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Se Breaking Bad fosse stato scritto da George R. R. Martin

Il punto di non ritorno martin

Secondo me il punto di non ritorno, quello che segna definitivamente il destino di Walt, giunge durante l’assassinio di Mike nella radura.

Stavolta Heisenberg commette davvero un gesto imperdonabile, per due motivi: primo perché fino ad allora non aveva mai ucciso qualcuno che poteva essere suo amico; e il fatto che non esiti più di tanto a sparare significa che in realtà non ha amici, non ha affetti, non ha niente oltre ai propri piani di successo.

In secondo luogo, la causa scatenante del delitto è futile, o almeno lo è il pretesto con cui il protagonista giustifica il suo operato. Perché questi vorrebbe la lista con i nomi degli ex collaboratori di Gus, ma Mike non intende fornirgli tali informazioni per proteggere i vecchi colleghi… Però Walter potrebbe chiedere i nomi a Lydia (come tra l’altro farà in seguito), quindi la spiegazione non regge: la verità è che già da un po’ il chimico stava inconsciamente cercando una scusa per liberarsi dell’uomo che poteva ancora mettergli i bastoni tra le ruote, dell’unica persona sfuggita al suo controllo (Jesse l’ha abbandonato, ma quel ragazzo non è mai stato sul serio una minaccia per Heisenberg. Anzi, costui ha sempre tentato di influenzare l’altro, trasformandolo in un autentico seguace).

Uccidere Mike per impedirgli di diventare un rivale è un atto tipico di Gus, non di Walt. Come dice lo stesso Mike, Walter crede di essere uguale al suo precedente capo, però in realtà non lo è perché in fondo (molto in fondo) mantiene ancora un briciolo di umanità, cosa che invece mancava al serpente a sangue freddo che era Fring.

Walt ha perciò osato troppo, e da lì in poi è condannato.

In GOT abbiamo una situazione simile, secondo me, nel momento in cui Cersei sale sul Trono di Spade: di azioni sconsiderate lei ne ha compiute tante, eppure sentiamo che soltanto adesso la sua storia si sta veramente avvicinando a un terribile epilogo. E cosa ce lo fa capire? Forse lo sguardo diffidente che Jaime le rivolge, restando nascosto tra la folla il giorno dell’incoronazione; ora che perfino l’uomo che la amava più di se stesso sembra disapprovarla, e probabilmente temerla, sappiamo che la Regina non andrà molto lontano.

In Breaking Bad, il compagno del protagonista è Jesse. Quindi può darsi che se Martin avesse scritto questa scena avrebbe fatto sì che Pinkman assistesse all’esecuzione di Mike e rivolgesse al chimico la medesima espressione delusa e spaventata che Jaime riserva alla sorella: così l’inevitabile caduta di Walter sarebbe stata sancita in primis dall’allontanamento della propria metà.

Sia Cersei che Walt rimangono da soli, e da soli non si sopravvive a lungo.

Il giovane osservava la schiena dell’uomo che gli aveva insegnato tutto ciò che sapeva sulla loro formidabile Blue Sky: lo guardava mentre egli attendeva che Mike morisse, lo guardava come si guarda un pazzo, un mostro, un animale feroce scappato dalla gabbia.

Avrebbe voluto assalire Walt, distruggere quella faccia vecchia e segnata ma ancora così viva… In fondo non aveva mai avuto scrupoli a mandare al diavolo il suo maestro, e nemmeno a prendere a pugni il corpo malato di lui.

Ma adesso non c’era più niente da dire o da fare. E anche se sapeva di essere un criminale, un drogato e un assassino della peggior specie, Jesse quasi temeva che avvicinandosi a Walter sarebbe rimasto contagiato dalla sua follia, e avrebbe smarrito l’ultimo frammento di dignità che gli restava.

Se mai c’era stata amicizia tra loro due, ora essa languiva per terra, accanto a Mike.

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