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La terza stagione di Prison Break è la claustrofobica conseguenza di un ricatto

“Non esistono ex galeotti” … le pesanti parole di Charles Westmoreland devono rimbombare come mai prima d’ora nella testa di Michael Scofield. Una frase che sembra aver segnato per sempre il geniale fuggitivo il quale si accorge che, nonostante la voglia di ribellarsi, dovrà fare  sempre i conti con la sua nuova natura. Una volta entrato in gabbia qualcosa in lui cambia, lo contagia. La nuova internazione di Scofield riaccende la fiamma di Prison Break che, dopo la disperata fuga della seconda stagione (qui la nostra recensione), sembra tornare alle origini.

Benvenuti a Sona, il luogo dove nessun essere senziente vorrebbe mai finire.

Prison Break

La caotica prigione Panamense è la cosa più idonea alla definizione di “posto infernale” che sembra esistere sulla faccia della Terra. Il peggio del peggio di una società corrotta e violenta scaraventa la sua feccia in tale orrido scenario. Siamo ben lontani dall’organizzazione e la sicurezza di Fox River, siamo distanti anni luce dalla sua labirintica struttura, ma qui vige la legge del più forte, qui l’uomo sfodera la sua animalesca vera essenza.

Cosa ci fa un brillante ingegnere, nonchè maestro di astuzia in uno squallido buco di fogna abbandonato da dio?

La risposta è strettamente legata alla malvagia organizzazione nota come “la Compagnia”  e alle spaventose parole di Paul Kellerman. Quelle in cui tale meccanismo subdolo veniva descritto come il male che attanaglia e distrugge la società. Un mostro che schiavizza e ingloba tutto ciò che è fine al suo fabbisogno. Michael Scofield è finito nelle brame della Compagnia e, dopo averla combattuta per salvare suo fratello, ed esservi fuggito, viene risucchiato nel suo vortice. Da avversario ad alleato,  sotto ricatto, del più grande nemico che egli abbia mai conosciuto.

Prison Break

Sara e Lincoln Junior sono prigionieri della bellissima ma letale Gretchen Morgan, la perfida allieva dell’enigmatico e misterioso Generale. Lincoln dovrà fungere da tramite tra lei e il braccato fratello. Il compromesso è semplice: Michael deve far evadere James Whistler (misterioso individuo legato in qualche modo alla Compagnia) da Sona in cambio della libertà dei due prigionieri.

Il compito è più tosto del previsto in uno scenario dove vige l’anarchia più totale e dove i tuoi compagni di carcere sono cannibali senza scrupoli. A Sona vige un brutale regolamento dove il leader “Lechero” regna incontrastato. Nonostante la libertà di movimento tra le mura del carcere la subdola natura dell’uomo diviene l’ostacolo principale. Questo perché, a differenza di Fox River, fidarsi diviene una vera e propria chimera. All’interno di Sona è praticamente impossibile fare affidamento sul prossimo e coltivare anche solo un pizzico di fiducia. 

Gli amici diventano nemici e i nemici diventano amici in questo maledetto scenario. Un luogo dove ogni principio viene stravolto fin nelle basi.

Le regole di Prison Break vengono smantellate e riassemblate in un mosaico districato.

Prison Break

In questo turbine di anarchia l’acerrimo rivale Mahone deve fare i conti con gli strascichi della sua dipendenza e dei suoi inganni.  Scofield gli porge una mano ma lui rimane vittima di se stesso pregiudicando persino la riuscita di un accordo con il governo che avrebbe avuto del provvidenziale. Bellick e T-Bag, anch’essi internati a Sona, tirano fuori il loro lato peggiore esasperando in maniera mostruosa la propria natura sbagliata. Michael vuole districarsi in questo trambusto e dovrà controllarsi le spalle da solo. Persino Whistler nasconde qualcosa di deleterio e minaccioso, ma l’amore per Sara e il desiderio di chiudere questo nefasto capitolo  costringeranno Scofield a scendere a patti con se stesso,

Il labirinto in cui si trovano i due fratelli diventa ancor più intricato quando Lincoln avverte un presagio nero come la morte. Egli, parallelamente alla collaborazione con Gretchen, proverà a ribaltare le sorti della vicenda con una sfortunata crociata personale che sfocia nel più tragico degli epiloghi. La Compagnia non scherza e non impiega più di una complicazione per far capire chi comanda. La testa mozzata della povera Sara è solo l’antipasto di quel che accadrà se i passi falsi di Michael e Lincoln saranno ricorrenti.

Il lieto fine è praticamente irraggiungibile.

Prison Break

Ed è questa claustrofobica sensazione derivata dal ricatto  che funge da filo conduttore all’intera terza stagione. La differenza tra la detenzione di Fox River e quella di Sona consiste nell’accostamento dell’opprimente morsa della minaccia all’implacabile scorrere del tempo. Ingredienti che generano un vortice ad alto tasso di coinvolgimento per lo spettatore.

Michael non può sopportare tutto ciò e per la prima volta lo vediamo in preda al panico più totale. La disperazione per la perdita di Sara, le menzogne del fratello e la malvagità della Compagnia pregiudicano la sua proverbiale calma. Lo sconforto e la rabbia sovrastano il vedovo Michael ma il suo stato di feroce vittima viene presto surclassato dalla sete di vendetta e da una nuova forsennata voglia di evasione. Ciò reincarna la vera essenza di Prison Break, dove il primo nemico si nasconde nei dettagli delle variabili di un piano studiato alla perfezione. Come se l’estremo gesto di Gretchen possa rientrare in quel percorso di imprevisti che il tragitto di Michael prevedeva.

Prison Break

La fuga da Sona non è che l’inizio. Fuori dal selvaggio penitenziario comincia il gioco per rovesciare la medaglia. Il manico del coltello passa nelle man dei fratelli che sconfiggono in astuzia la tentacolare organizzazione. La rabbia di Michael, finalmente riunito al fratello Lincoln, può concretizzarsi in vendetta.

Quando le manette vengono sciolte, quando non vi sono muri, quando non sussistono vincoli e quando i fratelli sono riuniti non vi è nssun nemico in grado di scamparla.

La terza stagione di Prison Break è oppressione e paura ma anche liberazione e rabbia.

La Compagnia potrebbe avere le ore contate…

VOTO: 8

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