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Better Call Saul e Psyco, la personalità dominante di Kim Wexler e Norman Bates

In questo articolo contrapporremo una pietra miliare nella storia cinematografica quale Psyco e un piccolo capolavoro seriale quale Better Call Saul.

Tutto ha avuto inizio con un frame, un’immagine sfuggente che a poco a poco cercheremo di spiegarvi. In questo articolo abbiamo cercato di raccontarvi in poche parole il trailer dell’ultimo episodio di Better Call Saul ed è da lì che, oggi, vorremmo ripartire. Lunedì sera in America si concluderà la quinta stagione della serie prequel di Breaking Bad. Fin qui nulla di nuovo se non fosse che questo episodio ci condurrà uno step più vicini alla serie madre di Vince Gilligan.

Era il 2013 quando il duo Gilligan/Gould cominciò la produzione della serie che poi andò in onda nel 2015, due anni dopo essere rimasti affascinati e sconvolti da Felina (ultimo episodio della quinta stagione di Breaking Bad). Un progetto, quello su Saul Goodman, che solo cinque anni dopo abbiamo capito essere molto più che un semplice “spin-off”. Jimmy McGill è entrato a piccoli passi nelle nostre vite e attraverso i suoi occhi abbiamo amato di più, se fosse possibile, quelle location in Albuquerque, New Mexico.

Ma la vita di Saul in Breaking Bad è molto diversa da quella di Jimmy in Better Call Saul. Jimmy ha alle spalle due matrimoni e uno in corso (come abbiamo avuto modo di vedere nella 5×07 intitolata “JMM”. Jimmy e Kim sono convolati a nozze: vuoi per questo amore disfunzionale (ma mai così vero) che portano avanti dalla prima stagione, vuoi per comodità. Il contratto che li lega eviterebbe a Kim di testimoniare contro Jimmy/Saul. Tutto qui. Eppure, non è mai “tutto qui” nel mondo di Better Call Saul.

La 5×09 di Better Call Saul potrebbe averci fatto cambiare idea sul futuro di Kim. Per tutta la durata della serie, conoscendo le vicende future, abbiamo sempre pensato che la Wexler potrebbe non sopravvivere, che come Icaro potrebbe volare troppo vicino al sole e morire. Il sole, il giallo, in Better Call Saul è sicuramente il Mejico. La landa desolata, il deserto dove può succedere ogni cosa. In Messico c’è il cartello, c’è Don Eladio, c’è Lalo. Quest’ultimo, in Bad Choice Road, riceve una bella predica da Kim ma potremmo definirla questa “l’arringa finale” tra i due? Molto probabilmente no.

L’episodio dieci, che ci porterà lontani da Better Call Saul per chissà quanto tempo, è intitolato “Something Unforgivable”. “Qualcosa di imperdonabile” e chissà cosa sarà questa cosa che non perdoneremo mai. Un piccolo indizio arriva da trailer del decimo episodio e in particolare l’ultimo frame. Un occhio blu guarda attraverso lo spioncino, un occhio di donna, l’occhio di Kim Wexler. L’eroina di Better Call Saul, l’eroina di Saul Goodman, l’eroina di Jimmy McGill.

Parallelamente, sessanta anni fa, usciva Psyco di Alfred Hitchcock e la “reference” lasciata lì come ultimo frame nel trailer vuole essere un omaggio a questo capolavoro. Due occhi, quello di Kim e quello di Norman Bates, diversi sotto ogni punto di vista. Blu quelli della Wexler, neri quelli di Bates. Occhi puri i primi, quasi sognanti; occhi folli i secondi, desiderosi. Eppure in quell’istante si incontrano, come se si guardassero a vicenda da uno spioncino. Un film che non staremo qui ad analizzare nel dettaglio se non fosse per un piccolo particolare: il discorso finale dello psicologo.

