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“Creativo, affidabile, promulgatore della gesta degli antichi Super, orgogliosamente Nerd, Stuart Manidicarta Bloom è il nuovo membro dei Sette. La The Big Bang Theory Vought International è lieta di annunciare l’ufficializzazione dell’accordo raggiunto nella notte con Bloom, il Super che trasforma in realtà ciò che disegna sulle tavole. ‘Era da tempo che cercavamo di chiudere la trattativa con Manidicarta Bloom, i primi contatti risalgono all’ultimo Comicon di Pasadena – è stato il commento di Beverly Hofstadter, amministratore delegato della TBBT Vought – Stuart è quello che serviva a quest’azienda per potenziare ancor di più i suoi margini di sviluppo. Non vediamo l’ora di vederlo all’opera’. La new entry dei Sette ha commentato a caldo: ‘Finalmente è giunto il tempo in cui più nessuno oserà mettere in discussione l’importanza dell’autografo di un autore sull’elmetto di plastica di un film basato su un fumetto. La mia vita da oggi avrà un senso nuovo’. Stasera l’ingresso ufficiale nella Vought Tower. ‘La The Big Bang Theory Vought International raggruppa i migliori Super Nerd del pianeta per metterli al servizio del Paese. Dio benedica i Nerd e benedica gli Stati Uniti d’America’”.

– Come siamo caduti in basso! – Fu quello il commento di Einstein von Brainstorm “Sheldor”, il leader dei Sette, mentre spegneva stizzito la tv. Accanto a lui, “Speed of Light” Leonard osservava distratto sua madre rilasciare interviste. Gli faceva sempre uno strano effetto vederla nei panni del suo datore di lavoro. Insieme ai proiettili al lattosio, la sua voce acuta restava il suo principale punto debole. Lei al contrario, di punti deboli emotivi non ne aveva affatto. Come Sheldor, dopotutto. Il leader dei Sette, con il mantello ben agganciato al collo, il grosso fulmine sul petto e la maschera protettiva anti-germi sollevata sulla testa, accarezzava nervosamente il bracciolo del divano dove era seduto. Quello era il suo posto e nessuno poteva toccarglielo, come ricordava la targhetta in oro placcato apposta ai piedi del sofà.

The Big Bang Theory

– Continuiamo ad imbarcare feccia -. L’arrivo di Stuart alla Vought Tower aveva destabilizzato Sheldor. Il capitano dei Sette si era convinto che con la sua leadership le cose sarebbero cambiate, all’interno dell’azienda, eppure la The Big Bang Theory Vought International continuava a venir meno ai suoi principi fondativi. Quando era stata istituita, la società si era posto un unico obiettivo: abbattere le pericolose teorie anti-scientifiche che dilagavano nel pianeta mettendo a rischio le conquiste della tecnica e raccogliere un manipolo di menti superdotate che lasciasse prevalere sempre logica e razionalità contro la barbarie delle credenze approssimative, il dilagare dell’ignoranza e il proselitismo della superstizione. Sheldon Einstein von Brainstorm Cooper – o più semplicemente “Sheldor” – aveva sposato sin da subito l’etica della TBBT Vought. Il mondo del futuro – gli avevano detto – sarebbe stato popolato esclusivamente da menti eccellenti, mentre la restante parte dell’umanità, quella zotica, incolta e ignorante, avrebbe vissuto ai margini della società, senza avere alcuna possibilità di incidere sulle sorti del pianeta. Era la rivoluzione dei Nerd, che da minoranza si sarebbero affermati come maggioranza inarrestabile. Un sogno che Sheldor aveva sempre covato di nascosto – neanche tanto di nascosto -.

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Ora il capitano dei Super guardava Stuart con imbarazzo e ribrezzo, reputandolo poco adatto a mantenere alto il nome della TBBT Vought. Ma anche verso gli altri non è che nutrisse particolari simpatie, considerò Leonard. Howard Wolowizard, la dolce Bernie, Rajesh “Brown Dynamite” Koothrappali e Princess Corn-cob Amy non erano esattamente i compagni di squadra che Sheldor aveva sperato di avere al suo fianco nella battaglia per il trionfo della scienza. Era un giocatore solitario, Sheldor Cooper. Uno a cui non piaceva la compagnia – e soprattutto il parere – di altri individui. La contesa per la leadership dei Sette non era stata così scontata. Mentre Speed of Light Leonard non avrebbe mai avuto possibilità di vittoria – sua madre, piuttosto, sarebbe tornata col suo ex marito -, Howard Wolowizard era stato in lizza per il titolo di capitano fino alla fine, appoggiato da Bernadette. Se non fosse stato per la trovata di Amy di disinnescare i poteri di Howard sostituendo la sua cintura magica con una cintura di castità, Wolowizard avrebbe potuto aspirare alla corona dei Sette, mettendo Sheldor in minoranza. Per fortuna le cose erano andate diversamente, anche perché la prossima era una missione a cui Sheldor teneva in modo particolare.

