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Era ora – La Recensione: cominciare a vivere (davvero) il presente

I fiumi lo sanno, non c’è fretta.

Arriveremo laggiù, alla fine.

Il concetto di tempo mi ha sempre incuriosito, affascinato e – devo ammetterlo – anche un po’ spaventato. In cosa consiste realmente? È un qualcosa di lineare anche se intangibile? È una semplice percezione? Un’unione di queste cose o addirittura nessuna delle due? Non è facile definire qualcosa che non si può toccare né vedere, ma che contemporaneamente influenza tanto e costantemente le nostre esistenze. Al tempo in qualche modo pensiamo sempre: ci vediamo dopo, dovevi dirmelo prima, non l’ho fatto ancora; ci aggrappiamo a lui per definire le cose che abbiamo da fare, i nostri obiettivi, i nostri sogni. Tutto sembra essere in funzione del tempo che passa, che manca, che abbiamo davanti o che è già trascorso. E noi a volte ne passiamo così tanto a pensare a ciò che abbiamo perso e a pianificare ciò che dobbiamo fare, da dimenticarci di vivere al meglio l’unico tempo che abbiamo davvero a disposizione, il presente.

Ma che cosa succede se a un certo punto il tempo comincia a scorrere in modo diverso da quello a cui siamo abituati? Certo, è vero, la percezione del tempo che passa cambia a seconda delle cose che facciamo, di come stiamo, delle persone che abbiamo attorno. Ma se oltre alla percezione cambiasse anche il vero e proprio trascorrere del tempo? Se, per esempio, ogni nuovo giorno ci portasse di un anno nel futuro? Io so cosa succederebbe a me, sicuramente impazzirei. Dante, il protagonista di Era ora, per fortuna no.

La trama di Era ora

Edoardo Leo è il protagonista di questa commedia diretta da Alessandro Aronadio, uscita nel 2022 ma sbarcata su Netflix giovedì 16 marzo. Dante, il personaggio da lui interpretato, conosce Alice a una festa per celebrare il capodanno del 2008: il loro primo incontro è fortuito, casuale, eppure tra i due scocca quella famosa scintilla che li porta a piacersi e a desiderare di costruire una vita insieme. Lo fanno, e nel 2010 vanno a convivere. Si amano, sono felici. Poi arriva il compleanno di Dante e una festa a sorpresa alla quale lui arriva estremamente in ritardo perché, si sa, le cose da fare in una giornata sono sempre troppe e vanno fatte tutte, poco importa che si compiano quarant’anni. Le scadenze lavorative, le piccole e grandi commissioni da svolgere, le ore perse nel traffico si accavallano e Dante quasi non ci fa caso.

Era ora
Era ora (640×407)

La festa finisce, Dante e Alice vanno a letto ed ecco che la sveglia già suona di nuovo per cominciare una giornata uguale a tutte le altre. O forse no. È di nuovo il 26 ottobre, è di nuovo il compleanno di Dante, ma è il 2011. Per lui è passato solo un giorno ma per il resto del mondo è passato un anno intero, e sono tante le cose che possono cambiare in un lasso di tempo – almeno a percezione umana – così lungo. Una su tutte? Alice è incinta. Questa dinamica continua a ripetersi e per ogni anno che passa Dante deve fare i conti con tutte le vicende che si susseguono senza che lui se ne renda conto, compreso l’allontanarsi lento ma costante dall’amore della sua vita, e con tutte le piccole e grandi rivoluzioni sociali che hanno caratterizzato gli anni Dieci: gli smartphone, i social, la sigaretta elettronica, i selfie. Si ritrova a vivere in un paradosso in cui la vita è la sua, ma non il tempo che vive. Un paradosso, in un certo senso, nemmeno troppo lontano dalla sua normalità.

Una commedia che parla alla società contemporanea

Era ora è una commedia che parla un po’ a tutti noi, e forse più in generale al sistema in cui viviamo e con il quale ci rapportiamo ogni giorno. I suoi protagonisti sono molto diversi tra loro. Alice, interpretata da Barbara Ronchi, è un’artista: affronta la sua vita con calma, un passettino alla volta, cercando di non farsi sovrastare dalla quotidianità e di dare il giusto peso alle cose e alle persone che lo meritano. Il personaggio di Edoardo Leo invece è uno stacanovista, un uomo che passa la vita a rincorrere le scadenze e, soprattutto, il lavoro. È in ufficio che passa la maggior parte delle sue giornate, impegnato com’è a fare carriera per arrivare, un giorno, a potersi permettere di comprare il tempo. Il tempo, però, non solo non si fa comprare, ma non torna neanche indietro. E tutto quello che passa a preparare contratti e a diventare il direttore della sua azienda non potrà più riaverlo.

Non si può negare il fatto che la maggior parte delle persone oggi siano più simili a Dante che ad Alice. Il problema, infatti, è che non si tratta di un semplice modo di essere, ma di una questione strutturale. Viviamo in un mondo in cui performare tende a essere troppo spesso il principale obiettivo delle nostre giornate, un mondo in cui prendersi una pausa, concedersi il lusso di non fare niente e di ricaricare, diventa quasi un affronto. Significa perdere tempo, e noi proprio non possiamo permettercelo. Dobbiamo studiare di più, lavorare di più. Peccato però che nella foga di fare sempre di più ci dimentichiamo di dedicarci a noi stessi e a ciò che conta davvero. Il tempo forse non lo perdiamo, ma facciamo in modo che ci voli davanti senza riuscire ad afferrarlo, senza renderlo davvero nostro. E quando ce ne rendiamo conto spesso è troppo tardi.

Era ora
Era ora (640×380)

Far ridere ma anche riflettere

Con un linguaggio e uno stile che riescono sempre a mantenere la leggerezza che ci aspettiamo da una commedia, Era ora tratta una tematica estremamente contemporanea, e proprio questo è il suo punto di forza. La storia d’amore tra Dante e Alice non è la vera protagonista della narrazione, e lascia il giusto spazio al tema centrale – al tempo – senza mai diventare preponderante e per questo scontata. Se è vero che questo film forse non entrerà nell’Olimpo del cinema e che la tematica trattata è già stata sviscerata in altri prodotti cinematografici e seriali, è altrettanto vero che personalmente non solo l’ho apprezzato, ma me la sento anche di consigliarlo. Perché, presa come sono dalle mille cose che ho da fare e da completare, anche io come Dante forse avevo bisogno di una strigliata che mi rimettesse in carreggiata. E forse ne abbiamo bisogno un po’ tutti.