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10 Serie Tv inizialmente pensate per durare una sola stagione

Di miniserie o serie tv da una sola stagione di grande pregio ce ne sono state tante negli ultimi anni. Molte sono rimaste tali e diventate dei cult, altre lo sono diventate ancor più dopo aver cavalcato l’onda del successo. Infatti di quelle che all’inizio dovevano essere produzioni strutturate su un’unica stagione, molte si sono trasformate in serie tv durate inaspettatamente anni interi. Tra queste Vikings è uno degli esempi più eclatanti. Nata nel 2013 dalla penna di Michael Hirst, che voleva farne un lavoro storico autoconclusivo trasformandola poi nel colosso televisivo che conosciamo.

A distanza di otto anni dal suo esordio è probabile che lo stesso Hirst fatichi ancora a realizzare cosa sia stata in grado di diventare Vikings negli anni.

Ma come la fortunata serie di History anche molte altre hanno vissuto inaspettatamente un destino simile. Alcune finendo per fare, se vogliamo, la “stessa fine”. Non è certo un segreto infatti che Vikings abbia perso negli anni moltissima della sua forza iniziale. Come lei tante altre serie tv sono state “vittime” di produttori che hanno forzato la mano e trasformato prodotti eccellenti in narrazioni divenute col tempo piuttosto scialbe. Altre invece, si sono salvate. E sono quelle per le quali non possiamo che ringraziare chiunque abbia deciso di trasformare una solitaria stagione in qualcosa di epico.

Non che Vikings non lo sia. Ma risulta parte di quella cerchia di serie tv per le quali una stagione era troppo poco e sei decisamente troppe. O troppo poco curate.

Vediamo dunque quali altre serie tv, oltre questa, sono state pensate per durare una sola stagione ma hanno poi finito per accompagnare la nostra vita decisamente più a lungo.

1) La Regina degli Scacchi

La Regina degli Scacchi Beth Partita 640x360

La serie esclusiva Netflix più vista di sempre si ispira a un romanzo di Walter Tevis ed è nata per essere una miniserie autoconclusiva di sette episodi. Tuttavia è probabile che neanche i capoccia della piattaforma si aspettassero un simile boom. The Queen’s Gambit è stato da subito un successo planetario. A poche settimane dalla sua uscita non si parlava d’altro ed è interessante pensare a come il suo impatto sia stato tale da far moltiplicare esponenzialmente le vendite di scacchiere nello stesso periodo.

E si sa, mamma Netflix raramente si fa scappare l’occasione di cavalcare un successo tanto vasto. Dunque per quanto non ci siano state ancora formali conferme, pare più che probabile che ci sarà una seconda stagione della serie di cui, tuttavia, ancora non si conoscono trama e data d’uscita.

2) 13 Reasons Why

13 REASONS WHY

Nata per essere la serie autoconclusiva per eccellenza. E sarebbe andata benissimo così, se solo i produttori avessero seguito il piano iniziale. E invece no. Anche 13 Reasons Why è stato un clamoroso caso di successo che si è voluto cavalcare decisamente oltre il limite della dignità. Finendo così per snaturare la serie stessa e l’obiettivo che si poneva all’inizio.

Il teen drama infatti è nato nel 2017 con l’idea di raccontare una storia di fortissimo impatto emotivo che mettesse al centro della narrazione temi scottanti come il bullismo, la depressione giovanile, il suicidio, la perdita e moltissimi altri correlati alla storia di Hannah Baker. Tutto ciò che è venuto dopo, attraverso ben tre stagioni, avrebbe potuto tranquillamente restare in forma di sogno.

3) The Haunting of Hill House

The Haunting of Bly Manor

La serie tv evento di Halloween 2018 è stata senza alcun dubbio un’altra stelletta sul petto della piattaforma di Reed Hastings. Un successo spettacolare per una serie che ha saputo tenere milioni di spettatori incollati allo schermo per ore in quello che per molti è stato un terrificante binge watching. E che tale sarebbe dovuto restare.