– Dobbiamo eliminare il Natale. Gesù non è neanche nato il 25 dicembre -.

Se c’era una credenza che batteva tutte le altre infatti, secondo la TBBT Vought questa era il Natale. Nessuna solida base scientifica a giustificare un attaccamento così viscerale, nessun presupposto razionale, calcoli matematici assolutamente approssimativi. Sheldor Cooper odiava il Natale. Usurpatori cristiani si erano impossessati della data di ricorrenza del genetliaco di Isaac Newton per privare i Nerd di qualsivoglia punto di riferimento. Era giunto il momento di abbattere il Natale, con la sua magia, le sue renne volanti, il panzone vestito di rosso, e sostituirlo con il Newtonale, l’unica vera ricorrenza che meritava di essere celebrata il 25 dicembre. Ai Super Nerd, l’arduo compito di riportare la scienza al centro del villaggio. Sheldor aveva preso fin troppo sul serio il suo compito, che viveva come una vera e propria vocazione. Migliaia di letterine di bambini a Babbo Natale erano state intercettate dai Super. I campanellini sequestrati, i presepi ridicolizzati e le classiche palline da mettere sull’albero sostituite con le piccole effigi raffiguranti Isaac Newton. Ma, soprattutto, Sheldor aveva ottenuto che la Vought facesse pressione sul Congresso perché si abolissero i regali.

– Perché detesti così tanto il fatto che la gente si scambi dei regali a Natale? – gli aveva chiesto una volta Raj Brown Dynamite, avvolto nel casco nero integrale che serviva a proteggerlo dagli sguardi delle ragazze, la sua kriptonite.
– Oh, Raj. Dovresti sapere che alla base del rito del dono c’è sempre la reciprocità. Una persona che ti fa un regalo, ti sta anche vincolando a sé con un’obbligazione. Il tasso di suicidi aumenta vertiginosamente in questo periodo dell’anno, perché se tu mi fai un regalo, io poi dovrò uscire e comprarti qualcosa di valore equivalente che rappresenti lo stesso livello di affetto insito nel tuo pensiero. Se non è crudeltà questa, che cosa lo è?

– Potresti almeno evitare di strappare le letterine dalle mani dei bambini – suggerì Speed of Light Leonard. – Così li fai piangere.
– Piangere non è un dramma, Leonard. Io piango tutte le notti pensando a quanto le persone siano stupide, eppure non mi pare che qualcuno si sia preso la briga di venirmi a consolare.
– Magari potresti rivalutare la strategia, tutto qui – azzardò Bernie.
– Bernadette, mia cara. Mi conosci come una persona molto intelligente, pensi che se stessi sbagliando qualcosa non lo saprei?

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Più si avvicinava la data del 25 dicembre, più il leader dei Super diventava nervoso, intrattabile. Ti darò il tormento, gli aveva detto Penny Butcher (chi è Billy Butcher?), il capo della resistenza anti-Nerd che da mesi sabotava tutti i suoi piani. Riempirò la tua torre del ca**o di ghirlande e palle di neve e insieme aspetteremo a braccia aperte anche la Befana, se necessario. Sheldor era terrorizzato anche solo all’idea. Penny era un osso duro, eliminarla sembrava impossibile persino per lui. Non era passato poi molto da quando la pericolosissima bionda lo aveva chiuso in un minuscolo buco nero tentando di fiaccarne i nervi e spingerlo a ritirarsi. – Penny, Penny, Penny! Sono claustrofobico! – le aveva urlato. La volta successiva gli aveva sparato addosso con la pistola lancia-germi e si era beccato un’influenza, cosicché era stato costretto ad aggiungere la maschera para-batteri al suo tradizionale costume col fulmine. Un’altra volta ancora gli aveva sguinzagliato contro il suo mastino – “io odio i cani” – e dopo ancora una schiera di scarti di Super-Nerd usciti male dal laboratorio e ricoperti di piume di piccione – “è forse un uccello quello?” –. Il capitano dei Nerd non avrebbe resistito a lungo con Penny Butcher a piede libero.

