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I 5 cattivi più cattivi di Once Upon A Time

5. Peter Pan, il miglior cattivo di sempre

cattivi

 

Volava, finalmente volava: lassù le povertà della sua esistenza non avevano più senso. E lui era diverso, era di nuovo all’inizio di una vita che stavolta sarebbe durata in eterno. Non sarebbe invecchiato, non avrebbe perso il dono di librarsi nell’aria ed essere il re di quella strana terra; il sovrano, perchè l’Isola gli apparteneva ed egli apparteneva a lei… L’avrebbe protetta a qualunque costo. La sua fortezza.

Volava, volava davvero! Era tutto possibile lassù. Non sarebbe sceso mai più.

Il titolo del paragrafo, sia chiaro, si riferisce a un’opinione strettamente personale.

Perchè se è palese che al personaggio di Peter Pan manchino la complessità e lo spessore umano di Cora, Regina e gli altri, dal punto di vista metaforico la sua storia è qualcosa di stupefacente… Senza contare che il momento in cui viene rivelata la sua reale identità è uno dei più sorprendenti di tutta la serie.

Ma andiamo con ordine. Innanzitutto, parliamo dell’ambientazione in cui Peter è calato; essa è molto importante, poichè lui pare essere una parte dell’Isola stessa, al punto che che ci sembra impossibile che sia vissuto anche altrove, che in passato abitasse addirittura in un’altra dimensione. Peter Pan è l’Isola (potremmo fare un parallelo con Ben Linus di Lost e la sua isola), tanto che quando si reca a Storybrooke nei panni di Henry è come se un po’ dell’atmosfera cupa dell’Isola Che Non C’è arrivasse in città.

Ebbene, si tratta di un’ambientazione quanto mai tetra, oscura e inquietante: essa non è il paradiso dorato in cui i bambini possono cantare con le sirene e svolazzare tutto il giorno nella polvere di fata, è una prigione, un luogo dove il tempo non esiste e ai piccoli viene tolta la possibilità di crescere… Non di invecchiare, sia chiaro; quella che viene negata loro è l’opportunità di assaporare la parte bella della crescita, ovvero la realizzazione di sè, il proprio futuro. I ragazzini di Peter Pan vivono in questa palude immota, schiavi dei “giochi” maligni del loro capo, ignari di ciò che esiste al di là del mare che li circonda.

Quando si parla di restare giovani per sempre si intende la capacità di mantenere un cuore e una mente aperti lungo il difficile percorso dell’età adulta, non certo l’effettivo arresto della crescita, non l’indugio eterno in quel limbo indesiderabile che è l’Isola Che Non C’è. Nessuna persona saggia potrebbe desiderare sul serio di smettere di crescere.

Come villain vero e proprio, comunque, Peter è ancora diverso dagli altri: tanto per cominciare perchè non mostra alcun segno di pentimento, mai; i piani da lui concepiti sono tra i più sadici che abbiamo conosciuto nel corso delle varie stagioni, e dobbiamo ammettere che la sua faccia da bambino ci incute più soggezione di quella di Tremotino, di Cora e delle figlie di quest’ultima. Da Peter Pan non sappiamo cosa aspettarci, forse perchè ha la mente di un ragazzo (sebbene la sua età sia ben maggiore di quanto sembri), una mente non costretta da vincoli, non educata, priva di filtri.

Nonostante ciò, non me la sento di affermare che sia un cattivo privo di motivazioni; o meglio, il suo sadismo lo è, ma non lo è stata la scelta originaria che l’ha condotto all’Isola: a un certo punto della storia, infatti, scopriamo che Peter altri non è che il padre di Tremotino, un uomo ritrovatosi solo con un figlio che non desiderava affatto, un ubriacone egoista che voleva soltanto occuparsi della propria vita e scansare le responsabilità (Frank Gallagher di Shameless, insomma). Quando gli venne offerta l’opportunità di tornare bambino e andare a vivere sull’Isola qualora avesse rinunciato al figlio, accettò senza remore.

Ora non dico che la sua decisione sia stata buona, perchè liquidare in tal modo una piccola vita umana rimane un gesto indegno, ma possiamo davvero condannare qualcuno per aver scelto se stesso? Per aver seguito il suo desiderio più intimo? Per essere rimasto fedele a quell’istinto di autoconservazione che tutti sentiamo così intensamente?

Chi è allora Peter Pan? Lo spirito della giovinezza, il ladro del futuro dei bambini? O colui che rifugge le responsabilità dell’età adulta per rifugiarsi in un’illusione destinata a collassare come l’Isola Che Non C’è? Oppure uno che ha semplicemente disposto secondo la propria volontà di ciò che gli apparteneva, ovvero la sua vita?

 

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