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How I Met Your Father 1×03 – La Recensione: è una questione di foto profilo

I wanna tell you the story of how I met your father […] You know the basics, but it’s time for me to tell you the unabridged version.

Probabilmente l’elemento più importante di ogni storia che si rispetti sono i suoi personaggi. Le serie tv sono piene di esempi di questo tipo. Prendete Lost: uno show che ha interamente sviluppato la trama attorno ai suoi protagonisti, modellandola nel corso delle stagioni con il solo obiettivo di costruire delle storie vere, profonde e umane. Il successo di una serie tv, o meglio l’amore dei fan nei confronti di una serie tv, si misura anche e soprattutto da questo. Una trama può essere avvincente ma non basterà a colmare il vuoto di possibili personaggi sterili. Tutto questo preambolo serve a dirvi che, seppur sia solo al terzo episodio, How I Met Your Father sembra stia investendo nei suoi protagonisti. Almeno lo speriamo.

ATTENZIONE, SPOILER! Se non avete ancora visto i primi due episodi di How I Met You Father vi consigliamo di tornare più tardi.

how i met your father

In una realtà frenetica come quella che stiamo vivendo, il tempo per costruire una storia come si deve non è poi così tanto. I 22 episodi a stagione con i quali le serie tv classiche ci avevano abituati sono ormai un lontano ricordo, sostituiti dalla fretta di consumare un prodotto tutto e subito. Il binge-watching è diventato il nuovo credo, e 10 e 13 i numeri fortunati. Pacchetti di serie in formato tascabile per il consumatore frettoloso, sempre impegnato e con il cellulare in mano. Il tipo di consumatore che non ha davvero il tempo di stare a guardare una serie tv da 22 episodi. E le storie? A rimetterci sono spesso e volentieri proprio loro: accorciate, tagliate, smussate, infilate a forza in un contenitore. Anche qui di esempi ne abbiamo parecchi: dalle sfortunate ultime stagioni di Game of Thrones a The Wheel of Time. La narrazione di ampio respiro è costretta a trattenere il fiato e non tutti gli show riescono ad arrivare a fine gara.

How I Met You Father, però, sembra avere tutte le carte in regola per aggiudicarsi – se non un primo – un meritatissimo terzo posto.

Spero che questa fiducia non mi si ritorca contro – magari arriverò all’ultimo episodio con un pensiero completamente diverso – ma, al momento, How I Met Your Father è una boccata d’aria fresca. I primi due episodi (qui potete trovare la recensione) hanno avuto il compito di introdurci i nuovi personaggi di uno spin-off che poi tanto spin-off non è. Protagonista della serie tv è Sophie che, nel 2050, inizia a raccontare al figlio di come ha conosciuto suo padre. La storia nel presente si svolge a New York e vede Sophie alle prese con gli appuntamenti al buio, la passione per la fotografia e la ricerca disperata dell’anima gemella. Accanto a lei troviamo altri cinque coloratissimi personaggi di cui cominciamo ormai a farci un’idea abbastanza precisa.

In soli tre episodi e con il basso minutaggio a disposizione, lo show è comunque riuscito a tratteggiare i contorni definiti dei suoi protagonisti, senza lasciare indietro nessuno.

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In questo terzo episodio, il focus è sulle app di incontri e su quella maledetta foto profilo, più importante dell’effetto serra o delle elezioni del presidente della Repubblica. Sophie decide di aiutare Jesse, disilluso e cinico, a gettarsi di nuovo nella mischia, sia dal vivo che online.
No, non si sta parlando di DAD. Ovviamente, i risultati sono tragicomici ma l’intera situazione diventa lo spunto per una riflessione più grande: una foto profilo può aiutare, ma non è l’unica cosa che conta. Quello che serve è avere il coraggio di buttarsi, sbagliare, riprovare e magari sbagliare di nuovo.

Se da un lato Jesse è così ferito dal passato al punto tale da non riuscire in alcun modo a guardare al futuro, Sophie invece è talmente ossessionato dall’idea del futuro da non riuscire a vivere il momento.

Sono dell’opinione che questi due personaggi siano endgame, ma il tragitto è ancora molto lungo e c’è parecchio che i due devono capire da se stessi. La gioia di vivere di Sophie, nonostante le batoste e gli 88 appuntamenti falliti, è tale da contagiare anche noi, da spingerci a non mollare. Jesse (Chris Lowell) è la voce della paura, quella sottile che prende tutti noi quando temiamo di sbagliare, quando non vogliamo un’altra delusione. Siamo tutti Jesse in fondo.

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Costruita a coppie, la puntata vede gli altri personaggi alle prese con problemi simili ma non uguali: Charlie ed Ellen imparano a non fermarsi alle apparenze, decidendo di gettarsi insieme a capofitto nella caotica New York. Due stranieri in terra straniera; Sid soffre per la relazione a distanza e nessun espediente tecnologico, per quanto sexy, riesce ad alleviare la tristezza. Ci vuole un volo last minute – e l’intervento di Valentina – per ricordarsi di quanto sia bello passare del tempo con la persona che si ama.

Nella giungla che è New York, è bene circondarsi di amici fidati così, per quanto la strada possa essere tortuosa e in salita, il viaggio sembrerà più semplice. Per Sophie, la strada sembra davvero impossibile. Ma proprio quando la donna pensa di aver fatto di tutto, ecco che quel “tutto” è solo un’altra curva nel cammino.

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