Invece, anche in questo caso, il successo ha finito per deviare un percorso stabilito all’inizio. The Haunting of Hill House infatti è stata pensata per essere (e restare) una serie tv autoconclusiva, salvo diventare dopo un paio di anni parte di un’antologia cui ha fatto seguito The Haunting of Bly Manor. Serie tv horror, frutto della stessa penna che ha scritto la serie precedente, rilasciata su Netflix nell’ottobre 2020. I due prodotti, tecnicamente, vengono considerati due serie tv diverse, ma sono di fatto parte di una stessa collana horror in cui infatti ritroviamo alcuni dei personaggi presentati nella prima ritornare nella seconda.

4) Big Little Lies

Un caso simile a quello de La Regina degli Scacchi era avvenuto già nel 2017 con la fortunata serie tv di Reese Witherspoon e Nicole Kidman, Big Little Lies. La firma del successo in questo caso è di HBO che, visto il successo della serie basata sul romanzo di Liane Moriarty, aveva deciso già verso fine anno di ordinarne una seconda stagione. Big Little Lies, infatti, era stata pensata dalla HBO come una miniserie in sette episodi, ma il successo che ne è derivato ha spinto l’emittente a puntare su sette puntate aggiuntive rilasciate nel 2019.

5) Perry Mason

Segue il filone delle produzioni create come miniserie ma poi rinnovate per una stagione successiva dopo un vasto successo di pubblico, la serie tv del 2020 su Perry Mason, dall’omonimo titolo. Al centro della storia il detective della Los Angeles della Grande Depressione, famosissimo protagonista dei racconti e dei romanzi di Erle Stanley Gardner. La serie televisiva statunitense uscita nel 2020 è stata creata invece da Ron Fitzgerald e Rolin Jones. Pensata per concludersi dopo otto episodi finisce anch’essa per esser rinnovata dalla HBO per una seconda stagione al momento in produzione.

6) American Crime Story

ACS

La serie antologica della Fox nasce come un esperimento. Che all’inizio ci fosse o meno l’idea di farla durare una sola stagione, il progetto nasce nel 2016 come una sorta di “gemello” di American Horror Story (cui infatti è ispirato il nome stesso) in cui al posto del sovrannaturale ci fossero fatti di cronaca nera americana realmente accaduti. Ma si sa, quando di mezzo c’è Ryan Murphy non si può sbagliare. E infatti la prima stagione, Il Caso O.J. Simpson, è stato un successo.

Così una volta vinto l’esperimento la Fox ha optato per la formula antologica che caratterizza la stessa American Horror Story e ordinato una seconda stagione, L’Assassinio di Gianni Versace. Nove episodi pluripremati cui ne faranno seguito altri 10 per il terzo capitolo della serie: Impeachment. La terza stagione, prevista proprio per il 2021, parlerà dello scandalo politico causato negli anni ’90 dalla relazione tra l’allora presidente degli Stati Uniti d’America Bill Clinton e la stagista Monica Lewinsky.

7) La Casa di Carta

la casa di carta

Il cult spagnolo di Álex Pina ha ben poco in comune con i capolavori citati, se non l’appartenenza allo stesso club di serie tv fonte di un successo planetario che i produttori hanno deciso di sfruttare. Nel caso de La Casa de Papel, tuttavia, ben oltre il limite del ridicolo, potremmo dire. La serie tv di punta delle produzioni spagnole era stata pensata all’inizio come una produzione autoconclusiva che inglobasse in un’unica stagione – all’epoca in onda su Antena 3 – tutta la vicenda dell’assalto alla Zecca di Stato.

Ma quando la serie era sull’orlo della chiusura è entrata in gioco Netflix per compiere la magia che tutti conosciamo. Una scommessa, qualche investimento in più e una divisione in due stagioni non prevista all’inizio dai creatori. E boom. Cult degli ultimi anni dal successo tanto clamoroso quanto inspiegabile. Un altro di quelli che la piattaforma proprio non ha voluto lasciar andare. E infatti dopo quelle che dovevano essere due sole stagioni eccoci qui ad attendere la quinta, alle prese da ormai due anni con un altro incredibile colpo della banda di rapinatori in rosso del Profesòr: quello al Banco de España.

