parte, ma nel 2019 abbiamo avuto modo di vederla in What/If, nei panni della ricca ed enigmatica Anne Montgomery.

What/If non è una miniserie del tutto sprecata. L’interpretazione di Renée Zellweger ha contribuito sicuramente ad attirare l’attenzione del pubblico con luccicanti promesse di tensione, attualità e professionalità. Tuttavia, la presenza dell’attrice statunitense non è stata sfruttata come avrebbe potuto, così come gli altri due co-protagonisti, Blake Jenner (nei panni di Sean Donovan) e Jane Levy (in quelli di Lisa Ruiz-Donovan), sono stati bravi ma non hanno entusiasmato. Nella miniserie prodotta da Netflix non sono mancati i momenti in cui siamo rimasti incollati allo schermo, ma il livello degli episodi non è stato costante e nel complesso la miniserie creata da Mike Kelley non ha costituito un lavoro all’altezza del grande nome di Renée Zellweger.

3) Iwan Rheon – Inhumans

inhumans

Iwan Rheon, un attore capace di interpretare qualsiasi ruolo con naturalezza. Dal folle sguardo di Ramsay Bolton in Game of Thrones, alla bonaria ingenuità di Simon Bellamy in Misfits, passando per la vena comica di cui ha dato prova in Vicious, al fianco di Sir Ian McKellen e di Derek Jacobi. Iwan ha dimostrato di essere versatile e professionale, incantando tutti con il suo talento e i suoi grandi occhi di ghiaccio. Eppure, anche lui ha avuto la sfortuna di recitare in una serie televisiva che ha ricevuto non poche critiche dagli spettatori. Stiamo parlando di Inhumans, prodotto della ABC ambientato all’interno del Marvel Cinematic Universe.

8 puntate sono state sufficienti, nel 2017, per dare al pubblico l’idea di una serie che nessuno ha ritenuto essere all’altezza del resto delle altre produzioni Marvel. Accusata di essere stata costruita su una sceneggiatura piatta e caotica, di non aver restituito affatto le ambientazioni piene di colori dell’originale a fumetti e di essere stata ornata da costumi incapaci di donare epicità e grandezza alla storia, Inhumans ha sfruttato davvero male il proprio immenso potenziale. In questo modo, ha penalizzato non solo Iwan, ma anche il resto del cast che, nonostante tutto, ha cercato di dare il meglio di sé.

4) Jamie Foxx – Dad Stop Embarrassing Me!

dad stop embarassing me

Ecco, non è bastata la presenza nel cast e nella produzione di un attore del calibro di Jamie Foxx per salvare Dad Stop Embarassing Me! dalla cancellazione, dopo solo 8 puntate. La comedy multi-cam statunitense prodotta da Netflix è nata già vecchia, e nonostante le idee e il talento del protagonista di Django Unchained (2012), la piattaforma di streaming non ha potuto fare nulla per salvarla. Qui, Jamie Foxx ha interpretato Brian Dixon, un affascinante padre single alle prese con una ribelle figlia adolescente, con la quale non riesce a comunicare. Ispirato alla vera storia di Jamie e di sua figlia Corinne e con la regia di Ken Whittingham (già conosciutissimo per Grace and Frankie, Black-ish, Parks and Recreation), il prodotto Netflix non ha saputo portare davvero sullo schermo il divario generazionale contemporaneo in maniera realistica (come pure non sono riuscite a fare le altre serie di cui vi parliamo qui).

Non è bastato riempire Brian e sua figlia Sasha di cliché narrativi, inserire gag in apparenza esilaranti (che si sono rivelate poi ripetitive e poco divertenti) e sperare che la rottura della quarta parete permettesse di creare un legame più diretto con il pubblico. Dad Stop Embarassing Me! è stato un passo falso per un attore come Jamie Foxx, che ha rischiato di mettere a repentaglio la propria collaborazione con il colosso di streaming.

