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Madoff: il mostro di Wall Street – La Recensione dell’intrigante docuserie Netflix

ATTENZIONE: l’articolo che stai leggendo contiene spoiler sulla docuserie Netflix Madoff: il mostro di Wall Street!!

Che cos’è uno schema Ponzi? Chi mastica materie finanziarie e sa di numeri, trend economici e reati dei colletti bianchi, sa benissimo di cosa stiamo parlando. Uno schema Ponzi è una tecnica truffaldina mediante la quale si promettono cospicui guadagni ai primi investitori a discapito di quelli nuovi. Fu messa appunto da Charles Ponzi, un immigrato italiano negli Stati Uniti, nella prima metà del secolo scorso. È una sorta di modello economico a struttura piramidale, nel quale i primi soggetti coinvolti riescono ad ottenere grossi ritorni economici a patto che portino nuovi clienti, che sono quelli che effettivamente pagano le quote ai primi investitori. Le persone investono convinte di avere un profitto sempre a portata di mano. I soldi girano, le cifre si moltiplicano, qualcuno si arricchisce, altri attendono pazientemente che i loro investimenti fruttino qualcosa. Ma la verità è che è tutta un’enorme bolla di sapone. Una bugia. Una balla. Una finzione. Carta straccia e numeri gonfiati. Di concreto, di reale, non c’è niente. Perché i soldi sborsati dai clienti non vengono investiti. È un grosso castello con innumerevoli stanze, piani che si moltiplicano anno dopo anno, meravigliose facciate che stuzzicano la curiosità dei passanti: alla base, però, non c’è nulla. E il castello, presto o tardi, è destinato a venir giù.

Il più grande schema Ponzi della storia ha coinvolto più di 37 mila persone di 136 Paesi diversi e ha portato ad incassare qualcosa come 60 miliardi di dollari. Ma chi fu il suo ideatore? Bernie Madoff, il mostro di Wall Street.


Madoff: il mostro di Wall Street (640x360)
Madoff: il mostro di Wall Street (640×360)

Joe Berlinger continua la sua collaborazione con Netflix mettendo a punto una docuserie in quattro puntate che ripercorre l’ascesa e la caduta di uno dei volti più noti di Wall Street. Il regista statunitense, specialista di true crime, vanta una massiccia collaborazione con la piattaforma: suoi sono alcuni dei più celebri documentari su omicidi e casi di cronaca nera che possiamo trovare nel catalogo. Con Jeffrey Epstein: soldi, potere e perversione ha analizzato l’oscura vicenda del miliardario accusato di violenze sessuali e pedofilia. Con Sulla scena del delitto è andato a sviscerare i casi degli omicidi di Richard Cottingham, il killer di Times Square, e del Cecil Hotel, due episodi che sconvolsero l’opinione pubblica americana. E ancora, con il ciclo di docuserie Conversazioni con un killer, si è occupato di personaggi oscuri ed enigmatici come l’assassino seriale Ted Bundy, il “killer clown” John Wayne Gacy, che ammazzava ragazzini vestito da pagliaccio, e Jeffrey Dahmer, il “cannibale di Milwaukee” a cui è stata dedicata una delle migliori serie tv drammatiche del 2022. Tutti profili, quelli tratteggiati con astuzia e curiosità da Berlinger, riconducibili a qualcosa di profondamente oscuro, di sottilmente demoniaco. Con Madoff: il mostro di Wall Street, il regista non vuole discostarsi troppo dal suo terreno d’azione. Bernie Madoff, il banchiere di Wall Street, sembra solo l’ultimo di una serie di personaggi animati da un istinto criminale ai limiti del patologico. Il serial killer della borsa, viene definito Madoff. Un individuo spregiudicato. Bugiardo, senza scrupoli, manipolatore, estremamente ambiguo.

Berlinger esplora il lato oscuro di quello che viene più volte definito un mostro.

Madoff: il mostro di Wall Street (640x360)
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Un profilo enigmatico e misterioso, subdolo eppure in qualche modo affascinante, detentore di un carisma e di una capacità di attrazione che sconfina nel gusto per l’orrido e nel misterioso fascino del male. Tuttavia Madoff: il mostro di Wall Street non fa sconti al boss della finanza, tutt’altro. La curiosità si tramuta in indagine puntigliosa, ostinata. La docuserie Netflix mette in fila tutto il materiale raccolto sulla più grande truffa della storia e tenta di raccontarlo attraverso le testimonianze dirette di chi con Bernie Madoff lavorò palmo a palmo per anni. Tra materiale inedito, spezzoni di testimonianze ai processi, vecchie interviste e immagini di repertorio, Berlinger tenta di tessere la tela applicando il suo marchio sulla vicenda. La domanda che si pone il regista prima di metter mano al lavoro è fondamentalmente una: perché Bernie Madoff ha compiuto la più grande truffa della storia? Indagare le ragioni, le cause, i fattori scatenanti che hanno portato un banchiere ebraico del Queens a mettere in piedi uno dei più colossali illeciti finanziari della storia è la molla che fa scattare il piglio investigativo del regista di true crime, che non si ferma ai fatti, ai numeri, alla cronaca, ma cerca di andare più a fondo, intingendo le mani nella psicologia dei criminali, infilandosi nella loro vita privata, nel dietro le quinte della loro attività professionale.

Madoff: il mostro di Wall Street ci mostra la tragedia di un personaggio shakespeariano che dal nulla ha creato un impero, con quell’impero è diventato un dio e dall’alto del suo Olimpo è sprofondato a terra trascinando con sé le persone che gli erano accanto.

