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L’esperienza teneramente cringe di rivedere il primo episodio di Dawson’s Creek

Ci sono cose di cui non posso proprio fare a meno. Qualche esempio? La pizza, la playlist con le canzoni di Sanremo e le serie tv anni Novanta. Eh già, non so voi ma in quella decade sono nati show che per me sono mostri sacri, serie che non smetto mai di voler vedere ancora, ancora e ancora. E ogni volta che li guardo – perché alla fin dei conti, per quanto mi dica che non posso guardare sempre le stesse cose, prima o poi ci ricasco sempre – riescono a darmi qualcosa di nuovo. Vi racconto una mia recente esperienza a riguardo. Qualche settimana fa ho preso il mio telefono, sono entrata su Amazon Prime Video e ho deciso di ri-rivedere la prima puntata di Dawson’s Creek. Dalla visione mi aspettavo un bel po’ di sana nostalgia per i bei vecchi tempi ormai andati, quelli in cui gli adolescenti erano più come ricordo me stessa a quindici anni che come mi sembrano oggi gli studenti che passano ogni mattina vicino casa mia per andare a scuola. Ma quello che ho ottenuto è sì, un pizzico di quella tenera nostalgia che tocca corde profonde della mia anima, ma solo come condimento di una buona dose di cringe.

La prima stagione di Dawson’s Creek è uscita nel 1998

Sono passati la bellezza di venticinque anni dal momento in cui Dawson, Pacey, Joey e Jen sono apparsi per la prima volta sugli schermi di mezzo mondo per urlare a tutti quanto fosse difficile essere degli adolescenti a Capeside, o comunque essere degli adolescenti in generale. E sì, è vero, nel 1998 avevo solo tre anni e chiaramente non sono stata tra gli spettatori della prima ora della serie, ma quando nei primi anni Duemila mi sono immersa anche io in questo magico paesino del Massachusetts la mia realtà non era poi così distante da quella che vivevano i protagonisti. Loro scoprivano quanto potesse essere difficile crescere, vedere i propri corpi cambiare e i sentimenti farsi sempre più profondi, relazionarsi con persone e con realtà diverse cercando di trovare il proprio posto. E io, con qualche anno in meno di loro e uno spirito ancora sognatore, intanto immaginavo che un giorno sarebbe toccato anche a me percorrere se non proprio la stessa strada, per lo meno sentieri molto simili. E speravo con tutta me stessa di riuscire prima o poi a trovare il mio Pacey (sì, sempre stata team Pacey).

Dawson's Creek
Dawson e Joey (640×360)

Ma, per l’appunto, sono passati venticinque anni. Venticinque anni durante i quali io sono cresciuta lasciandomi l’adolescenza ormai alle spalle, e il mondo è cambiato a una velocità alla quale è davvero difficile stare dietro. La gioventù dei protagonisti di Dawson’s Creek ha davvero poco a che vedere con quella che si vive adesso, passata in un mondo senza smartphone e senza l’ossessione delle Instagram stories e dei balletti su Tik Tok. Sarà bellissimo vedere (di nuovo) la prima puntata e tornare per una quarantina di minuti a un mondo che non c’è più e che un po’ mi manca, mi sono detta. Ma quello con cui non avevo ancora fatto i conti è il fatto che negli ultimi venticinque anni non è “solo” cambiato il mondo, ma sono cambiate anche le modalità con cui questo mondo è narrato.

E quindi così, senza saperlo, ho dato inizio al cringe.

Quelle scene di Dawson’s Creek che al primo giro di visione – e in buona parte anche al secondo fatto ormai quasi dieci anni fa – mi sembravano tanto tenere e sensate si sono improvvisamente rivelate dei grossi boh. Joey decide di punto in bianco di fare a Dawson il famoso discorsetto sul fatto che ormai sono troppo grandi per dormire ancora insieme come facevano da bambini: ma davvero le viene così dal nulla? Di punto in bianco? Dopo una decina di minuti Jen entra nelle loro vite e improvvisamente Joey, tenero e dolce agnellino, si mette sulla difensiva cominciando a fare commenti poco carini e domande scomode. Jen è infastidita ma cerca di non darlo a vedere, Dawson e Pacey se ne fregano il giusto e nel momento in cui Dawson e Joey litigano il punto sembra quasi scomparire. Ma davvero nessuno si prende la briga di chiederle da dove abbia preso tutta questa acidità? Nessuno che si arrabbia e le dice di tornare a casa a riflettere su quanto si stia dimostrando immatura?

dawson's creek
Dawson’s Creek (640×360)

Ma il bello, la parte veramente clou, è quella che riguarda l’ancora giovanissimo e inesperto (ma a quanto pare già parecchio piacente) Pacey e la sua insegnante di letteratura. Tamara si presenta in videoteca a noleggiare un film e, ben consapevole di essere un’insegnante del liceo, comincia a flirtare con il commesso palesemente quindicenne. Per una mezza puntata fa credere a Pacey di aver frainteso, poi lui si gioca il tutto per tutto con un discorso sul fatto che lei voglia sentirsi ancora piacente e paventando il miglior sesso della sua vita, e lei per tutta risposta lo bacia. Ovviamente, quattro secondi dopo, scappa via con una citazione del tipo “Oh mio Dio, che cosa ho fatto”, e sappiamo tutti come è andata a finire. Ma seriamente? Volete davvero farmi credere che questa cosa abbia senso? Ad oggi mi sembra impossibile ma fatto sta che sì, questa cosa ai miei occhi ha avuto effettivamente senso, ci erano riusciti.

E quindi, cosa è cambiato?

Sono cambiate tante cose, forse troppe. Sono cambiata io, perché è innegabile che una giovane donna di quasi trent’anni veda il mondo in maniera diversa rispetto a un’adolescente, mettendoci quella punta di cinismo che può rendere ridicola una cosa tenera. Insomma, oggi come oggi, per Dawson’s Creek sono un po’ fuori target. Ma oltre a essere cambiata io, è cambiato anche tutto ciò che abbiamo attorno. Il mondo di oggi, a maggior ragione quello dei giovani, non è più quello degli anni Novanta e il modo di raccontarlo, chiaramente, è cambiato a sua volta. In un contesto in cui gli adolescenti sono molto più veloci e consapevoli, e tante tematiche sono ormai state sdoganate, le serie tv vanno di pari passo narrando il mondo che c’è in modi diversi, più espliciti e contemporaneamente più rappresentativi. Il detto/non detto e la goffaggine lasciano spesso spazio a trame e personaggi che non hanno bisogno di metafore per parlare di autoerotismo e che vedono il sesso adolescenziale come quello che è, senza tanti taboo.

Serie Tv
Dawson e Joey (640×360)

Insomma, la mia umile opinione è che oggi una prima puntata come quella di Dawson’s Creek non solo non avrebbe tutto il successo che questo primo episodio ha avuto, ma probabilmente neanche esisterebbe. Il cambiamento arriva come è giusto che sia, lasciandoci i ricordi di un passato che non tornerà e i repertori cinematografici e seriali a testimonianza di ciò che è stato. E sinceramente, per quanto oggi la visione di una serie come questa possa risultare cringe, una parte di me continua ad apprezzarne – o forse invidiarne – la purezza. Ah, quanto mi sento una vecchia zia a parlare, anzi scrivere, così. Ma non posso negare che, guardando la puntata, oltre al disagio mi sia salita anche un po’ di tenerezza per quelli che eravamo, per quella che ero e per come sognavo di diventare. Perché è vero, i tempi cambiano e con questi cambiano anche le persone, i linguaggi e le narrazioni. Ma Dawson’s Creek resta, sempre.