La Casa di Carta è inoltre l’unica serie tv di questa lista ad avvvicinarsi a Vikings anche per numero di stagioni.

8) Fleabag

Vikings

Considerata dal Telegraph uno dei migliori show della BBC di tutti i tempi, Fleabag è stato un esperimento dall’inizio alla fine. La prima stagione è tratta dal testo teatrale opera della stessa Phoebe Waller-Bridge (protagonista della serie), che la creò a seguito di una “sfida”: dar vita a un monologo di stand-up comedy di 10 minuti. Una sfida che ha innescato un processo al termine del quale ci siamo ritrovati – per nostra fortuna – a godere di ben due stagioni (seppur brevi) di una delle più originali e innovative serie tv del ventennio.

9) Russian Doll

Vikings
Russian Doll

Altra serie tv godibile e autonclusiva nei suoi splendidi otto episodi è la serie ideata da Natasha Lyonne, Amy Poehler e Leslye Headland, Russian Doll. La serie Netflix, rilasciata nel febbraio 2019, racconta la storia bizzarra di Nadia Vulvokov (interpretata dalla stessa Lyonne), intrappolata in una sorta di ambiguo anello temporale che la riporta costantemente al suo 36esimo compleanno. Una storia nata per concludersi col finale che abbiamo visto salvo poi esser stata rinnovata – apparentemente – per una seconda stagione di cui però ancora si ignora la data d’uscita a causa dei ritardi dovuti alla pandemia di Covid-19.

10) Vikings

Vikings

Concludiamo la lista con quella che forse è diventata una delle serie tv (inaspettatamente) più iconiche del decennio nonostante un piano originale che ne prevedeva una natura completamente diversa. Vikings infatti è nata nel 2013 con l’intenzione, da parte del suo cretore Michael Hirst, di farne una miniserie. Un insieme di ragioni, tra le quali un inaspettato successo e l’abbondanza di aneddoti da poter sviluppare nella trama, hanno portato la serie a essere una delle più longeve della tv.

Vikings infatti, è costituita da ben sei stagioni, di cui le ultime tre spezzate ogni volta in due mid-season da dieci episodi ciascuna, rilasciati di anno in anno dal 2016 allo scorso dicembre 2020, data della sua ultima premiére.

Tale struttura, assieme al successo planetario che ne è derivato, fanno di Vikings il caso più clamoroso di una serie tv nata per essere una miniserie che si è trasformata invece in una lunga produzione, in grado di coinvolgere per anni una fetta sempre più vasta di fan e spettatori. Una situazione che non è stata tuttavia esente da polemiche. Le ultime due stagioni di Vikings infatti sono state oggetto di grandi polemiche da parte di fan delusi dall’evoluzione della serie. A ragion veduta.

Certo, era difficile mettere d’accordo decine di milioni di fan in tutto il mondo, ma è vero anche che Vikings è stata vittima di un oggettivo calo narrativo durante le stagioni oggetto delle polemiche. Per quanto la trama potesse continuare dopo gli infausti eventi della quarta stagione, è innegabile che l’aver sacrificato alcuni dei personaggi più carismatici della serie sia stata una scelta azzardata che purtroppo non è stata gestita nel migliore dei modi.

Vikings

Ma al netto di questi difetti e di polemiche ormai vecchie – considerato il tempo trascorso dalla sua conclusione – la verità è che continuiamo a essere grati per Vikings.

Che la sua potenza narrativa si sia indebolita o meno dopo la quarta stagione, le due successive ci hanno indubbiamente regalato ulteriori momenti di epicità televisiva. Di grande impatto emotivo e di lacrime per le quali non possiamo che ringraziare, ancora una volta, Michael Hirst per aver tenuto duro e messo da parte l’idea della miniserie per regalarci la Vikings che abbiamo conosciuto e amato.

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