La docuserie Netflix parte dal principio, dall’old wild West di Wall Street, dagli anni in cui il prezzo delle azioni si concordava per telefono perché i computer erano ancora un miraggio. Bernie Madoff avviò la sua attività con qualche spicciolo e pochi dipendenti. Investiva titoli altamente speculativi, rischiava molto sin dall’inizio. Faceva il broker finanziario, ma parallelamente aveva avviato un’attività di consulenza di cui nessuno sapeva niente. Nessuna registrazione ufficiale, massimo riserbo, risultato garantito. Bernie Madoff voleva il successo veloce e sfavillante e dove poteva sperare di trovarlo se non a Wall Street? Il ragazzo ebreo del Queens divenne in breve un’istituzione nel mondo della finanza. I suoi clienti si fidavano di lui, lo consideravano un genio e gli affidavano i propri risparmi sicuri che il suo tocco magico li avrebbe fatti fruttare. Poteva decidere tra l’essere un bugiardo e l’essere un fallito. Alla fine fece la sua scelta. Bernie Madoff divenne uno degli uomini più ricchi di New York, più ricchi del pianeta. Andava a Manhattan in idrovolante, acquistava immobili a Palm Beach, frequentava l’alta società newyorchese e faceva soldi con la pala. Tanti soldi. Bernie Madoff scintillava. Emanava un fascino che conquistava sempre l’interlocutore. I suoi clienti lo adoravano, i dipendenti lo idolatravano. Il secondo episodio di Madoff: il mostro di Wall Street ci mostra i profili di alcuni tra i suoi più fidati collaboratori: Frank DePasquale, Annette Bongiorno, Jodi Crupi e tanti altri. Erano gli uomini fidati del diciassettesimo piano, quello in cui erano ammassati gli uffici dell’attività di consulenza non registrata. Mentre al diciannovesimo i suoi figli e gli altri collaboratori mandavano avanti l’attività legale di trading, qualche metro più giù si lavorava a pieno ritmo per mandare avanti la catena di montaggio più remunerativa di Wall Street.

Madoff: il mostro di Wall Street (640x360)
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Quello di Bernie Madoff sembrava il tocco di un mago della finanza.

Chi investiva con lui non perdeva mai. La macchina messa in piedi del killer di Wall Street era talmente oliata da non destare sospetti in chi gli affidava i propri risparmi. Miliardari, proprietari di fondi con cifre a sei zeri, vecchi ricconi americani, ma anche gente comune, conoscenti e amici di conoscenti. Gente che sceglieva di fidarsi perché il nome di Bernie Madoff era diventato garanzia di affidabilità. Troppo bello per essere vero? Probabilmente sì. Niente in questo mondo è come sembra, questo è l’assunto da cui parte Berlinger per intrecciare le vicende delle sue storie. Storie fosche di criminali spietati cui non fa eccezione il volto pulito e l’abito distinto del boss di Wall Street. Bernie Madoff affascinava le persone, eppure c’era qualcosa in lui che non andava. Qualcosa che qualcuno avrebbe dovuto vedere e che forse preferì ignorare. Non ti guarda mai negli occhi, dice una delle vittime della truffa intervistate nella docuserie Netflix. Come qualsiasi criminale, seppur perfetto nelle modalità di esecuzione dei propri reati, nascondeva da qualche parte il peso delle sue colpe. Madoff: il mostro di Wall Street è una storia amara e torbida, inquietante perché difficile da svelare e smascherare. La scoperta dello schema Ponzi e della mega truffa di Madoff sconvolse l’opinione pubblica mondiale ed ebbe ripercussioni sull’economia globale. Gli Stati Uniti non avevano mai visto nulla del genere fino a quel momento. L’arresto del killer di Wall Street provocò reazioni scioccanti nella società americana, le sue vittime si ritrovarono senza risparmi, derubate, arrabbiate e sconvolte. Fu uno shock per gli Stati Uniti e per il mondo della finanza.

Ma come è possibile che nessuno si fosse reso conto di quel che stava accadendo?

Madoff: il mostro di Wall Street (640x360)
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Madoff: il mostro di Wall Street prova ad andare oltre la cronaca e a puntare il dito contro enti, istituti di controllo e persone fisiche che in quegli anni avrebbero dovuto fare il proprio dovere e non lo fecero. Che avrebbero potuto sollevare domande e preferirono tacere. Cinema e televisione si sono occupate a più riprese della truffa di Madoff. Dopo Imagining Madoff, la piecé teatrale che due anni dopo il suo arresto immaginava un dialogo tra vittime e carnefice, è uscito il documentario Chasing Madoff nel 2011, la serie con Richard Dreyfuss cinque anni più tardi e il film di Barry Levinson The Wizard of Lies, con Robert De Niro nei panni del boss della finanza. La docuserie di Berlinger arriva a distanza di quindici anni dall’arresto di Madoff e a quasi due anni dalla sua scomparsa. Il titolo di Netflix punta a esplorare ancora una volta una vicenda che è rimasta sempre attuale, cercando di indagarne anche le cause più profonde. E, soprattutto, pare mettere in guardia sul futuro. Il caso Bernie Madoff è un unicum del suo genere? Certo che no. Seppure la sua sia una delle più grandi truffe che siano mai state messe in piedi nella storia, i record esistono per essere battuti. Ed è con questa amara constatazione che Berlinger ci lascia a riflettere sulla natura del comportamento umano e sulle degenerazioni di sentimenti negativi come l’avidità e il desiderio di potere. Nella macchina da presa di Joe Berlinger, la perenne insoddisfazione genera mostri e quei mostri ce li mostra da vicino, pur mantenendo sempre una certa distanza.