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La vita secondo Jim – Una vecchia sitcom moderna

“Te lo ricordi Tutto in famiglia? Ahahah quante risate! E che dire di Jim? Dai, quant’era bello La vita secondo Jim? Troppo!”

“Fantastico ahahah, e Malcolm invece? Chissà perché non lo mandano mai in tv, era la mia sitcom preferita…”

Quando vogliamo attaccare bottone cercando argomenti in comune con qualcuno/a appena conosciuto, o semplicemente quando ci lasciamo andare al classico momento nostalgia a tarda sera coi più vecchi amici, prima o dopo si arriva a sempre a questo tipo di discorsi. Il perché è presto detto: volenti o nolenti siamo stati tutti cresciuti e coccolati dalla stessa balia: la cara, vecchia giunonica Tv a tubo catodico. Se in principio ci svezzò con centinaia di cartoni al mattino e al primo pomeriggio, è a pane e sitcom che proseguì ad allietare la nostra infanzia più recente.

Molto prima che Sky, Netflix e lo streaming digitale introducessero la libertà di scegliere cosa vedere a qualsiasi ora, noi piccoli fruitori in erba non potevamo fare altro che memorizzare la programmazione dei pomeriggi televisivi, sorbendoci tutte le discutibili scelte dei Networks nazionali.

Mediaset è infatti celebre per aver rielaborato, tagliato o censurato tante tra le nostre Serie (animate e non) preferite, ma eravamo troppo piccoli per accorgercene. Se proprio vogliamo dirla tutta, poco ci importava.

A noi interessava solo finire presto i compiti (chi li faceva, ça va sans dire) per farci trovare presenti all’appello sul canale del nostro telefilm preferito al solito orario. Vi ricordate quando li chiamavamo ancora telefilm? Bei tempi, sembra passato un secolo!

Dopo questa lunga e doverosa premessa, parleremo di una sitcom moderna in particolare per analizzare l’importanza di questo storico e prolifico genere televisivo. Non potevamo che sceglierne una con cui bene o male tutti abbiamo avuto a che fare e di cui conserviamo ancora oggi un gran bel ricordo: La vita secondo Jim.

la vita secondo jim

Parliamo di una Serie che non ha bisogno di presentazioni

Conosciamo tutti il salotto di casa Belushi, palcoscenico intorno al quale ruotano le vicende dello show creato da Tracy Newman e Jonathan Stark nel 2001. Tale scenario, reso vivo e accogliente da un’ottima fotografia densa di colori caldi e una gradevole tonalità predominante di arancio, è il teatro principale di quasi tutti gli episodi. La vita secondo Jim è una sitcom vecchia maniera nell’impostazione familiare e nei suoi tratti essenziali,  che cerca ciononostante di discostarsi dai suoi analoghi predecessori. Vediamo meglio in cosa.

Willy

Prendiamo ad esempio i Robinson, show che fino all’avvento dei Simpson nel 1989 dominava gli ascolti della fascia serale statunitense. Stessa impostazione familiare di Jim, stessi stilemi narrativi, un grande attore nella parte del capofamiglia in entrambe.

La Serie tuttavia era sì Bill Cosby-centrica, ma godeva di un cast ben più ampio, che permetteva di dedicare alcune puntate alle disavventure dei figli di Cliff Robinson, relegato in questi casi a semplice comparsa.

Questo non avviene praticamente mai ne La vita secondo Jim.

Ogni puntata è Belushi-centrica, ruota intorno alla verve comica del suo istrionico mattatore, alla sua personalissima maniera di affrontare i comuni imprevisti di vita quotidiana. Non è un caso quindi se la Serie in origine si sarebbe dovuta chiamare “The Dad”, quasi a sottolineare ancor di più la centralità del suo protagonista. Non è azzardato parlare di un one man show, visto che il cast è completato essenzialmente dalle altre tre spalle principali del primattore, Andy, Cheryl e Dana, e da altri tre comprimari, i figli.

Altro aspetto interessante, che traccia a suo modo un solco con il passato, riguarda il non pretendere di essere a tutti costi strumento pedagogico. Le sitcom anni 80 e inizio anni 90 erano prodotti per lo più molto sobri e politically correct. Ci mostravano cartoline di perfette famiglie americane, esibendo un modello ideale e idilliaco fatto apposta per dare il buon esempio al proprio pubblico di riferimento: le famiglie, appunto.

Le sitcom degli anni 2000 invece, figlie della rivoluzione copernicana di Matt Groening, accolgono quasi tutte con favore il politicamente scorretto

According to Jim non fa eccezione, e ci presenta un capofamiglia pigro, pusillanime e irresponsabile. Diverso dai padri televisivi del decennio precedente, magari goffi e simpatici ma pur sempre maturi ed edulcoranti. Non è un mistero che gli autori si siano ispirati a Homer Simpson nello sviluppo del personaggio di Jim Belushi. L’unico aspetto in cui divergono i due è forse quello lavorativo, in quanto Jim non è neanche lontanamente negligente quanto il suo corrispettivo giallognolo. Per il resto, si sprecano le analogie tra i due, nonostante siano inseriti in impalcature narrative completamente differenti.

Com’è impostato quindi La vita secondo Jim?

La vita secondo Jim

Lo show si basa fondamentalmente su una struttura teatrale nel sviluppare la propria narrazione. Pochi attori in scena, molti dialoghi, tutti ambientati quasi esclusivamente in interni. È raro assistere a momenti in esterna, ma è la normalità per ogni sitcom e lo show non soffre affatto di claustrofobia in questo senso. Come sappiamo, in scena avremo quasi sempre Jim, sua moglie Cheryl, il cognato e fedele sodale Andy e la detestata cognata Dana. Non serve altro alla Serie per allietarci nei suoi 20 minuti di durata canonici.

