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Dopo la pausa natalizia di due settimane fa lo scorso giovedì Vikings è tornata in scena con il quinto episodio della sesta stagione, The Key. Un titolo che simboleggia molto, che potrebbe applicarsi a diversi personaggi e filoni narrativi. Ancora non sappiamo quale chiave in particolare la serie di Michael Hirst abbia voluto suggerirci ma è chiaro che ogni personaggio ne necessiterà una in vista degli scenari che si presentano all’orizzonte.

Scenari che Vikings ci presenta attraverso contesti del tutto nuovi ai fan, lasciando presagire per ognuno un cammino tutt’altro che semplice.

Di certo non lo sarà per Hvitserk. Un uomo che deve liberarsi da demoni sempre più ossessivamente presenti. Per lui la chiave di una situazione che sembra non avere via d’uscita è la necessità di affrontare di petto i propri incubi. Laddove hanno fallito le pesanti porte in ferro dietro cui si è nascosto, è l’orecchio teso a quegli spettri a sembrare la soluzione ai suoi problemi. Ma le richieste che giungono da essi non sono per ora nelle corde di quello che è un ragazzo ancora troppo provato dalle esperienze vissute. Vendetta, giustizia, compimento di un destino che gli appartiene. Un quadro che incombe ancora troppo pesantemente su di lui.

Nel vederlo con gli occhi insanguinati alla ricerca disperata di annebbiare mente e cuore, sembra impossibile immaginarlo capace di compiere il suo destino. Hvitserk ora ci ricorda quasi la resa di suo padre a se stesso e al dolore che lo opprimeva. La debolezza che colse Ragnar a Parigi, che gli costò la vittoria e il futuro. Solo che nel caso di Hvitserk si tratta di un’impresa del tutto personale: uccidere Ivar. Tutt’altro che semplice per chi è terrorizzato dal suo fantasma giorno e notte.

E a sua volta Ivar – diversamente da come avevamo immaginato nei primi due episodi – si trova in una situazione non molto lineare.

Vikings

Una situazione che lui stesso ha contribuito a rendere difficilmente gestibile. L’ardire di Ivar, nelle sue macchinazioni alle spalle di Oleg, potrebbe essere la chiave di un gran successo. Ma anche la sua rovina, conseguenza diretta di una spocchia troppo imprudente e di una sopravvalutazione dei suoi stessi mezzi. Di certo il legame sempre più stretto col piccolo Igor rischia di essere un’arma a doppio taglio per l’ultimo figlio di Ragnar, alle prese con un amico-nemico che ha dimostrato abbondanza di ferocia e intelligenza.

La manipolazione da parte di Ivar del giovane principe ereditario porta i suoi frutti con la liberazione di Dir, primo passo del piano B di Ivar. Un piano pericoloso che non contempla l’imprevedibile Oleg, ma la possibilità di riconquistare il suo regno in Scandinavia senza dover essere asservito alla volontà del principe russo. Dir sembra essere profondamente riconoscente al suo salvatore, dunque non ci resta che vedere i frutti della sua riconoscenza. Tutto mentre Oleg non lesina con le solite sanguinarie ritorsioni, ma stavolta con un dettaglio in più: un gioco molto più sottile che punta ad Ivar.

Vikings riporta quindi in scena un volto noto della scorsa stagione, quello di Fredys.

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Colei che convinse Ivar della sua divinità per poi tradirlo e pagare ciò con la morte. Il suo amore torna nei panni della principessa Katya, futura moglie di Oleg. Ivar è chiaramente sconvolto e il compiaciuto sguardo di sfida del Profeta suggerisce una sorta di consapevolezza delle ragioni alla base. Tuttavia la dinamica narrativa risulta alquanto debole: come può Oleg conoscere il volto di Fredys? E se anche così fosse, chi è Katya per essere tanto somigliante alla defunta moglie di Ivar? Intanto il Senz’Ossa sembra credere si tratti proprio di Fredys o, perlomeno, della sua reincarnazione. Una superstizione un po’ azzardata in un episodio che mostra la potenza del più umano intrigo politico.