“[…] allora iniziò a parlare come lei, a darle metà della sua vita. A volte poteva assumere le due personalità. […] A volte la metà “madre” prendeva il sopravvento, non era mai solo Norman. Ma era spesso solo la madre. […] Quando la realtà diventava troppo invadente, o il pericolo, lui cercava di trasformarsi in sua madre. E c’è riuscito. Quando in una mente alloggiano due personalità c’è sempre un conflitto: in Norman ora la battaglia è finita. E la personalità dominante ha vinto”.

Possiamo capire la difficoltà di attualizzare il film rispetto alla serie, ma alla fine è quello che abbiamo avuto davanti agli occhi per cinque stagioni. Lo abbiamo sempre rimarcato: non c’è Walter White senza Heisenberg, non c’è Jimmy senza Saul, non c’è Kim senza Giselle. Tutti questi personaggi hanno una personalità dominante, l’hanno sempre avuta ma fa capolino nelle loro vite in seguito ad uno shock. Kim in più occasioni si è lasciata abbandonare tra le braccia di Giselle: dalle truffe con Viktor with a “k”‘ al trucco per difendere Huell nella scorsa stagione.

La stessa avvocatessa ammette di voler sempre più intraprendere comportamenti simili in futuro. Ma Kim è sempre rinsavita, non ha mai lasciato che per troppo tempo Giselle prendesse il sopravvento. Non lo ha lasciato fare perché, in lei, c’è sempre quella metà che si mantiene integerrima nei confronti della legge. Così come Norman che corre ai ripari dopo l’omicidio commesso dalla “madre”. In questa stagione Kim ci ricasca, diventa Giselle forse per quella che potrebbe essere la volta definitiva. Così, come a Norman in Psyco è bastato l’arrivo di una bella ragazza per scatenare in lui “la madre” in Kim c’è la voglia di lavorare con Saul, di non perderlo . Questo la porterà a trovare la soluzione definitiva per far “crollare” la Mesa Verde: la violazione di copyright del logo.

Quando è però tutto deciso ecco che prende il sopravvento Kim: vuole annullare tutto, ma ormai è troppo tardi perché dall’altra parte quello che ormai ha avuto la meglio è Saul su Jimmy. Il trucco si realizza, ormai non c’è più ritorno, Kim si arrabbia ma rimane lucida, bisogna “occultare il cadavere” così nasce la proposta di matrimonio. Di lì a breve, nel giro di un episodio Kim diventerà di nuovo Giselle. Utilizza la sua inconfondibile abilità oratoria per farsi beffe di Lalo. Lo mette all’angolino utilizzando le sue stesse paure e insicurezze, lo mette nella condizione di non rispondere, di abbassare il capo e uscire dalla porta. La trasformazione è praticamente quasi compiuta.

Bell Call Saul

David Bowie cantava:

“Io, io sarò re
E tu, tu sarai la regina
Anche se niente li porterà via
Li possiamo battere, solo per un giorno
Possiamo essere Eroi, solo per un giorno.
[…] Sebbene niente ci terrà uniti
Potremmo rubare un po’ di tempo,
per un solo giorno
Possiamo essere Eroi, per sempre
Che ne dici?”

Questo è quello che in parte stanno facendo Jimmy e Kim: “Rubano un po’ di tempo”. Lo rubano perché sanno, nel loro cuore, che i prossimi avvenimenti li porteranno lontani per sempre (“niente ci terrà uniti”). Kim potrebbe sopravvivere, così come sopravvive Norman in Psyco, ma a quale costo? Al costo di perdere completamente se stessi, di abbandonarsi per sempre alla “personalità dominante”. Dovrà essere Kim, in un altro lampo di lucidità, a stabilire quale sia la sua personalità dominante: abbandonarsi ad essa, guardare fisso nella telecamera, negli occhi dello spettatore e attraverso i suoi occhi comunicarci la decisione.

Better Call Saul

Qualunque sia la strada che intraprenderà Kim è sopravvissuta in un mondo di lupi, imparando ad esserlo, imparando a lasciar da parte il nobile agnellino in blu; abbracciando il giallo, diventando la regina del mondo di Jimmy, la regina del mondo dove Saul è il re. Diventando un eroe.

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