Le storie ruotano tutte intorno a Belushi. Spesso tutto parte da una sua bugia o da un segreto nascosto a Cheryl che rompe l’equilibrio iniziale, scatenando equivoci e maldestri tentativi del protagonista per cercare di celare o porre rimedio ai propri misfatti.

Nonostante nel corso delle sue 8 stagioni non manchino le guest stars con puntate dedicate (l’immancabile Dan Aykroyd su tutti) e nuovi regulars come il marito di Dana, Ryan, i pilastri su cui si fonda l’intera impalcatura narrativa sono i rapporti tra le due coppie: Jim ed Andy e Jim e Cheryl.

Jim ed Andy

Una delle tante
Una delle tante “lotte” tra Jim e Andy

Innanzitutto no, non parla di loro il bellissimo documentario su Netflix su Jim Carrey che interpreta Andy Kaufman.

Belushi e Larry Joe Campbell sono in primis due straordinari corpi comici. Perfetti nelle gag slapstick e più che capaci di far ridere con la parola, sono nati per dividere la scena formando un duo comico irresistibile. Probabilmente i migliori ricordi che conserviamo dell’intera Serie sono legati alle loro azzuffate, alla loro goffaggine, al loro pianificare inette trame destinate a fragorosi fallimenti.

Il modello comico cui si ispirano è senza alcun dubbio quello immarcescibile e ancora oggi efficacissimo di Oliver Hardy e Stan Laurel, al secolo Stanlio e Ollio. Jim è la mente e Andy è il braccio, il primo si serve dell’altro per poter mettere in pratica i propri machiavellici piani. La complicità e la chimica tra i due si potrebbe tagliare a fette. Andy nutre una vera e propria venerazione per il cognato, che lo porta a mettersi consapevolmente nei guai senza esitare nemmeno un secondo pur di rendersi utile ai suoi occhi. Jim, dal canto suo, non può fare a meno dell’amicizia del biondo sodale, e anche se non può e non vuole dimostrarglielo a parole, lo considera alla stregua di un fratello.

Jim e Cheryl

Uno dei capisaldi delle vecchie sitcom è l’amore incondizionato tra marito e moglie. Un amore granitico, indistruttibile, fondamento da cui trae linfa e forza l’intero nucleo familiare. Anche in questo, La vita secondo Jim aggiunge qualcosa di proprio.

Intendiamoci, Jim e Cheryl sono e restano innamorati persi. Non c’è mai una puntata in cui il loro rapporto venga anche solo messo in discussione, nessuna nuvola promette burrasca nel loro orizzonte. C’è però da fare i conti con le “piccole” divergenze causate dal carattere scostante e imprevedibile del vulcanico uomo di casa.

Cheryl è profondamente diversa da Jim. Casalinga e madre amorevole, rappresenta pur con qualche momento di debolezza la razionalità e il senso di responsabilità della famiglia. In altre parole, è la bussola morale di Jim, il suo grillo parlante, la coscienza che cerca ostinatamente di riportarlo sulla retta via. Jim è un discolo, un bambinone che non vuole che saperne di seguire le vie convenzionali della ragione della compagna; agisce sempre e solo di testa sua, e questo lo porta spesso a fare i conti con le conseguenze del suo modo di fare.

L’originalità del loro rapporto, che distingue ancora una volta According to Jim dalle sitcom anni 80/90, risiede nel loro essere sempre in competizione l’uno con l’altro.

Tra i due è una continua crociata ideologica su quale sia il modo più corretto ed efficace di affrontare i problemi e la vita in generale: facendo la cosa giusta o facendo alla maniera di Jim. Pur di portare avanti le proprie ragioni, i due si affrontano più volte in singolar tenzone, animando lunghi siparietti e veri e propri duelli rusticani degni della più classica commedia teatrale. Tra marito e moglie, in combutta coi rispettivi alleati Andy e Dana, va in atto una continua versione (più pacifica e infinitamente meno violenta) de La guerra dei Roses, dove ognuno cerca di spingere al limite l’altro portandolo allo sfinimento, pur di fargli ammettere la sconfitta. Non a caso entrambi usano spesso modi di dire quali “Ho vinto! Hai perso!”una volta certificata la resa del partner.

Nonostante siano dunque filosoficamente lontani anni luce, i due si amano profondamente; conoscono e rispettano pregi e difetti dell’uno e dell’altra. Entrambi vogliono il bene per la propria famiglia, e finiscono sempre per riconciliarsi nei finali di puntata, ritrovando un equilibrio di vedute e l’umiltà di ammettere le proprie mancanze del caso. In questo, La vita secondo Jim rispecchia perfettamente i canoni delle sitcom vecchia scuola: vi è sempre un lieto fine a conclusione di ogni vicenda, un finale che unisce i puntini e riconcilia il pubblico a un generale senso di leggerezza e serenità.

Ancora oggi Italia 1 trasmette la Serie nel pomeriggio, registrando ascolti più che soddisfacenti.

In media sono ben 500.000 gli spettatori che si sintonizzano col salotto di casa Belushi, toccando un ottimo 4.5% di share. Segno evidente che, a distanza di ormai 9 anni dalla sua conclusione, la sitcom è invecchiata notevolmente bene, e che il pubblico è ancora affezionato a Jim e al suo modo buffo e personalissimo di vivere la vita.

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