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L’episodio di Buffy che fece impazzire la critica

Buffy faceva il suo esordio sulla WB il 10 marzo del 1997, senza particolari ambizioni.

Piano piano la Serie cresce insieme ai personaggi: la trama diventa avvincente, la qualità si fa altissima e oggi possiamo dire che parte del merito delle Serie Tv di oggi va a Joss Whedon alla crew di sceneggiatori che si sono alternati nel corso degli anni.

Ed è proprio una puntata scritta e diretta da Whedon quella che è rimasta nella mia memoria più di ogni altra: “The Body”– la 5×16 – definita dalla critica come uno dei più grandi episodi della televisione mai trasmessi.

Vi è mai capitato di voler condividere qualcosa che vi ha estasiato ma di non trovare nessuno che fosse entusiasta quanto voi? La prima volta che mi ritrovai di fronte a questo episodio, molti anni fa, rimasi a bocca aperta. Non ero solo travolta dalle emozioni, ma ammirata per quel capolavoro a cui avevo appena assistito. Andò in onda su Italia uno, quindi non potevo rivederlo, ma per giorni non me lo tolsi dalla testa.

Buffy

In “The body” Buffy si ritrova faccia a faccia con la perdita di sua madre Joyce, a causa di un aneurisma. La morte è pane quotidiano della cacciatrice, la affronta con forza, ha sempre la situazione sotto controllo. Ma in questa occasione vedremo per la prima volta una ragazza impreparata, fragile, confusa di fronte a qualcosa che non può sconfiggere con un paletto di legno.

“The body” è diviso in quattro atti. Ognuno dei quali inizia nel silenzio totale e con l’inquadratura del viso pallido e degli occhi spalancati di Joyce.

Buffy

Whedon sceglie di raccontare questa vicenda con estrema delicatezza. Sarà l’unico episodio della Serie senza un lead-in “precedentemente su Buffy”. Inoltre la scelta di iniziare la puntata attraverso l’utilizzo di un flashback durante una cena di Natale in cui sono presenti tutti gli “Scoobies” non funge solo da contrasto con la dura realtà a cui assistiamo pochi istanti dopo, ma serve a evitare l’apparizione dei titoli di testa nella scena che riprende esattamente dove si era conclusa la puntata precedente “I was made to love you”: ossia Buffy che rientrando a casa trova il corpo della madre sul divano:

“Mamma, Mamma, Mamma?”

Da questo istante noi siamo con Buffy e insieme a lei non riusciamo a realizzare cosa stia accadendo. Non sappiamo come comportarci, non capiamo se chiamare l’ambulanza, siamo sotto shock. Siamo Buffy.

Buffy

Whedon ha diretto l’episodio rendendo lo spettatore completamente immerso nella scena. Tutto sembra reale e ci tocca nel profondo. Abbiamo l’impressione che il tempo rallenti. Non siamo spettatori esterni, non guardiamo, ma viviamo.
Queste sensazioni straordinarie sono la conseguenza di un formidabile lavoro del regista.

Buffy cerca di svegliare sua madre e inizia una scena angosciante di tre minuti senza tagli.

Il piano sequenza fa coincidere tempo reale e tempo cinematografico, ha quindi la capacità di mettere in scena la quotidianità dei personaggi con un forte impatto realistico permettendo al pubblico di sentirsi dentro l’azione e l’ambiente. Joss Whedon ha detto di essersi ispirato ai piani sequenza di Paul Thomas Anderson.

Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza un‘interpretazione da Emmy di Sarah Michelle Gellar. Buffy riesce a trasmetterci le sue emozioni con pochissime parole grazie a una espressività magistrale. La scena iniziale è stata girata sette volte e, ogni volta che l’attrice si ritrovava al culmine emotivo, doveva riprendere dal momento in cui entrava in casa serena affacciandosi sulla scala per chiamare la madre.

Buffy

La telefonata al 911 è lenta, reale. I pulsanti sul telefono sono volutamente grandi. Scelta di Whedon per richiamare la sensazione provata proprio da lui quando sua madre morì per aneurisma celebrale. L’operatrice del 911 chiede a Buffy se è da sola in casa, poi le domanda se sia in grado di fare il massaggio cardiaco. Buffy getta per terra la cornetta del telefono e tenta di rianimare la madre, sentiamo una costola spezzarsi. Non riesce a capire cosa stia accadendo. Tra lei e l’operatrice c’è uno scambio di battute da brivido:

“È fredda”

“Il corpo è freddo?”