– Non sarà forse che hai troppi punti deboli? – aveva provato a punzecchiarlo Wolowizard.
– Non ne ho troppi, Howard. Ne ho 164. Da grandi poteri derivano grandi fobie. Non è umiliante non essere riuscito a superarmi neanche in questo?
Eppure, Sheldor sapeva bene che la sua squadra, di tanto in tanto, tramava col nemico per spodestarlo. Lo aveva capito dagli occhi dolci che Speed of Light faceva a Penny Butcher.

– Voi Super Nerd, con il vostro linguaggio incomprensibile, state distruggendo il mondo. Non vi bastava mettere al bando TikTok? Ora dovete per forza sostituire le canzoncine di Michael Bublé con l’Elogio al calcolo infinitesimale?

Leonard (l’amico, l’amante, il figlio, il sognatore) non era del tutto in disaccordo con Penny. Da quando sua madre aveva preso il controllo della The Big Bang Theory Vought International, le cose erano precipitate e nel ruolo del Super Nerd che combatte le credenze per l’affermazione della verità scientifica non si sentiva più a suo agio. Il costume di Speed of Light iniziava ad andargli un po’ stretto.
– Ho bisogno di qualcosa che lo metta fuori gioco definitivamente e che salvi almeno il Natale, Leonard -. Come si faceva a dire di no a Penny Butcher – specie se le richieste le faceva con una mazza da baseball tra le mani -?
– Forse posso aiutarti… – le disse Leonard.

Qualche giorno più tardi, alla cerimonia di celebrazione dell’antivigilia del genetliaco di Isaac Newton, Penny passò all’attacco frontale. Lo starnuto potenziato era la nuova arma messa a punto nei laboratori della resistenza anti-Nerd, capace di penetrare anche lo scudo anti-germi di Sheldor. Mezzo milione di scarafaggi fu liberato sul palco dove il leader dei Sette avrebbe dovuto tenere il suo discorso di apertura, mentre duecento poppanti col naso gocciolante corsero a farsi abbracciare dal loro terrorizzato eroe. Ma prima che Sheldor potesse darsela a gambe e battere la ritirata nella Vought Tower, Penny Butcher sfoderò la sua arma migliore.
-Prego, signora Mary. Venga pure avanti. –
Shelly…

Al suono di quella voce, il leader dei Sette smise di combattere. Da dove veniva? Chi l’aveva chiamata? Era veramente lei?

– Shelly, tesoro. Stai combinando solo pasticci.
– Mamma?
– Sì, Shelly. Sono la mamma. Ascolta, so che odi il Natale da quando il Santa Claus del supermercato vicino casa pensò di liquidare la tua richiesta del Nobel con una bustina di marshmallows per bambini, ma non può essere il resto dell’umanità a pagarne le conseguenze.
– Madre, così mi offendi. Io non gli chiesi se mi avrebbe portato un Premio Nobel. Gli dissi solo che, quando questo fosse arrivato, avrei voluto uno smoking degno dell’occasione!

Il volto di Sheldor divenne paonazzo. Sudava e agitava nervosamente il piede sinistro. Una palpebra iniziò a tremargli, mentre quello che gli usciva dalla bocca non erano neanche più parole riconducibili alla lingua comune. – Io distruggerò tutti quegli odiosi panzoni vestiti di rosso!-. Il capitano dei Sette ansimava e borbottava minacce senza senso.

– Shelly, scommetto che ho la soluzione per te, sei pronto a indovinare quale? –
– Io non tiro a indovinare, dovresti saperlo. Le mie risposte sono sempre basate su calcoli razionali, per cui la probabilità che sbagli è prossima allo zero. Ma comunque non c’è niente che tu possa fare per distrarmi dal mio proposito.
– Sicuro?
– Non dovresti nemmeno chiederlo.
Non vuoi fare un giro sulla slitta di Babbo Natale, Shelly?

Sheldor sbarrò gli occhi come se avesse visto un fantasma. La mascella si muoveva in modo strano, i pugni si serrarono sui fianchi, l’occhio ormai gli tremava in maniera incontrollata e il capitano dei Super Nerd sembrava sull’orlo di una crisi di nervi.

– Allora? – gli domandò la signora Cooper.
…Oddio sì!

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