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Cosa ha reso veramente intrigante Castle Rock

Castle Rock, Serie Tv nata dal connubio tra il super-potente produttore J.J. Abrams e lo scrittore-feticcio di generazioni. Stephen King, è appena iniziata ma sono bastate tre puntate per entrare in un lucido incubo a occhi aperti in cui è facilissimo perdersi, ma dal quale è difficile liberarsi.

In pochissimo tempo, Castle Rock è diventata la città perfetta per l’immaginario letterario di Stephen King: è Derry, è Salem ed è la stessa Castle Rock. È mille città in una sola, perché riesce a riunire perfettamente tutto ciò che l’artista ha descritto nella sua vastissima produzione. Il brivido tra le pagine di Stephen King è dato, tra le tante cose, anche dall’innata capacità di riuscire a descrivere il terrore nella quotidianità, nelle piccole cose, nei segreti indicibili di un’apparente calma piatta.

Castle Rock è questo. Una città americana, come tante altre, senza alcuna peculiarità che emerge in maniera preponderante.

È una città tranquilla, silente, dove non si vive “ad alta voce”, ma la vita scorre apparentemente liscia, in silenzio, senza grossi clamori.

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Ci sono le case ordinate, i giardini curati, lo stadio con la squadra di football. Tutto è normale.

Sullo sfondo, in lontananza, come un oscuro presagio o una condanna, si staglia la prigione di Shawshank. Eppure, su questa tranquillità di facciata c’è un senso lugubre di condanna. Perché Castle Rock nasconde segreti che nessuno vuole raccontare, come se ogni abitante avesse in sé un germe oscuro che lo obbliga a compiere azioni indicibili.

E quel silenzio che aleggia sulla città non è riserbo, ma paura.

Lungo tutte le tre puntate fino a ora viste sono disseminati vari Easter Egg che rimandano ai precedenti scritti di Stephen King. Dai nomi dei personaggi, come Alan Pangborn e Jakie Torrence, agli attori che ricorrono, come Sissy Spacek e Bill Skarsgård, alle immagini iconiche come il lago ghiacciato e, appunto, la prigione. Con rimandi persino nella moda, nelle scene e nelle citazioni.

Tutto a Castle Rock ci ricorda che stiamo vivendo nell’immaginario kinghiano e, di conseguenza, non possiamo sfuggire ai vari riferimenti disseminati ovunque. Nulla è lasciato al caso, rendendo apprezzabile lo sforzo monumentale di richiamare una carriera letteraria che dura ormai da quarant’anni, costellata di idee, personaggi e dialoghi ormai parte del nostro immaginario comune.

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Ma cosa c’è di inquietante a Castle Rock?

Prima di tutto l’atmosfera impregnata di tragedia. Come se in quella calma apparente, il disastro sia costantemente dietro l’angolo. E, in effetti, è proprio così e gli esempi sono numerosi. Gli efferati atti di violenza commessi e quasi seppelliti sotto a un cumulo di reticenze e bugie. I cittadini che non parlano, fingono di non sapere, chiudono gli occhi davanti a tutto. Addirittura, il drammatico ritrovamento del “Ragazzo” viene fatto passare sotto silenzio per non far scoppiare uno scandalo.

La freddezza quasi disinvolta o incosciente di chi si suicida senza battere ciglio, sia esso il precedente direttore della prigione o la mascotte della squadra di football che, chissà perché, decide di gettarsi da un tetto proprio durante una partita, con un pubblico inorridito il quale osserva il suo salto nel vuoto.

C’è un segreto che grava su Castle Rock che probabilmente coinvolge Henry e la sua sparizione nel nulla. La “luccicanza” di Molly che vive le esperienze dell’amico d’infanzia ma, soprattutto, coinvolge il Ragazzo. Un uomo-bambino all’apparenza indifeso che non mangia altro che pane da toast, sa a malapena parlare e ha vissuto per anni rinchiuso in una gabbia sotto terra.

Via dalla luce, via dal sole, quasi fosse anche lui un segreto che Castle Rock doveva nascondere.

Per ora è presto per sapere se sia l’incarnazione del diavolo, un messaggero di sventura o la vittima sacrificale di uno psicopatico che gli ha rovinato la vita.

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Di certo averlo nascosto come il frutto del peccato nella speranza che, sparito lui, sarebbero spariti anche tutti gli orrori che avevano macchiato Castle Rock è un abominio vero e proprio e qualcosa che rimane inchiodato nella mente dello spettatore.

Il destino, ma soprattutto il passato del Ragazzo è ancora oscuro.

Quello che è chiaro è che, oltre al cast, alla trama avvincente e ai continui colpi di scena, uno dei motivi di maggiore interesse di Castle Rock è proprio la città stessa, nei suoi silenzi colpevoli, nella neve fredda che la ricopre (ma non riesce a cancellarne i delitti), nei mille segreti taciuti e nei continui rimandi al mondo da incubo di Stephen King.

Ogni cittadino ha scheletri nell’armadio, ma quello più grande, il più inquietante di tutti, è la sensazione che la città stessa sia irrimediabilmente maledetta, condannata senza possibilità di assoluzione.

Il futuro di Castle Rock pare fin da subito segnato.

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