“No! Mia mamma!”

Buffy

Non riesce a realizzare. Quando i soccorritori arrivano ci viene mostrato un sogno di Buffy a occhi aperti in cui lei immagina di essere arrivata in tempo per salvarla. Questi sogni rappresentano le fantasie che passano per la testa di chiunque abbia perso una persona cara e il dolore che si prova nel tornare alla realtà. Infatti i soccorritori le diranno che non c’è più nulla da fare. Viene inquadrata solo la parte inferiore della faccia del paramedico, e in particolare le labbra, per sottolineare che Buffy non capisce cosa le stiano comunicando. Sentiamo insieme a lei quella sensazione di smarrimento in cui non comprendiamo se siamo in una drammatica realtà o in un incubo da cui ci sveglieremo.

Buffy viene lasciata da sola con il corpo di Joyce. Vaga per casa, sentiamo i suoi passi, il suo respiro, la sua solitudine. I piccoli dettagli sono significativi: per proteggere la dignità della madre Buffy le tira giù l’orlo della gonna, la fotocamera si concentra sulla brezza attraverso il rumore del vento mentre la protagonista si accascia sul tappeto in preda alla nausea. Si ferma nella porta sul retro ad ascoltare la vita che continua: bambini che giocano, uccelli che cantano a sottolineare lo sconcerto e la rabbia di aver perso una persona quando tutto il resto va avanti.

Altro tocco da maestro di Whedon è infatti la scelta di girare l’episodio completamente spogliato dalla melodia. Non c’è musica, sentiamo solo i suoni circostanti di tutto ciò che accade nell’ambiente.

“Senza il balsamo acustico della musica, tutta la nostra concentrazione empatica riguarda i personaggi e il loro stato di smarrimento”

Il momento in cui la protagonista realizza quello che è successo è straziante: arriva Giles, che vedendo Joyce per terra le corre incontro. Ed è in questo momento che Buffy urla al suo osservatore di non muovere il corpo, realizzando ciò che ha detto: “il corpo”. Sgrana gli occhi, si porta la mano alla bocca e Giles corre ad abbracciarla mentre lei fissa il cadavere di sua madre. Cinque secondi che tolgono il fiato.

Buffy

Buffy da questo momento si ritrova a dover prendere in mano la situazione. Deve essere lei l’adulta. Deve essere lei ad avvisare la sorellina. La scena ambientata nella scuola di Dawn continua nell’opera di assoluta sensazione di realismo. Le sentiamo comunicare alla sorella che la madre ha avuto un incidente, dopodiché assistiamo alla scena attraverso gli occhi dei compagni di classe dall’altra parte del vetro. La conversazione è attutita, lontana. Vediamo Dawn piangere e gettarsi a terra. Assistiamo a un capovolgimento rispetto alle scene precedenti. Qui silenzio, voci lontane, mentre prima i microfoni erano molto vicini agli attori per far percepire ogni vibrazione della voce.

Nel corso della puntata troviamo le varie reazioni alla morte di Joyce: Anya che, in quanto ex demone, è spaventata dalla provvisorietà della vita; Xander arrabbiato con i medici sfonda un muro a pugni; Willow, in panico perchè non sa quale maglia indossare in un’occasione così difficile, verrà tranquillizzata con un bacio di Tara. Due curiosità in proposito: la prima è che per questa scena Whedon ha preso spunto da una sua esperienza personale – non sapeva quale cravatta indossare al funerale di un amico – e disse che girarla fu di un forte impatto emotivo; la seconda è che la rete non voleva approvare un bacio tra due donne, ma il regista disse che non era negoziabile e che, se non fosse stato approvato, avrebbe abbandonato lo show.

Buffy

“Abbiamo fatto sentire come l’amore di Willow per Tara fosse la cosa più naturale del mondo”

Un episodio degno del grande schermo che consiglierei di guardare anche a chi non ha mai visto questa Serie Tv, così come potrei consigliare un film capolavoro.

La risposta a un lavoro tanto perfetto la troviamo nella vita del regista Joss Whedon che ha voluto inserire le sue sensazioni. Perché è quando il talento si unisce a esperienze di vita vissuta che nascono gioielli degni del grande schermo.

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