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Perché tutti sottovalutano Giancarlo Esposito?

Giancarlo Esposito, conosciuto al grande pubblico per la sua interpretazione di Gustavo Fring nella Serie Tv Breaking Bad e nel suo spin-off Better Call Saul, è un incantevole puzzle umano. Figlio di un tecnico teatrale napoletano e di una cantante d’opera afroamericana, nato a Copenaghen durante uno dei mille viaggi di famiglia, ha deciso fin da piccolo che il suo destino era il palcoscenico.

E ci credo, visto lo straordinario background familiare. Infatti esordisce a Broadway a soli otto anni. Nel 1984 ha la possibilità di lavorare con Francis Ford Coppola nel film The Cotton Club e quattro anni più tardi conosce Spike Lee, che gli dà un ruolo nel suo Aule turbolente. Sarà l’inizio di una fruttuosa collaborazione tra l’attore italo-afroamericano e il regista impegnato per eccellenza: oltre ad Aule turbolente, Giancarlo Esposito compare anche in Fà la cosa giusta, Mo’ Better Blues e Malcom X.

Giancarlo Esposito

Nel suo curriculum figurano oltre cento partecipazioni in altrettanti film, e negli ultimi anni è salito alla ribalta per la sua interpretazione di Gustavo Fring, ruolo che gli è valso una nomination agli Emmy. E per fortuna, aggiungiamo: perché senza Breaking Bad ora Giancarlo Esposito sarebbe ancora un attore esperto sì, ma semi sconosciuto al grande pubblico. E sarebbe un vero peccato, perché Giancarlo Esposito è un vero mostro di bravura. Privarci del suo talento sarebbe stato un vero peccato. E ora che conosciamo Gustavo Fring, non sappiamo immaginarlo dentro altri panni se non i suoi.

Eppure, se Vince Gilligan non avesse visto qualcosa in lui al momento di affidargli la parte che l’ha reso famoso, non sapremmo neanche chi è. Come mai? Perché a questo straordinario attore sono serviti decenni di gavetta anonima prima di ricevere la gratificazione che gli spettava?

Non sappiamo dare una risposta certa: l’arte è pur sempre il terreno delle ipotesi e non delle certezze. Possiamo dare solo alcune chiavi di lettura per spiegarci l’indifferenza del grande pubblico nei confronti di Giancarlo Esposito, prima dell’exploit di Breaking Bad. Possiamo ipotizzare che, in una qualche declinazione, c’entri la questione razziale: Giancarlo Esposito è un afroamericano molto particolare e il suo sfaccettato background culturale può non essere andato a genio a registi che cercavano un personaggio più standard.

Giancarlo Esposito

Oppure, e qui la questione si allargherebbe ulteriormente, non ci sono abbastanza registi in qualche modo interessati a fare film incentrati sulla tematica razziale. Ma davvero uno come Giancarlo Esposito può interpretare solo “il nero”? Non è un po’ riduttiva come visione? Un ruolo non dovrebbe avere colore. E infatti, Gus Fring è cileno, ma la sua etnia è assolutamente incidentale. Non c’è alcuna “questione razziale” in Breaking Bad, e crediamo che questa cosa abbia giovato a Giancarlo Esposito.

Non è certo il primo caso di attore che ha ricevuto gratificazione in età matura: anche Viggo Mortensen, prima di interpretare Aragorn ne Il Signore degli Anelli, era un emerito sconosciuto, pur essendo un attore geniale e sensibile. Anche l’immenso Anthony Hopkins ha raggiunto la celebrità e la notorietà al grande pubblico quando era ormai maturo con Il silenzio degli innocenti. C’è anche l’esempio illustre di Sean Connery, che nonostante fosse ancora giovane quando diventò James Bond, è conosciuto per essere uno “che invecchia bene”. Giancarlo Esposito sarebbe, dunque, in ottima compagnia. E ci auguriamo che il resto della sua carriera rispecchi quello di tanti altri ex “signor nessuno”. E proprio in questi esempi di attori possiamo trovare, forse, la risposta.

Cosa hanno in comune tutti gli attori che sono diventati famosi dopo una certa età? Non l’età anagrafica, ma il fatto che a renderli famosi sia stato un ruolo. Un ruolo che sembrava scritto apposta per loro, che solo loro avrebbero potuto interpretare. Il cosiddetto “ruolo della vita”. Forse Giancarlo Esposito stava solo aspettando che Vince Gillligan gli facesse il regalo più gradito per un attore: una parte coi controfiocchi, e per giunta del villain che ha contribuito a riscrivere la storia dei “cattivi” delle Serie Tv. Geniale, doppiogiochista, abile nel mascherare la sua natura criminale con un perfetto rivestimento borghese e benefattore: Gustavo Fring è un cattivo di nuova generazione, e se c’è voluta una vita a Giancarlo Esposito per arrivare a interpretarlo, deve esserci una ragione.

Giancarlo Esposito

Forse c’è una ragione più importante, più nobile, della “sfortuna” nella lunga attesa di Giancarlo Esposito per poter interpretare finalmente un ruolo da protagonista. Preferiamo credere a questa: che la vita gli abbia fatto attendere tanto per una ragione, piuttosto che credere al fatalismo. Perché Giancarlo Esposito è bravo, anzi bravissimo: e dietro la sua storia di un lungo esordio non ci può essere solo il caso.

E dopo una vita di ruoli da comprimario, di comparsate, finalmente Giancarlo Esposito si gode la meritata notorietà. Ha dichiarato recentemente che sarebbe disposto a vestire di nuovo i panni di Gus, in una Serie a lui dedicata, se Gilligan trovasse l’idea giusta. Ha inoltre rivelato in un’intervista che il suo personaggio è molto più famoso di lui; ma la cosa non sembra dargli fastidio. Dopo tutto, deve molto a Gus Fring. Noi non vediamo l’ora di rivederlo ad Agosto, nella nuova stagione di Better Call Saul.

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