Il modo in cui Katya guarda e parla ad Ivar risulta ambiguo, ma non chiarisce per ora alcun dubbio. Sembra frutto di un ulteriore innesto fantasy applicato a una serie che ha sempre mescolato mito e storia. Tuttavia snodi come questa inspiegabile somiglianza e il sogno premonitore di Gunnhild risultano forse troppo estremi per una serie per lo più storica. Ma aspetteremo di vedere dove tutto ciò si colloca all’interno di Vikings.

Più lineare sembra la condizione di Lagertha, soccorsa da Gunnhild e dal suo seguito. Eppure la storia non sembra risparmiarla del tutto dai tormenti.

La situazione sembra apparentemente calma al villaggio con una popolazione che è ora meglio equipaggiata per il prossimo attacco dei banditi. Eppure è proprio Lagertha quella meno preparata alla guerra. La 6×05 di Vikings chiarisce il significato metaforico della promessa di non violenza compiuta dalla donna nel primo episodio e infranta subito dopo. Nella necessità la shield-maiden ha ripreso la sua spada, per difendere se stessa e gli uomini che le hanno affidato la propria vita. Ma è la sua anima a essere rimasta sotto terra. O per lo meno l’anima della grandiosa guerriera che fu un tempo. Una verità di cui dobbiamo prendere atto e che nasconde forse oscuri presagi per il futuro di Lagertha.

Intanto a Kattegat vediamo forse gli ultimi attimi di serenità prima che si abbattano su Ubbe e Torvi le conseguenze degli ultimi avvenimenti di Vikings.

Ignari della morte di Hali e del pericolo che incombe su Lagertha da una parte e su Bjorn dall’altra, per ora la maggiore preoccupazione della coppia sembra essere la notizia di ritorno con la spedizione mandata sulla Via della Seta. Ora Ubbe sa che Ivar è ancora vivo, ospite del principe Oleg, sovrano di Kiev. Quanto questo lo spaventi o meno non è chiaro, ma questa scoperta lascia pensare molto a un incontro di tutti i figli di Ragnar sempre più prossimo. Un incontro in cui Hvitserk potrebbe portare a termine il destino suggerito dall’indovino. O soccombere ad esso.

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Chi sembra avere in mano la chiave del successo in questo quinto episodio di Vikings è invece Bjorn. Ma con la dovuta cautela.

Dopo gli attimi di ansia cui abbiamo assistito nel finale della 6×03 e durante la 6×04, la Corazza domina un’elezione che sembra avere tutte le carte in tavola per condurlo alla vittoria. Il finale dello scorso episodio lasciava presagire delle intenzioni non del tutto pulite da parte di Re Olaf. Eppure il sostegno a Bjorn pubblicamente con il suo voto definisce una scelta abbastanza chiara da parte dell’anziano sovrano. O almeno così sembra.

Tuttavia le dinamiche che circondano l’arrivo incondizionato di tutti i sovrani norvegesi e l’elezione che dovrebbe decidere chi sarà il difensore dell’unità di questa terra, non sembrano molto chiare. La lealtà di Ketill a Bjorn, altrettanto, non sembra del tutto onesta. E dietro i bisbiglii e le chiacchiere che circondano la Corazza sembrano nascondersi patti che hanno il sapore di machiavellici intrighi politici.

Vikings, che ci ha intrattenuto a lungo con battaglie e fati decisi sul campo di battaglia, ci riporta alle manipolazioni e alle strategie politiche di un tempo. Come quelle che abbiamo assaporato quando la terra britannica era protagonista della serie quasi quanto quella scandinava.

Certo, parliamo di uno spessore narrativo di tutt’altra profondità. Ma la curiosità di capire più a fondo quale sia la visione, o più semplicemente il piano, di Re Olaf è tanta. Così come la vera faccia di Harald, che al momento sembra aver garantito un sostegno dai toni quasi fraterni a Bjorn, ma di cui è difficile fidarsi ciecamente. Resta da capire che ruolo ha avuto davvero Ingrid nella partenza di Bjorn, a cosa condurrà questa spedizione dai mille alti e bassi. E non di meno, chi alla fine di tutto ciò camminerà sul sentiero che porta al Valhalla.

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