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Forse non ve ne siete accorti, ma è appena finita una grande Serie Tv: addio, Billions

Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sul finale di Billions

Come si sconfigge un supercattivo? Uno di quelli cattivi cattivi, talmente cattivi da sembrare buoni? Le cose sono due: o si butta dentro un supereroe oppure, stando dentro i confini di una narrazione che molto ha a che fare col mondo del wrestling, uniscono le forze i due grandi rivali del racconto per far fuori il terzo incomodo e appagare il pubblico regalandogli tutto quello di cui sa benissimo d’aver bisogno in quel momento. Anche loro sono cattivi, ma non troppo. Oseremmo dire pure un bel po’ buoni, senza esagerare. Ma i confini morali non ci interessano per niente, in questo caso. Quindi chi se ne frega delle etichette, stavolta. Non se si parla di Billions, una serie che ha fatto le sue fortune su una narrazione caricaturale ed eccessiva, armonica nel suo essere ostinatamente sopra le righe, surreale e a tratti grottesca. Per sette stagioni quanto nel suo ultimo atto: succede allora che il finale della serie, andato in onda anche in Italia nei giorni scorsi, sia il miglior finale possibile attraverso elementi e fattori che sarebbero stati impossibili per qualunque altra produzione televisiva (o quasi). La sublimazione di un percorso che si è sempre preoccupato più di essere divertente che realistico. Intenso e metodico, a costo di sacrificare intere puntate in nome di una conclusione esplosiva.

È successo per sette anni ed è stato così fino alla fine: è sempre stato difficile valutare Billions per la qualità dei singoli episodi. Ma se si parla delle costruzioni globali delle varie stagioni, finalizzate alla definizione di un’ultima pagina memorabile da consegnare agli annali dello storytelling seriale, la produzione Showtime è stata una vera maestra. Maestra dei colpi di scena, dei repentini capovolgimenti di fronte, del linguaggio peculiare, delle colonne sonore spettacolari e delle citazioni impossibili, del divertimento al di sopra di tutto e dei personaggi che vivono in una caustica realtà tutta loro. Maestra dell’intrattenimento, in poche parole. Una maestra che sembrava però essersi smarrita, nelle ultime due stagioni. E in effetti l’aveva fatto: troppo importante l’arrivederci a Bobby Axelrod (un sempre brillante Damian Lewis), il personaggio più carismatico dello show al pari della sua nemesi Chuck Rhoades (Paul Giamatti, che ve lo diciamo a fare), troppo pesanti gli avvicendamenti in sede di sceneggiatura, troppo poco Mike Prince per reggere una serie come Billions sulle proprie spalle dopo un ingresso in scena arrivato appena una stagione prima. Eppure la sesta stagione ne era uscita piuttosto bene, nonostante tutto. Ma la settima? Era l’ultima: Bobby era tornato ma si faceva attendere per interi episodi mentre la trama affondava sotto i colpi di una scrittura insolitamente pigra, personaggi a tratti irriconoscibili, citazioni e metafore delle quali si è ampiamente abusato, sottotrame comiche evitabilissime e una stanchezza palpabile che ci aveva fatto temere di poter vedere un finale insoddisfacente. Per fortuna, però, non è andata così.

Le ultime puntate della settima stagione di Billions e, in particolare, il finale, ci hanno ricordato perché abbiamo tanto amato questa fantastica serie tv: l’episodio conclusivo è infatti un concentrato di tutti i fattori che hanno fatto grande l’opera creata da Brian Koppelman, David Levien e Andrew Ross Sorkin. Ogni tassello viene messo a posto con raro dinamismo e credibilità, portando a rivalutare tutto quello che avevamo visto in precedenza in nome di un sovvertimento dell’apparente status quo stabilito nel pre-series finale.

Procediamo per rapidi punti.

  • Prince viene sconfitto e umiliato da un complotto che coinvolge tutti gli altri personaggi principali dello show (a eccezione del fedele Scooter). Tutto molto facile, eppure funziona bene lo stesso.
  • Quanti Prince della vita reale si metteranno in testa di diventare Presidente degli Stati Uniti? Purtroppo troppi.
  • Il male minore è pur sempre un male.
  • Ognuno ottiene un finale soddisfacente e appagante, ideale per sospendere la loro storia o per portarla avanti in un eventuale spin-off (e pare ce ne siano addirittura quattro in cantiere). Lieto fine per tutti, e va bene così.
  • Bobby e Chuck, le due vere anime di Billions, si stringono la mano prima di riavvolgere il nastro e tornare alla vita di sempre: sono un bel po’ cambiati, ma sono sempre loro. Ci mancheranno parecchio i loro duelli rusticani.
  • Tutti si abbracciano. E tutti ci regalano dei rari momenti di commozione all’interno di un racconto che ha sempre puntato su tutt’altro: avreste mai pensato, per esempio, di poter rischiare le lacrime per colpa di Chuck Rhoades Sr.?
  • Tutti sono un po’ più ricchi o un bel po’ più ricchi, più sereni e più consapevoli di cosa vogliano dalla vita. Tutti a parte Prince (ma cento milioni di dollari di conto in banca non sono così pochi, no?).
  • Bobby ci ha ricordato dal primo all’ultimo istante perché non possa esistere una Billions senza di lui. E quando è effettivamente mancato, ce ne siamo accorti persino di più.

Insomma, la soddisfazione è totale. E non era affatto scontato, visto quello che vi abbiamo esposto in precedenza. Ma l’impresa è riuscita: Billions, una delle serie tv più originali e divertenti degli ultimi anni, ha chiuso il cerchio con un finale degno di questo nome. E si è confermata produzione capace di raccontare con grande intelligenza il mondo della finanza, della politica e della giustizia senza mai prendersi troppo sul serio. Senza mai sforare nel macchiettistico, in un equilibrio precario da cui non cadono solo i più grandi anche quando non mirano allo storytelling “d’autore”. Peccato, però, che Billions non abbia mai ottenuto i riconoscimenti che avrebbe meritato: com’è possibile che una serie del genere non abbia mai conquistato una sola candidatura né agli Emmy né ai Golden Globe?

Stupisce constatarlo, così come stupisce purtroppo l’indifferenza generale che ha portato Billions a essere accolta tiepidamente nel nostro Paese. L’Italia non ha mai amato la serie, ed è un peccato: in un panorama generale in cui pochi hanno raggiunto picchi qualitativi del genere negli ultimi anni, le sue fortune avrebbero dovute essere completamente diverse. Invece no: pochi continuano a conoscerne l’esistenza, pochissimi la seguono regolarmente. E chi l’ha vista e amata può sentire ancora più suo un piccolo gioiello televisivo che ha chiuso al top dopo vorticosi alti e bassi. Dopo sette stagioni e dopo 84 episodi, è quindi arrivato il momento di salutare una serie che lascerà tanti eredi, pochi rimpianti e una consapevolezza: non avremmo mai voluto vivere all’interno di quella gabbia di matti, ma è stato fantastico poterli osservare da una postazione tanto privilegiata per tutto questo tempo.

Addio, Billions: noi, nonostante tutto, non smetteremo di sperare in un successo postumo.

Antonio Casu