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Perché dovreste recuperare The Royals, anche se non ha un finale

Nel 2018 è stata messa la parola fine a The Royals. Beh, più o meno. La serie tv statunitense e britannica è andata in onda per quattro stagioni sul canale via cavo E! guadagnandosi un discreto numero di spettatori che sono rimasti con l’amaro in bocca quando è stata annunciata la cancellazione dello show dopo la sua quarta stagione e senza la possibilità di un degno finale. Ma perché rivangare questa triste storia? Perché Netflix ha aggiunto The Royals al catalogo e ci sono delle buone ragioni per avventurarsi nella storia della famiglia Henstridge, anche se troncata a metà (noi comunque abbiamo provato a immaginare cosa sarebbe successo se la serie non fosse stata cancellata). Se amate il trash alla Pretty Little Liars, non disdegnate l’eccesso e vi incuriosisce l’idea di dare uno sguardo sulla vita di una famiglia reale ben lontana dal canone British a cui siamo abituati, The Royals potrebbe fare proprio per voi.

Di cosa tratta The Royals?

The Royals

Al centro della scena troviamo una immaginaria famiglia reale britannica che vive nel mondo contemporaneo e nulla ha a che fare con l’immortale Regina Elisabetta o i sobri abiti color pastello di Kate. Re Simon (Vincent Regan) sembra l’unico Henstridge con un po’ di sale in zucca, saggio e e buono, non si è montato la testa per il ruolo che ricopre e cerca di tenere a freno gli eccessi del resto della famiglia. Ma il vero capo è lei, la regina Helena (Elizabeth Hurley), una donna egoista, viziata, promiscua e vendicativa, che ha anche dei difetti. La strana coppia ha dato alla luce tre figli: il primogenito disperso in una missione militare, il principe Liam (interpretato da William Moseley, volto noto dai fan de Le Cronache di Narnia che troveranno il Re Supremo in una veste del tutto nuova), un playboy sulla via della redenzione, e la principessa Eleanor (Alexandra Park), allergica al rispetto di qualsiasi regola vigente al mondo.

Aggiungiamo lo zio spregevole che brama il trono con tutto sé stesso, Cyrus Henstridge, una guardia personale per la principessa Eleanor, Jasper Frost, con tutti i cliché del caso che potete immaginare, e una serie di personaggi secondari che cercheranno di mettere i bastoni fra le ruote a una famiglia perfettamente in grado di metterseli da sola e il gioco è fatto.

È chiaro dunque che una delle colonne portanti di The Royals è il trash: la serie è facilmente etichettabile come gulity pleasure e solo chi ha retto alla ricerca di A in Pretty Little Liars e ha avuto il coraggio di vedere almeno un paio di stagioni di Riverdale la troverà indicata per i propri gusti. Allo stesso tempo, però, occorre sottolineare che si tratta di un tipo di trash davvero frizzante e condito di un‘ironia pungente volta a scardinare stereotipi e preconcetti che potrebbe sorprendere anche qualcuno che di solito fugge da questo genere.

Ma oltre il trash c’è di più. Ad esempio tanta azione e un susseguirsi ben costruito di plot twist.

The Royals

Con The Royals ci si annoia davvero difficilmente: le quattro stagioni sono composte da dieci episodi l’una, una formula che ha consentito di concentrare gli eventi salienti in poco spazio, eliminando la possibilità di inserire filler o troppi momenti morti. Il ritmo della narrazione è davvero incalzante, costruito su un saggio uso di plot twist che oltre a ribaltare la situazione con rivelazioni sconvolgenti, serviranno a cambiare il punto di vista dello spettatore su molti personaggi.

I protagonisti della serie, infatti, non sono né bianchi, né neri. Sono grigi, di un grigio sporco che ogni tanto si scurisce ancor di più, ma altre volte diventa più limpido e tende quasi verso il bianco. Ma solo quasi. Perché è nell’imperfezione di ogni personaggio che The Royals trova la sua forza: la schiettezza con cui vengono mostrare vicende e situazioni si riflette anche nel carattere dei personaggi. Nessuno è perfetto, nessuno si avvicina alla perfezione. Ed è proprio ciò che rende gli Henstridge così interessanti.

