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The Sinner: una ricerca attorno alla colpevolezza

Aveva proprio ragione Sigmund Freud quando diceva che il dolore non ha nulla da insegnare a chi non trova il coraggio e la forza di starlo ad ascoltare. Questo è quello che succede ai protagonisti dell’antologica serie tv The Sinner, prodotta e interpretata (solo nella prima stagione) da una straordinaria Jessica Biel e basata sull’omonimo romanzo della scrittrice tedesca Petra Hammesfahr.

La serie delinea la relazione tra vittima e carnefice, portando lo spettatore in un viaggio introspettivo nella psiche umana in cui la vera domanda é: chi è vittima e chi, invece, il colpevole?

Quella linea sottile tra normalità e pazzia

L’immagine che rappresenta le macchie di Rorschach

“Tutti i migliori sono matti”, diceva Alice al Cappellaio matto in Alice in Wonderland per intendere che dentro ognuno di noi si cela sempre un pò di pazzia, dobbiamo solo essere in grado di controllarla.

Cora, Julienne e Jamie sono i tre protagonisti delle rispettive tre stagioni della serie, non hanno saputo controllare i propri istinti innaturali, cadendo inevitabilmente in un vortice di pura follia omicida.

É una serie che vede come comune denominatore il detective Ambrose, anch’egli incatenato ad un passato che non riesce a dimenticare, motivo per il quale riesce ad entrare empaticamente in contatto con i tre presunti assassini.

Noi spettatori assistiamo attoniti ad un percorso di espiazione delle colpe, in un vortice di dolore e colpevolezza che non coinvolge solo i tre protagonisti ma il detective stesso. È cosi che la serie ci aiuta a capire che dietro ad alcuni gesti violenti si cela sempre un lato oscuro che rispecchia i traumi irrisolti causati da altri. Per questo motivo possiamo parlare di percorso che ricerca la colpevolezza, che é sempre in bilico tra cosa la società definisce normale e cosa, al contrario, definisce come patologico.

Insomma é difficile abbandonare The Sinner perché la struttura narrativa é concepita in modo da tenere il fiato sospeso dell’osservatore lungo ogni episodio; numerosi sono poi i flashback che ci consentono di conoscere il passato dei protagonisti, ricostruendo non solo le varie versioni del delitto ma anche i fatti che hanno portato al compimento del tragico evento.

A questo si aggiunge un elemento fondamentale che é quello della colonna sonora, che ascoltandola dopo aver visto la serie aiuta a mantenere vivi i sentimenti di mistero provsti durante la visione.

Nella prima stagione la canzone ascoltata nella spiaggia da Cora Tannetti é la miccia che scatena la sua rabbia omicida sulla spiaggia. Il suo ritmo guida e la voce ossessiva diventano sempre più insidiosi ogni volta che lo spettacolo lo suona. Sfido chiunque abbia visto la serie a risentire la canzone in sottofondo non provando lo stesso stato emotivo della protagonista.

Perché vedere The Sinner: dal cast eccezionale alla personale elaborazione di un thriller non convenzionale

Il detective Ambrose, interpretato da Bill Pulman, in una scena della serie

Fra i motivi per seguire The Sinner ce sicuramente il ritorno sulle scene di Jessica Biel (Jessica Biel tornerà presto in una nuova Serie Tv! ) Biel che tutti noi ricorderemo come la ribelle Mary di Settimo Cielo. I primi otto episodi sono tutti sulle spalle della Biel che riesce magistralmente a portare il peso di una serie audace e non semplice da da inscenare, avendo per di più alle spalle ruoli marginali, come visto in Le regole dell’attrazione e The Illusionist.

La seconda stagione, così come la terza, presentano altresì un cast eccezionale, a partire da Carrie Coon nei panni di Vera Walker e il personaggio interpretato da Matt Bomer (Matt Bomer era l’unico volto possibile per il fascino proibito di White Collar ) nei panni di Jamie Burns.

Il tutto incorniciato dalla performance di Bill Pulman, attore estremamente duttile, qui perfetto nell’interpretare il tormentato detective che rivede se stesso nei killer su cui indaga. Egli é splendidamente umano, raccontato in tutte le sue debolezze e le sue ossessioni tanto da scoppiare, solo alla fine della terza stagione, in una scena tanto liberatoria quanto straziante ed emozionante, che vede scivolare via, temporaneamente, tutto il dolore subito negli anni.

Fin dalle prime immagini presenti nella sigla, che ci presentano in modo chiaro ed evidente le macchie di Rorschach (noto test psicologico proiettivo utilizzato per l’indagine della personalità) capiamo subito che ciò che andremo a vedere non sarà un thriller tout court, ma un’indagine personale e intima, prima che poliziesca, un gioco di specchi che vede vittima e carnefice confondersi, destabilizzandone la visione.

The Sinner ruota attorno a un’idea di società malata pervasa da una crudeltà senza precedenti. Agli attori il compito di farsi portatori di questa ideologia rendendo palese il malessere umano, non solo di loro stessi ma di tutta la società.

Serie estremamente cruda quindi (che si allontana dall’idea già presentata da altre serie con al centro casi irrisolti e omicidi), quanto troppo attuale. In un mondo dominato dalle ingiustizie sociali e da scandali sessuali, gli unici su cui possiamo fare affidamento siamo noi stessi. Peccato però che molto spesso la bestia si cela proprio dentro di noi, che urla e freme per poter uscire, cibandosi di quella stessa società che lo ha reso così vulnerabile e così fragile.

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