5) David Harbour – Crisis in Six Scenes

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È diventato famoso in tutto il mondo grazie al successo ricevuto con Stranger Things, dove ha fatto sciogliere il cuore degli spettatori grazie alla sua magnifica interpretazione di Jim Hopper. Eppure, David Harbour non ha iniziato la propria carriera nel mondo dello spettacolo con la serie Netflix. Seppure con ruoli di minore importanza, lo avevamo già incontrato in I segreti di Brokeback Mountain (2005) e in The Newsroom (2012-2014), ma dopo il boom di Stranger Things, che gli è valso un Critics Choice Television Award e uno Screen Actors Guild Award, la lista dei film e delle serie tv a cui ha preso parte e l’importanza dei suoi ruoli sono andate aumentando. Ha recitato in Hellboy (2019), in Black Widow (2021) e persino nel film Sleepless – Il giustiziere (2017), accanto a Jamie Foxx.

E nel 2016, lo vediamo nell’episodio 1×02 di Crisis in Six Scenes, miniserie televisiva creata, diretta e interpretata da Woody Allen per Amazon Prime Video. 6 episodi nel puro stile cinematografico di Allen. Ma è proprio questo il problema della serie. Dalle puntate è evidente che ci si trova di fronte al primo prodotto seriale del famoso regista, il quale ha tentato di riportare sul piccolo schermo le strutture e la comicità dei suoi altri lavori. Crisis in Six Scenes è stata stroncata dalla critica e definita da alcuni addirittura “inguardabile“. Quindi non proprio un titolo fortunato, per David Harbour, da inserire nel proprio curriculum.

6) Elizabeth Mitchell – First Kill

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Certamente ricorderete un viso come quello di Elizabeth Mitchell, la determinata Juliet di Lost, la zia di Elsa e Anna nel riadattamento seriale di Frozen proposto da Once Upon a Time. Nel corso della sua lunga carriera nel mondo dello spettacolo, Elizabeth ha preso parte a numerose produzioni, nel cinema e nelle serie televisive, ma l’ultima che l’ha vista assumere un ruolo di primo piano è stata First Kill, serie tv Netflix creata da Victoria Schwab e tratta dal suo omonimo racconto pubblicato nel 2020. La piattaforma di streaming ha distribuito gli 8 episodi che compongono la prima stagione della serie lo scorso 10 giugno e in risposta al loro investimento hanno ottenuto una repentina cancellazione.

First Kill, ennesimo fallimento di Netflix con un genere come l’urban fantasy, parla di due famiglie che non potrebbero essere più diverse. I Fairmont sono vampiri originari, una potente e ricca famiglia di Savannah; i Burns invece sono cacciatori di mostri da generazioni. Ovviamente, le due figlie più piccole delle rispettive famiglie, Juliette e Calliope, si innamorano ma le loro origini gli impediscono di stare insieme. Elizabeth Mitchell qui veste i panni dell’intransigente ed elegante Margot Fairmont ma, per quanto la sua interpretazione sia stata impeccabile, la serie è stata vittima di una scrittura banale e non avrebbe potuto essere salvata dalla cancellazione.

7) Naomi Watts – Gypsy

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Quando nel 2017 era stata distribuita su Netflix, gli spettatori si aspettavano un thriller psicologico affascinante, originale, capace di dare consistenza all’interiorità umana. Invece, dopo aver divorato i 10 episodi che compongono la serie, carichi di aspettative, la delusione è stata la reazione più frequente tra il pubblico alla visione di Gypsy. Ci si attendeva una Naomi Watts stratosferica, ancora una volta alla prova sul piccolo schermo. Una donna considerata bellissima e un’attrice incredibile, nota per aver ottenuto riconoscimenti importanti e per aver ricevuto numerose candidature (tra cui quella a due Premi Oscar, nel 2004 e nel 2013).

Qui, Naomi Watts interpreta la terapista Jean Holloway, così annoiata dalla propria vita da cercare in ogni modo di incasinarla. Jean viene irrimediabilmente attratta dall’ex fidanzata di un suo paziente, e così inizia la sua doppia vita, divisa a metà fra il ruolo di moglie, madre e psicologa e quello di donna libera, svincolata da tutti gli obblighi che la società le impone e che sembrano soffocarla. Eppure, nonostante le premesse e il cast promettente, Gypsy è rimasta in superficie e non è stato in grado di scendere in profondità nell’animo umano, come aveva promesso. La serie non è stata accolta come avrebbe dovuto e Naomi Watts, nonostante il talento e gli anni di esperienza, ha dovuto fare i conti con un insuccesso.

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