Ogni protagonista è in cerca di sé stesso, di quello che è nella propria essenza, al di là dei titoli regali. Questa ricerca pone le basi per un’evoluzione sempre in movimento: in alcuni casi sarà più evidente, in altri meno, ma i personaggi di The Royals sono dinamici, dalla psicologia piuttosto elaborata, una tridimensionalità che non sempre si trova in serie tv di questo genere. Il trash, infatti, è sì uno dei pilastri dello show, ma non il suo unico elemento caratteristico.

Infatti, con questo show si ride a crepapelle e si sollevano vari sopraccigli in modo scettico, ma si deve anche spesso far ricorso ai fazzoletti per piangere, meglio se ben resistenti, perché i momenti drammatici e tragici sono sempre dietro l’angolo. Del resto, appartenere alla famiglia reale impone delle regole che possono stare strette, per una ragione o l’altra. Non sempre essere re, regine, principi e principesse è sinonimo di libertà. Anzi, pare proprio il contrario. E fuggire da una gabbia del genere non è per niente facile, il rischio di cadere in un turbinio di sofferenze è elevato.

Reale o no, The Royals è comunque prima di tutto la saga di una famiglia.

The royals

Uno degli aspetti più interessanti dello show è proprio quello di non avere un protagonista assoluto, ma di porre al centro l’intera famiglia. Non abbiamo mai un solo punto di vista, ogni situazione è filtrata attraverso lo sguardo di ogni Henstridge e ci fa capire l’importanza del gruppo, la forza che può nascere dalla collaborazione all’interno di una famiglia. E la famiglia in questione è decisamente disfunzionale: intrighi, vendette, ripicche sono all’ordine del giorno e non sempre i reali riescono a far fronte comune contro le avversità.

Nel microcosmo della famiglia Henstridge si riflette il macrocosmo della società odierna, dove la lotta per raggiungere il potere è senza esclusione di colpi, ma anche la ricerca di tranquillità e semplicità è altrettanto complicata. I vizi e le cattive abitudini della famiglia reale sono i vizi e le cattive abitudini di tutti, che vengono esplorati senza filtri, in un modo molto schietto e diretto. E in questa direzione va anche il linguaggio utilizzato nella serie, per nulla edulcorato e che non lesina volgarità o espressioni sopra le righe.

Ma in questo mare di nefandezze c’è anche del buono? Certo, nel profondo. I sentimenti veri sono pronti a emergere e lo spettatore può divertirsi a individuarli ancor prima che lo facciano i personaggi stessi. Ci sono amicizie da provare a coltivare, affetti da non allontanare, amori tormentati per cui vale assolutamente la pena di lottare (uno in particolare vi saprà rubare il cuore, ve lo spezzerà e triturerà, ma le vo la saprà rubare).

La serie è ottima anche per la visione in lingua originale.

the royals

Un buon motivo per recuperare questa serie tv è anche quello di poter sfruttare un cast quasi del tutto britannico (un’eccezione è Alexandra Park, australiana) che ci offre una varietà di accenti davvero interessante, oltre alle espressioni colloquiali e colorite che emergono soprattutto nei momenti di sfogo dei personaggi, durante i litigi o gli attimi di libertà, che si intervallano a un linguaggio più pomposo, quello che i reali sono tenuti a utilizzare nei momenti solenni e quando si rivolgono al popolo.

Se la famiglia Henstridge vi ha incuriositi, se siete pronti a lasciarvi catturare da questa girandola di scorribande, intrighi e malefatte, e volete scoprire quanto è alta l’asticella del trash di The Royals, confrontandovi anche con momenti più seri e intensi, è arrivato il momento di aprire Netflix.

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