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Come finisce Sailor Moon?

Ci sono serie che ti restano nel cuore, nonostante tu le abbia viste un trilione di anni fa. Indimenticabili e indelebili, sai anche la metà delle battute a memoria – se non tutte. Alcune ti hanno segnato l’infanzia, altre ti hanno risollevato in momenti folli, altre ti hanno fatto innamorare e basta. Se c’è per me – fra le innumerevoli che ho visto – una serie cardine, quella è sicuramente Sailor Moon.

A 12-13 anni mi sono innamorata del manga. Ho letto e straletto la saga pubblicata dalla GP Publish (per mia sfortuna in una minuscola provincia quella della Star Comics era introvabile). Un annetto dopo, preferendo Sailor Moon ai miei bioritmi, ho passato lunghe notti a gustarmi la serie puntata dopo puntata con la voglia di non finire mai. Così ho visto tutti i duecento episodi, tutti d’un fiato.

Sailor moon crystal

Era diventata la mia maggiore occupazione, si era introdotta nella mia routine sconvolgendola completamente. Sinceramente, non ho alcun rimpianto.

Poche altre serie mi hanno fatto lo stesso effetto, ma non è qui lo spazio e l’occasione giusta per parlarne. L’argomento di queste righe è diverso: come finisce Sailor Moon?

Dopo ben 200 episodi e 5 diverse “stagioni” – passatemi il termine, va! – anche uno dei pilastri della generazione ’80/’90 è giunto alla sua conclusione. Oltre a me, non conosco nessuno che sia giunto stoicamente alla fine della saga. A dirla tutta Sailor Moon Stars – quinto e ultimo capitolo – mi è piaciuta davvero poco, nonostante abbia grande rilievo la mia guerriera Sailor preferita: Sailor Saturn.

Il finale è a suo modo “comico”. Dopo scontri continui perpetratisi a intermittenza durante tutta la stagione, arriviamo finalmente alla battaglia finale. La supercattiva, in questo caso, è Galaxia – sinceramente una personalità sottotono rispetto agli altri avversari che hanno segnato la serie. Usagi – per noi popolo italiano, Bunny – alla fine, dopo aver rischiato la vita e aver risvegliato in sé l’animo della Principessa Serenity, non vuole combattere. Esatto, avete letto bene: si astiene. Preferisce piuttosto far rinsavire Galaxia con il potere delle parole e della speranza, per farla ritornare al suo aspetto di guerriera. Sorprendentemente, ci riesce: basta infatti una stretta di mano di Usagi per spazzare via dal cuore di Galaxia l’influenza e il potere di Chaos.
Tutto è bene quel che finisce bene. La terra è salva, la squadra Sailor è riunita e l’episodio si conclude con Bunny e Marzio che si baciano teneramente.

Sinceramente questa conclusione è stata un po’ deludente, sia allora sia nel mio rewatch odierno.

Quello di Sailor Moon è un impianto con una costruzione straordinaria e a suo modo complessa, nonostante si tratti di un anime dalla portata commerciale. L’ultimo episodio invece, specialmente nei 10 minuti finali, rasenta la banalità. Avrei preferito vedere Bunny sguainare la spada contro la sua nemica e farla a pezzi, ma purtroppo non è così che le guerriere Sailor salvano il pianeta.

Ma nonostante tutto, è bene dire che rivivere questo episodio è stato un momento mistico.

Sailor Moon

La fine di Sailor Moon non è solo la fine di una serie, ma quella di un’epoca. Un’epoca segnata dal progressivo avanzare della cultura orientale in occidente, delle sue tradizioni e soprattutto dei suoi prodotti. Gli anime e i manga hanno segnato i millennials proprio come gli antidepressivi hanno segnato gli anni ’50.

Per nostra fortuna, con l’impazzare della cultura anni ’90 (specialmente su Tumblr) le guerriere Sailor hanno fatto il loro ritorno. La serie è diventata a suo modo un manifesto femminista, fatto di personaggi quotidiani ed estremamente riconoscibile.
L’occhio più noioso e più politicizzato degli anni duemila ha trasformato ciò che poteva sembrare un semplice modello di intrattenimento in un baluardo della lotta pacifica e dell’autodeterminazione femminile.

Da pussy power a Moon Crystal Power, il passo è breve.

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